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n.15 settembre 2014
rocce naturali. Grandi depositi di
escrementi di uccelli marini, in
parte mineralizzati, si trovavano
nelle isole peruviane; nitrati in
grandi estensioni si trovavano
nell’altopiano del Cile, fosfati in
molte zone dell’Africa.
Liebig fu, oltre che un grande
scienziato, un fertile divulgatore
della storia naturale del suolo;
pubblicava a puntate le sue più
recenti scoperte scientifiche
nei quotidiani a grande tiratura;
le sue ‘Lettere sull’agricoltura’
venivano poi raccolte in volumi
che furono tradotti in moltissime
lingue e che aprirono gli occhi
del mondo sulle proprietà del
suolo.
Non solo: Liebig spiegò
anche che gli elementi nutritivi
potevano essere assorbiti dalle
piante soltanto se erano in
forma di sali solubili in acqua
perché il suolo non è un corpo
solido, ma è pieno di acqua e
in questa acqua del suolo le
piante immergono le radici e
da essa traggono, appunto, le
sostanze nutritive che vi sono
disciolte. Ad esempio i fosfati
del Nord Africa contenevano
fosforo sotto forma di fosfato
tricalcico Ca
3
(PO
4
)
2
, insolubile
in acqua ed erano quindi inutili
ai fini della nutrizione vegetale;
Liebig spiegò che solo trattando
i minerali fosfatici con acido
solforico si potevano trasformare
nelle due forme di fosfato
dicalcico CaHPO
4
e monocalcico
Ca(H
2
PO
4
)
2
, solubili in acqua e
utili per l’agricoltura. Nasceva
così l’industria dei concimi
‘artificiali’.
Il nitrato di sodio del Cile
andava bene perché era
solubile in acqua, ma l’azoto
degli escrementi e del guano
può diventare utile per
l’agricoltura soltanto se viene
trasformato in nitrato. Liebig e
altri descrissero la chimica del
ciclo dell’azoto: l’azoto delle
molecole proteiche e organiche,
per diventare assimilabile deve
essere trasformato per via
microbiologica in sali di ammonio
che, a loro volta vengono
trasformati, da speciali batteri
del suolo, dapprima in nitriti e
poi in nitrati solubili e finalmente
assimilabili.
Per la diffusione internazionale
di queste idee fu fondamentale
il suo libro “La chimica
(organica) e il suo impiego
in agricoltura e fisiologia”
del 1840, con immediate
traduzioni in moltissime lingue.
Liebig insistette comunque
sull’importanza della materia
organica nel terreno e sulla
necessità di conservarne il
contenuto di humus e anzi di
arricchirlo mediante concimi
organici, anticipando in questo
molti dei principi della agricoltura
‘organica’, in un corretto
equilibrio fra i concimi artificiali e
quelli naturali.
Nasce la scienza del suolo
L’autentica scienza del suolo
è nata peraltro, nella seconda
metà dell’Ottocento ad opera
di due scienziati russi, Vasilij
Dokaecev e Sergei Vinogradskij.
Il primo, osservando le
conseguenze sull’agricoltura
delle ripetute siccità
dell’Ottocento, con pericolo
per l’esaurimento della fertilità
della steppa, fonte di ricche
esportazioni di cereali, confrontò
le teorie proposte da geografi,
geologi e botanici e spiegò le
trasformazioni fisiche e chimiche
dei terreni, la ‘metamorfosi’, e
il rapporto fra la struttura dei
terreni e il clima. Vinogradskij
era un chimico e un medico
e, partendo dalle osservazioni
di Louis Pasteur, sviluppò le
conoscenze sulla microbiologia
del suolo.
In questa atmosfera culturale
furono elaborate varie
classificazioni dei suoli: una di
queste è basata sul diametro
delle diverse particelle, separate,
dopo essiccazione del suolo,
mediante setacci in frazioni
distinguendo le particelle con
diametro superiore a 2 mm, la
sabbia con diametro compreso
fra 2 e 0,2 mm, il limo, con
diametro fra 0,02 e 0,002 mm e
l’argilla, con diametro inferiore a
0,002 mm. La sostanza organica
è in gran parte costituita dalle
spoglie di vegetali e animali, più
o meno trasformate.
La pedologia conobbe un
grande sviluppo negli Stati Uniti
in seguito ai gravi fenomeni di
erosione del suolo dovuta al
vento, e alle siccità che colpirono
il Paese soprattutto nei primi
decenni del Novecento. Apparve
chiaro che i danni, anche
economici, oltre che ecologici,
erano dovuti all’eccessivo
sfruttamento agricolo del suolo
e alla mancanza di appropriate
azioni di manutenzione.
Hugh Hammond Bennett
fu un agronomo che diffuse
l’attenzione per le perdite di
suolo fertile: un suo libro del
1928, intitolato: ‘Soil erosion:
a national menace’, spinse
l’amministrazione Roosevelt
ad istituire, nel 1933 un Soil
Erosion Service nell’ambito
del ministero dell’Interno (che,
negli Stati Uniti, a differenza
degli omonimi ministeri europei
che sono soprattutto ministeri
di polizia, era il ministero delle
risorse naturali). Nel 1935 una
speciale legge trasferì il servizio,
col nome di Soil Conservation
Service (si noti il cambiamento
del nome, da ‘difesa contro
l’erosione’, a ‘conservazione del
suolo’ per le generazioni future)
al Dipartimento dell’agricoltura.
Conservazione necessaria
non solo per motivi ecologici,
ma anche per rispondere a
quell’invito a ‘Nutrire il pianeta’
che è stato scelto come motivo
dell’esposizione universale di
Milano Expo 2015.
E si sa bene quanto queste
considerazioni sono (sarebbero)
importanti per l’Italia dove si
perdono continuamente, ogni
anno, migliaia di ettari fertili per
fare posto a strade e autostrade,
a ferrovie, a quartieri urbani,
fino a distese di pannelli solari
secondo la nuova moda che, nel
nome delle energie rinnovabili,
è divenuta fonte di speculazioni
finanziarie e di perdita delle
risorse naturali che sono le
uniche veramente rinnovabili
e durature. In Italia si parla
tanto di ‘consumo di suolo’ ma
azioni efficaci saranno possibili
soltanto con la diffusione di una
autentica cultura del suolo, base
della nostra vita e della nostra
economia.
ALIMENTARE
IMPRONTA
Hugh Hammond Bennett
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