IDROELETTRICO
essere approfonditi durante
la predisposizione delle
richieste di concessione
delle acque (dati idrologici
di progetto) e sottoposti
alla valutazione da parte
delle competenti Autorità di
Bacino.
Lo sforzo di calcolo
e ricognizione delle
potenzialità dell’idroelettrico
in agricoltura deriva da due
aspetti specifici:
- la mancanza di uno
studio organico che possa
sensibilizzare i gestori dei
consorzi in un ambito nuovo
ma promettente;
- la possibilità di sfruttare
finanziamenti già approvati
(Legge 3 agosto 2009, n.
102 e Legge 7 agosto 2012
n.134) incrociati tra diversi
ministeri e competenze.
In pratica i consorzi di
bonifica hanno operato
un’ottima azione di
lobbying portando avanti
le istanze supportate
da studi e analisi sulla
competitività e opportunità
di sfruttamento delle
risorse idriche dei consorzi
anche ai fini idroelettrici.
L’intricato iter legislativo,
infatti, aveva bisogno di
un’interpretazione e una
razionalizzazione per
poter essere portato ad
applicazioni specifiche.
Per questo lo studio
dapprima si sofferma
sui pregi ambientali ed
energetici degli impianti
idroelettrici con un’ottima
trattazione comparata tra
diversi autori, dell’Eroei
degli impianti idro, ovvero
dell’Energy Returned On
Energy Invested del mini
idro: si tratta di paragonare
l’energia prodotta da
un impianto nella sua
vita media utile rispetto
all’energia impiegata per
costruirlo e mantenerlo.
Per l’idroelettrico questo
rapporto è intorno a 100,
secondo diversi autori,
mentre per altri impianti,
come quelli eolici, ad
esempio, siamo intorno a
50, a 10 per il fotovoltaico.
Gli impianti totali presi in
esame sono 211, suddivisi
per regione come dal grafico
in Figura 1.
L’analisi, svoltasi da
settembre a novembre
2012, ha sensibilizzato
quei Consorzi che non
avevano già maturato
precedenti esperienze
nel settore idroelettrico.
L’attività ha prodotto
delle prime valutazioni di
sostenibilità economica
degli investimenti (kWh
prodotto rispetto a costo
di investimento; rientro
capitale) e tempistiche di
realizzazione in funzione
del livello di progettazione e
delle autorizzazioni.
In base alle prime
verifiche, numerosi
impianti non risulterebbero
economicamente
convenienti, soprattutto a
causa dell’attuale sistema
tariffario (tariffa a bacino),
a sovrastima dei costi di
investimento (assenza
nei prezziari regionali
delle opere pubbliche
della quotazione dei
gruppi turbina, generatori
e relativa quadristica) e
a erronee valutazioni,
frutto dell’attuale livello di
progettazione.
Gli impianti sono stati
suddivisi, prosaicamente,
in tre categorie: “OK”,
“da verificare” e “out”
ovvero completamente
antieconomici (Figura 2).
Il costo medio di impianto
61
n.11 settembre 2013
6.2
8.1
7.6
12.3
16.6
12.8
8.5
2.8