Energia_Ambiente_13 - page 34

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n.13 marzo 2014
rilevanti di una risorsa naturale
non illimitata come l’acqua,
assorbita per assicurare
l’alimentazione umana, viene
spontaneo chiedersi se è
possibile contenere gli sprechi
e le irrazionalità, maggiori o
minori nei vari paesi del mondo
a seconda del tipo di coltivazioni
o di allevamento, a seconda del
clima, e quindi del contributo
delle acque piovane, a seconda
delle tecniche di irrigazione e del
‘costo’ monetario dell’acqua
di irrigazione. Negli anni
recenti il problema si è
ancora aggravato a causa
dei mutamenti climatici in
atto, conseguenti
l’immissione
nell’atmosfera
dei ‘gas
serra’, alcuni
dei quali, come
il metano o gli
ossidi di azoto,
provenienti dalla
stessa agricoltura
e zootecnia, e ci sono motivi
per ritenere che la situazione
si aggraverà ancora di più col
tempo.
Acqua virtuale
Il problema dell’uso dell’acqua
in agricoltura è stato affrontato
nel 1991 dalla Commissione
Agricoltura del Senato (Xa
Legislatura, Doc. XVII, n. 17,
gennaio 1992). Da tale indagine
emersero molti dati sugli effettivi
fabbisogni di acqua nelle varie
coltivazioni e sulle tecniche
che consentirebbero una
diminuzione degli sprechi, su
nuove tecniche di irrigazione
e sulle iniziative per difendere
le acque sotterranee, quelle a
cui l’agricoltura maggiormente
attinge per l’irrigazione, dagli
inquinamenti provocati da un uso
eccessivo di concimi azotati, dai
reflui delle attività zootecniche,
dell’avanzata delle acque saline
in seguito all’abbassamento delle
falde idriche sotterranee a causa
di un eccessivo prelievo.
Ancora più interessante sarebbe
conoscere esattamente quanta
acqua viene utilizzata per
‘produrre’ una unità di peso
di cibo o una unità di peso di
sostanze nutritive. Un capitolo
dell’economia ambientale si
occupa della caratterizzazione
del ‘valore’ delle merci con
altri indicatori, diversi da quelli
monetari, ‘fisici’, come il ‘costo’
in acqua o in energia o l’impatto
ambientale.
Sono stati pubblicati molti studi
sul ‘costo in acqua’, talvolta
chiamato ‘impronta’, degli
alimenti, con risultati peraltro
contradditori perché dipendono
dalle parti del complesso ciclo
di produzione che sono prese in
considerazione.
Ad esempio è stato messo
in evidenza che esiste anche
un commercio internazionale
di acqua, chiamata ‘virtuale’,
‘contenuta’ negli alimenti importati
o esportati; L’esportazione di
prodotti agricoli o alimentari
contenenti acqua corrisponde
all’esportazione anche di una
parte dell’acqua sottratta dalle
riserve del paese esportatore.
Per quel che può valere, alcuni
studi hanno indicato che l’acqua
‘virtuale’ delle esportazioni e
importazioni alimentari italiane
ammonta, rispettivamente, a
circa 40 e circa 90 miliardi di
tonnellate all’anno.
Il ciclo dell’acqua coinvolta
nella produzione e nell’uso
degli alimenti umani continua
dopo il ‘consumo’. Tutta l’acqua
impiegata ritorna nell’ambiente,
per la maggior parte in forma
liquida contenente sottoprodotti,
scarti e rifiuti delle varie fasi del
ciclo; sono le acque inquinate
che finiscono nel sottosuolo e
l’acqua contenuta nei rifiuti solidi,
destinati alle discariche e agli
inceneritori, che si ‘perde’ nelle
falde sotterranee o come vapore
nell’atmosfera.
Già queste poche considerazioni
mostrano la complessità della
storia naturale del cibo umano e
quante incertezze ci siano nella
sua conoscenza.
Anzi un recente studio delle
Nazioni Unite ha detto che più
si approfondiscono le varie
fasi ambientali dell’intero ciclo
dell’alimentazione umana, più si
scopre quanto poco se ne sa. Un
campo che ci si augura attiri un
crescente impegno di agronomi,
merceologi, chimici, economisti,
statistici, ecologi, stimolati anche
dalla necessità di minimizzare
l’impatto ambientale se si vuole
davvero ‘nutrire il pianeta’ come
si propone il tema della prossima
esposizione universale Expo
2015 di Milano.
ALIMENTARE
IMPRONTA
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