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n.15 settembre 2014
ALIMENTARE
IMPRONTA
tela territoriale se ben gestita e calibrata sulle specificità (edafi-
che, morfologiche, biologiche) dell’area.
Anche
Enrico Rampin
sottolinea l’importanza di una gestione
del suolo che garantisca la produttività delle colture e protegga,
al tempo stesso, l’ambiente e il paesaggio, evidenziando, per
altro, che le caratteristiche fisiche del suolo, e più in generale la
struttura, influenzano la risposta delle colture: buone condizioni
strutturali sono spesso correlate positivamente con le produzio-
ni. La promozione di pratiche agronomiche conservative (strip
tillage, lavorazioni superficiali, semina su sodo) che rispettano
il suolo e facilitano l’accumulo di sostanza organica (carbon
sink) può essere sicuramente una via per contenere l’impatto
ambientale del settore agricolo: l’agricoltura, ci viene spiegato,
è infatti uno dei pochi comparti produttivi che può aiutare nella
lotta al surriscaldamento globale, non solo con la riduzione delle
proprie emissioni di CO
2
, ma anche con l’assorbimento del car-
bonio atmosferico emesso da altri settori.
Recentemente è uscito un rapporto FAO che evidenzia le
ripercussioni dello spreco alimentare sui diversi comparti
ambientali, non ultimo il suolo. Si parla di “food wastage
footprint”. Si tratta dell’ennesima “footprint”?
Marco Fiala ci spiega che il rapporto “Food Wastage Footprint.
Impact on Natural Resources” della FAO quantifica il valore
ambientale degli “alimenti persi lungo le catene produttive op-
pure prodotti e successivamente gettati”. Il documento, se da
un lato prova quanto elevato sia l’interesse verso le valutazioni di
impatto ambientale legate alle produzioni agricole, dall’altro, de-
nuncia quanto gli attuali sistemi produttivi agro-alimentari (il mondo
è stato suddiviso in 7 aree e sono state considerati 8 gruppi delle
principali commodity, Tabella 1) siano caratterizzati da sprechi im-
pressionanti e, dunque, quanto bassa sia l’efficienza complessiva
del processo produttivo dal campo al consumo del cibo. I numeri
che escono sono scioccanti: a fronte di 0,9 miliardi di persone che
soffrono di fame assoluta, di 2 miliardi
che sono affetti da una o più carenze
di micro-nutrienti (FAO, The State of
Food and Agriculture) e di una produ-
zione agricola (per usi alimentari e non)
che raggiunge 6 miliardi di tonnellate,
la massa totale (edibile e non edibile)
di cibo sprecato raggiunge 1,6 miliardi
di tonnellate (di cui 1,3 miliardi solo di
parte commestibile). A livello globale,
gli impatti ambientali del cibo prodotto e
non consumato sono quasi incredibili: i)
l’impronta di carbonio - pur non tenen-
do conto delle emissioni di GHG (gas a
effetto serra) derivanti dal cambiamento
delle specie coltivate – raggiunge 3,3
miliardi di tonnellate di CO
2
eq. (la terza
fonte di emissioni di GHG dopo USA e
Cina); ii) l’impronta idrica (consumo di
risorse superficiali e sotterranee) è di
Tabella 1
Commodity
Perdite/Sprechi
GHG
Terreno
Intensità impronta
%
mld
t
sprecate
% mld tCO
2
emesse
% mld
ha
sprecati
tCO
2
/t
ha/t
Cereali
25,0
0,40
34,0
1,12
9,0
0,13
2,8
0,3
Tuberi/Radici amidacee 18,0
0,29
5,0
0,17
2,0
0,03
0,6
0,1
Oleaginose&Legumi
2,5
0,04
1,5
0,05
2,0
0,03
1,2
0,7
Frutta
16,0
0,26
6,0
0,20
2,0
0,03
0,8
0,1
Ortaggi
24,0
0,38
20,5
0,68
2,0
0,03
1,8
0,1
Carne
4,0
0,06
21,0
0,69
10,8
Latte&Uova
7,5
0,12
7,5
0,25
2,1
Pesce&Acquacoltura
3,0
0,05
4,5
0,15
-
-
3,1
-
Solo uova
1,0
0,02
-
-
5,0
0,07
4,4
Totale
100,0% 1,6 100,0% 3,3
100,0
1,4
2,1
0,9
§ = dato complessivo riferito a carne + latte (con esclusione uova)
78,0
§
1,09
§
5,9
§