restituiva al suolo la maggior
parte degli escrementi e degli
scarti e perfino dalle spoglie dei
corpi umani, dopo la morte.
Con lo sviluppo della società
industriale e urbana è
cominciato il progressivo
distacco della popolazione
dal suolo agrario e la
popolazione urbana ha
cominciato a dipendere per il
proprio cibo dall’agricoltura e
dall’allevamento degli animali,
praticati da altri; è anche
diminuita la restituzione al suolo
delle spoglie, degli scarti e degli
escrementi. L’igiene urbana
chiedeva la raccolta separata
degli escrementi e anche dei
residui della preparazione
agroindustriale degli alimenti
commerciali, e il loro
trattamento e trasformazione in
altre scorie, la cui destinazione
finale era sempre meno la
restituzione al suolo. Si è così
visto che il suolo si impoveriva
delle sostanze nutritive per i
vegetali e si sono osservate, in
corrispondenza con l’aumento
della popolazione umana, delle
diminuzioni delle rese agricole.
A dire la verità, la ‘stanchezza’
del suolo in seguito a successive
continue coltivazioni era stata
osservata fin dai tempi più
antichi. Lo sapevano gli Ebrei
i cui sacerdoti, come spiega il
libro biblico del Levitico, avevano
imposto, ogni cinquanta anni, di
‘far riposare la terra’ agricola per
dar modo al suolo di reintegrare
le sostanze sottratte dalle
precedenti continue coltivazioni.
Gli studiosi romani di agricoltura,
come Columella, avevano capito
che un impoverimento del potere
nutritivo del suolo si verificava
in seguito alla coltivazione
delle stesse specie per più anni
successivi nello stesso terreno.
Ed era stato compreso che era
bene alternare le coltivazioni
di cereali con quelle delle
leguminose che dovevano
contenere qualcosa di utile
perché, se si seppelliva il loro
raccolto nel suolo, l’anno dopo
la resa dei cereali ridiventava
elevata come prima.
Liebig: la legge del minimo
Ci sarebbe voluto il grande
chimico tedesco Justus von
Liebig, nella metà dell’Ottocento,
per spiegare che quel ‘qualcosa’
restituito dalle leguminose al
terreno era l’elemento azoto di
cui le leguminose erano ricche
perché le loro radici erano
dotate di speciali microrganismi
che ‘fissavano’ l’azoto dell’aria
direttamente nelle piante. Le
leguminose, lasciate decomporre
nel terreno, rendevano il
loro azoto disponibile per le
successive coltivazioni dei
cereali per la cui crescita
occorreva non solo azoto, ma
anche fosforo e altri elementi la
cui carenza nel suolo influenzava
le rese agricole. Liebig spiegò
che bastava la mancanza di
una sola delle sostanze nutritive
del suolo per far diminuire le
rese delle coltivazioni e formulò
la ‘legge del minimo’, forse la
prima espressione scientifica
dell’esistenza di fattori limitanti
della crescita.
Liebig spiegò anche che la
crescente popolazione mondiale
avrebbe potuto essere sfamata
restituendo al terreno azoto e
fosforo con l’aggiunta di sostanze
contenenti questi elementi:
leguminose, poi escrementi
e residui organici, poi con
l’addizione di minerali contenenti
tali elementi ed esistenti nelle
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n.15 settembre 2014
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Justus vonLiebig
SergeiWinogradsky