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n.13 marzo 2014
Ogni persona per vivere ha
bisogno, in media, ogni anno di
circa 500 chilogrammi di alimenti
costituiti principalmente da
carboidrati, come lo zucchero o
l’amido dei cereali o delle patate,
da grassi come gli oli e il burro, da
proteine provenienti dagli alimenti
vegetali ed animali (le proteine
della carne, delle uova e del latte
sono di qualità biologica migliore
di quella delle proteine dei cereali)
e da fibre cellulosiche contenute
nelle verdure e nella frutta. Circa
la metà del peso degli alimenti
‘consumati’ ogni anno da una
persona è costituita da acqua;
ogni persona inoltre ha bisogno di
circa 1.000 kg all’anno di acqua
‘alimentare’.
Questa massa di materiali viene
fornita da un complesso ciclo di
trasformazioni che comincia nei
campi e nei prati in cui l’energia
solare, attraverso la fotosintesi,
‘produce’ la biomassa vegetale;
semi, tuberi, frutti, foglie. Di
questa solo una parte diventa
alimenti per l’uomo; una parte
viene utilizzata per l’alimentazione
degli animali da allevamento da
cui si ricavano proteine pregiate.
I prodotti vegetali e animali,
prima di diventare alimenti per
le persone passano attraverso
operazioni di trattamento,
trasformazione e conservazione:
i prodotti risultanti passano poi
attraverso negozi e impianti di
distribuzione prima di arrivare
al ‘consumatore’ rappresentato
dalle famiglie e dalla ristorazione
collettiva; alla fine i prodotti del
metabolismo animale e umano, di
trasformazione, appunto del cibo,
tornano la gran parte come residui
ed escrementi nei corpi riceventi
naturali, veicolati da un flusso di
acque di rifiuto.
Acqua per produrre gli alimenti
La ‘storia naturale’ del cibo
umano comincia con le attività
agricole nelle quali la formazione
della biomassa vegetale
avviene col contributo di grandi
quantità di acqua ricavata dal
suolo e dalle piogge. Questa
acqua viene chiamata ‘verde’
per distinguerla da quella ‘blu’
fornita dall’irrigazione. Una parte
dell’acqua applicata ai campi
viene perduta per evaporazione
dal suolo, una parte è perduta
durante il ciclo vegetativo per
evapotraspirazione e torna
nell’atmosfera; una parte resta
conglobata all’interno della
biomassa vegetale e una
parte viene assorbita dal suolo
e raggiunge le falde idriche
sotterranee, spesso trascinando
con se una parte delle sostanze
solubili incontrate nel terreno.
La quantità di acqua conglobata
nella biomassa vegetale varia
molto, da circa 10% nei semi
fino al 90% nelle foglie e nei
frutti. Per farla breve, si può
calcolare che da una tonnellata
di biomassa vegetale, ottenuta
con l’uso di 100-200 tonnellate
di acqua piovana o di irrigazione
e contenente ‘incorporati’ circa
500 kg di acqua, si ricavino
circa 500 kg di prodotti destinati
all’alimentazione del bestiame
e all’industria di trasformazione,
contenenti a loro volta circa 250 kg
di acqua.
Gli alimenti di maggiore
valore biologico sono forniti
dall’allevamento di bovini, suini,
pollame, alimentati con parte dei
vegetali forniti dall’agricoltura. Il
metabolismo animale comporta
l’assorbimento, ogni anno, per
ogni tonnellata di peso vivo, da 2 a
10 tonnellate di biomassa vegetale
(sotto forma di erba e mangimi,
contenenti circa la metà del
loro peso di acqua) a cui vanno
aggiunti, come acqua alimentare,
da 10 a 20 tonnellate di acqua da
bere.
Questa acqua viene in parte
perduta come vapore nei processi
di respirazione e in parte viene
eliminata come escrementi, urine
e feci, che contengono una parte
dei prodotti del metabolismo
animale. Una parte dell’acqua
assorbita viene incorporata
all’interno dell’animale e si ritrova
nel ‘peso vivo’ del corpo destinato
alla macellazione; una parte si
Ogni anno, per nutrirci, consumiamo in media 500 kg di cibo
che per essere prodotti richiedono circa 500 tonnellate di
acqua e poi serve ancora altra acqua per la distribuzione
e l’uso di questi alimenti. L’acqua impiegata poi ritorna
nell’ambiente, per la maggior parte inquinata da sottoprodotti,
scarti e rifiuti delle varie fasi del ciclo.
Giorgio Nebbia
PRODUZIONE
DI CIBO
E SUO IMPATTO
SULLE RISORSE IDRICHE
IMPRONTA
ALIMENTARE
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