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n.15 settembre 2014
ACQUA
GESTIONE
quali i Àussi dei liquami, provenienti dalle sezioni di grigliatura, dissabbiatura
e disoleatura, sono sottoposti a trattamento biologico, prima di giungere alle
sezioni di ¿ltrazione su sabbia e disinfezione. Trattandosi del più importante
impianto della Regione Lombardia, nel corso della progettazione sono state
scelte tecnologie consolidate. “Qui a Nosedo, che ha una lunga storia, ma
anche Milano San Rocco, che è stato appaltato in seguito, non sono state
sperimentate tecnologie innovative che potevano comportare dei rischi - di-
chiara Mazzini - perché su impianti di queste dimensioni non ci sono errori
piccoli, ma solo errori grandi, e il conseguente rischio di far saltare 7 società!“
Nel frattempo, però, sono passati 10 anni da quando il depuratore è stato co-
struito e nuove tecnologie, ormai consolidate, come i processi a membrana,
offrono vantaggi che possono contribuire al miglioramento dell’ef¿cienza e
della qualità del trattamento dei reÀui. “Oltre alla tecnologia del MBR (Mem-
brane Biological Reactor) – spiega RobertoMazzini – in cui sostanzialmente
ci sono tanti ‘¿li’ appesi dentro le vasche che aumentano la super¿cie dei
supporti in cui operano i microrganismi che ‘puliscono’ l’acqua, c’è anche
l’Mbbr (Moving Bed Bio¿lm Reactor) in cui i microrganismi attecchiscono
su mezzi di supporto, simili a degli ‘gnocchetti di pasta’, dispersi e sospesi
nel reÀuo. A parità di volume di vasche, si depura una quantità di acque o
un carico inquinante maggiore perché aumenta il numero di microrganismi
che operano. Secondo me attualmente è matura anche questa tecnologia.
Inoltre, i dati di concentrazione dei carichi di ingresso che abbiamo raccolto,
dimostrano che abbiamo raggiunto i dati progettuali. Ora, con queste nuove
tecnologie, senza costruire altre vasche e senza effettuare interventi invasivi,
si potrebbe aumentare la capacità depurativa dell’impianto di 200.000 ab/
eq, permettendo di depurare più carico inquinante o garantendo all’impianto
maggiori margini di sicurezza”.
La disinfezione, che segue alla ¿ltrazione, ha lo scopo di eliminare, o almeno
di ridurre drasticamente, i pericoli di infezione connessi con la presenza di
microrganismi patogeni, che in alcune occasioni possono raggiungere con-
centrazioni elevate. “Ai tempi, la disinfezione era stata oggetto di un dibattito
- ricorda l’ingegner Mazzini - perché storicamente venivano fatte con prodotti
clorurati (ipoclorito, cloro gas) e, in fase di disinfezione, era emerso il pro-
blema che il cloro si legava con l’ammoniaca residua presente nell’acqua,
creando delle cloro ammine cancerogene. Tra le alternative possibili c’era
l’ozonizzazione. Il peracetico iniziava le sue prime apparizioni ma mancava-
no dati, non tanto sull’ef¿cacia, quanto sui dosaggi necessari per raggiunge-
re gli obiettivi. Le lampade UV costituivano un’altra alternativa che però ha
consumi energetici elevati”. L’agente disinfettante prescelto è stato, in¿ne,
l’acido peracetico che è un perossido ottenuto da una miscela in cui sono
presenti acqua ossigenata e acido acetico. È l’ossigeno, liberato dall’acido
peracetico, che disinfetta e uccide, in particolare, i coli batteri presenti nelle
acque e porta il parametro dell’E.Coli sotto le 10UFC, rendendo così l’acqua
idonea per il riuso irriguo. Al termine del processo, le acque depurate ven-
gono restituite al sistema irriguo della campagna circostante. “In considera-
zione dell’impatto che la città di Milano aveva sui ¿umi, l’area è stata de¿nita
sensibile e il ministero ha prescritto, prima della progettazione dell’impianto,
che l’acqua depurata dovesse avere una qualità maggiore rispetto a quella
prevista dalla legge 152. Questa particolarità fa sì che le acque depurate
a Nosedo, ma anche quelle dell’altro depuratore di Milano, sono idonee al
riuso irriguo” afferma il presidente di Milano Depur. Le acque reÀue tratta-
te vengono consegnate al Consorzio irriguo della Roggia Vettabbia, che le
distribuisce a ben 90 aziende agricole su un territorio di circa 3.700 ettari: il
caso di Milano rappresenta uno dei più importanti esempi europei di riuso
delle acque depurate, riconosciuto anche a livello internazionale dalla fe-
derazione Eureau e dall’IWA. Proprio nell’ottica di promuovere questi con-
cetti di gestione virtuosa del ciclo dell’acqua, sono state accolte numerose
scuole italiane e straniere per visite all’impianto e giornate didattiche. Sono
state aperte anche diverse collaborazioni con università ed enti di ricerca
(Politecnico di Milano, Istituto Mario Negri, Università Statale, Bicocca) per
supportare ricerche nel campo del trattamento acque reÀue, dello studio dei
microinquinanti e delle nuove tecnologie di settore. Recentemente, Mila-
no Depur ha aderito ad un partenariato impegnato nella messa a punto di
sistemi bio-elettrochimici basati sulla tecnologia delle celle a combustibile
microbiche. Tale progetto, promosso dal centro di ricerche RSE, è risultato
aggiudicatario di un ¿nanziamentoMiur-Regione Lombardia e le attività spe-
rimentali sono tutt’ora in corso presso il depuratore.
Consumo energetico e valorizzazione dei fanghi
I depuratori sono impianti ad alto consumo di energia elettrica. Il trattamento
biologico, infatti, viene svolto da microrganismi aerobici che necessitano di
ossigeno per la respirazione. In funzione del carico inquinante da trattare, l’a-
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