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COGENERAZIONE
MINI E MICRO
Il dibattito è aperto e sui siti
specializzati si parla di capacity
market, ovvero di come il
Governo intende reperire
risorse per il termoelettrico (i
grandi impianti da centinaia di
megawatt a gas o a carbone)
in modo da mantenerli
economicamente funzionanti.
Una delle ipotesi allo studio è
quella di estendere il pagamento
degli oneri di sistema anche
agli impianti più piccoli, per
intenderci quelli che spesso
sono indicati come generazione
distribuita.
Per generazione distribuita si
intendono quegli impianti di
produzione di energia (elettrica
o anche combinata di elettricità
e calore) che sono ubicati in
prossimità dell’utenza finale di
consumo.
Si va dal piccolo impianto
fotovoltaico sul tetto
dell’abitazione privata fino
alla centrale di cogenerazione
(produzione di elettricità e
calore) di una grande cartiera o
di una industria alimentare.
Sin qui sembra solo un
adeguamento di oneri e tasse
anche a chi prima non le pagava:
infatti gli impianti di generazione
distribuita sono asserviti alle
logiche di consumo del sito e,
solo in parte, cedono energia alla
rete, quando questa non viene
assorbita dall’utenza principale.
In questa accezione gli impianti
hanno priorità di dispacciamento,
ovvero la loro energia è la prima
ad essere immessa in rete e,
visto un prezzo marginale molto
basso, è automaticamente
sempre accettata dalla borsa
elettrica che costruisce le curve
di domanda e offerta rispetto ai
costi marginali di generazione.
L’imposizione del pagamento
degli oneri di sistema, vuol
dire introdurre il pagamento
anche dei costi del trasporto e
della distribuzione dell’energia
elettrica oltre che di altri oneri
del sistema (ad esempio della
parte di dismissione delle
centrali nucleari o della ricerca
sul sistema elettrico). Questo
è in parte corretto, in quanto
l’energia è effettivamente
trasportata e distribuita, in parte
non corretto, in quanto l’energia
da fonte distribuita è prodotta
come ‘avanzo’ ovvero differenza
tra energia prodotta in loco e
consumo in loco.
In pratica è uno scarto che viene
valorizzato sulla rete elettrica al
minor costo marginale proprio
perché questo costo è basso in
ragione del fatto che l’energia
autoprodotta permette di rendere
in gran parte autosufficiente il
consumatore vicino al generatore
distribuito.
Domenica
16 giugno è stata
una giornata storica
per la rete elettrica
italiana. Nelle due ore
tra le 14 e le 16, al netto
delle importazioni, la domanda
di energia è stata interamente
soddisfatta da impianti
a fonte rinnovabile, ovvero
nessuna grande centrale ha
contribuito al soddisfacimento
della domanda. Quali
conseguenze per chi produce
energia
elettrica?
Franco Pecchio
COGENERAZIONE
DI PICCOLA
TAGLIA:
TROPPO EFFICACE?
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n.11 settembre 2013
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