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n.13 marzo 2014
sono tra le tecnologie identificate
preferenzialmente per alcuni tipi di
colture. Naturalmente, per sfruttare
al meglio le potenzialità offerte da
questo metodo irriguo, occorre
disporre di un impianto di irrigazione
adeguato ed attuare una appropriata
tecnica irrigua volta ad evitare la
disuniformità di erogazione (che
rappresenta spesso la principale
causa di inefficienza). Gli impianti
si differenziano, ovviamente, in
relazione alla coltura, alla tecnica
colturale, alla forma e giacitura degli
appezzamenti, alle caratteristiche
pedologiche del terreno, nonché al
contesto aziendale.
C’è poi tutto il filone delle tecnologie
che operano per rendere riutilizzabile
in agricoltura la risorsa idrica dopo
opportuni trattamenti in impianti
specificatamente deputati al
trattamento delle acque reflue,
anche se secondo la FAO tale
pratica non è attualmente diffusa
quanto dovrebbe. Si rimanda a tal
proposito ad una tavola rotonda
uscita su
Energie &Ambiente Oggi
,
2013,
10
, 42.
Infine, anche nell’ambito degli
stabilimenti produttivi del settore
alimentare, le aziende più
lungimiranti hanno iniziato ad
adottare soluzioni avanzate per
ridurre i consumi idrici, in quanto
hanno capito che non si tratta
solo di una scelta etica, ma di un
approccio che consente risparmi
concreti e ritorni di immagine
considerevoli, come si evince da
diversi rapporti per la sostenibilità
redatti da grandi multinazionali del
settore. In particolare, localizzati
i flussi d’acqua nell’impianto,
valutate qualità e portate, vengono
poi adottate le soluzioni per il
trattamento dell’acqua industriale
che possano concretizzare gli
obiettivi di risparmio idrico (con
spesso anche riduzioni dei consumi
energetici e delle sostanze chimiche
impiegate), tra cui si annoverano:
i) le tecnologie per il recupero
della salamoia, che consentono
una riduzione delle quantità di
acqua e sale necessarie per i cicli
di rigenerazione nell’addolcitore
(per i produttori alimentari che già
dispongono di un’unità ad osmosi
inversa o nanofiltro l’apporto di una
tecnologia per il recupero della
salamoia può ridurre la quantità
di acque di scarico fino al 60%,
restituendo acqua utilizzabile per
altre applicazioni), ii) l’osmosi inversa
per il trattamento dell’acqua della
caldaia, con riduzione dell’acqua
di spurgo (e anche risparmio di
energia), iii) le miscele ossidanti
usate per l’ossidazione dei biocidi,
con conseguente eliminazione
dell’impiego di prodotti chimici
pericolosi usati come disinfettati,
ad esempio l‘ipoclorito di sodio
(tra le applicazioni: operazioni di
pulizia in circuito chiuso, lavaggio
di bottiglie, lavaggio dell’intera linea
delle bevande con impiego di acqua
fredda e conseguente risparmio
anche di energia), iv) il recupero
delle acque grigie provenienti
da determinati flussi di scarico,
che dopo opportuno trattamento
possono essere riutilizzate per
operazioni secondarie.
Luca Ruini spiega che per quanto
riguarda la fase agricola la green
Water Footprint è condizionata
dal clima dell’areale in cui viene
effettuata la coltivazione, mentre
la blue e la grey water possono
essere ridotte tramite l’adozione di
tecnologie efficienti. In particolare
per la riduzione della blue water è
opportuno utilizzare il sistema più
efficiente per la specifica coltura:
non sempre sarà possibile adottare
l’irrigazione a goccia (meglio se
sotterranea) ma ad esempio per
alcune colture sarà opportuno non
irrigare a scorrimento ma utilizzare
tecnologie che comportino il minor
consumo di acqua possibile. Inoltre,
nella fase agricola, può risultare
di estrema importanza l’attività
di sviluppo di varietà di sementi
in relazione all’adattabilità del
territorio; Barilla, nel caso specifico,
ha sviluppato una varietà di grano
duro di alta qualità (Aureo) adatta
per essere coltivata nel Centro Sud
Italia, ma qualitativamente simile
alle varietà coltivate nei territori
desertici del Sud Ovest degli USA,
tra le migliori al mondo. Il grano duro
Aureo, rispetto al grano americano,
ha un grande vantaggio: non
richiede di essere irrigato. Questa
scelta nel 2012 ha consentito
di risparmiare circa 35 milioni di
metri cubi di acqua. Per quanto
riguarda invece la fase di production
(stabilimento) Luca Ruini conferma
che sono applicabili diverse BAT per
la riduzione dei consumi idrici, che
vanno dalla misurazione sistematica
e capillare dei consumi, al fine di
individuare sprechi e inefficienze,
al recupero delle acque scaricate,
come ad esempio quelle provenienti
dagli impianti di depurazione per
utilizzi tecnologici.
Che ruolo hanno gli OGM nel
settore agroalimentare per la
riduzione dei fabbisogni idrici.
“Le prime varietà di mais
geneticamente modificato per
resistere a stress idrici - afferma
Ruini - si sono da poco affacciate sul
mercato. Queste non permetteranno
di ridurre strutturalmente la quantità
d’acqua richiesta per avere un buon
raccolto di mais, ma sembrano
promettere nelle annate siccitose un
miglior raccolto: sarà l’esperienza
sul campo a confermare o meno
le speranze riposte in questo tipo
di varietà. Il vero tema però non è
quello di sviluppare varietà resistenti
agli stress idrici, ma quello di
coltivare varietà di cereali che hanno
bisogno di poca acqua in quelle
aree dove l’acqua risulta scarsa,
lasciando varietà esigenti (come il
mais) nelle geografie dove l’acqua
è abbondante”. Ruini conclude
ricordando che le varietà OGM oggi
sul mercato prevedono l’adozione
di un modello di agricoltura che
richiede, purtroppo, un elevato uso di
risorse idriche e sostanze chimiche.
BIBLIOGRAFIA
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IMPRONTA
ALIMENTARE
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