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n.11 settembre 2013
dell’energia prodotta per
premiare l’efficienza degli
impianti e, anche, il rispetto delle
restrittive norme ambientali.
Micro e piccola cogenerazione
Il concetto di cogenerazione e
generazione distribuita mette
insieme tutte quelle situazioni
in cui la domanda di calore è
associata a una produzione
industriale (industria chimica,
industria alimentare, della
carta ecc.); in questi casi può
risultare possibile accoppiare
alla generazione di energia
elettrica alla cogenerazione
del calore richiesto, in quanto
centrale elettrica e industria di
produzione sono solitamente
ubicate all’interno di uno stesso
polo industriale.
Quando invece la domanda
di calore è associata a utenze
di tipo civili o a industrie di
piccole dimensioni, risulta
più complesso accoppiare i
sistemi di generazione elettrica
concentrata alla cogenerazione
di calore, in quanto i primi sono
solitamente distanti dai centri
urbani dove è concentrata la
domanda di calore delle utenze
civili e della piccola industria; in
queste condizioni risulterebbe più
semplice sfruttare le opportunità
di risparmio energetiche offerte
dalla cogenerazione mediante
piccoli impianti ubicati in
prossimità delle stesse utenze
termiche. Questo spiega il
motivo per cui, per applicazioni
civili o industriali di piccola
taglia, le opportunità della
cogenerazione sono solitamente
legate a impianti di piccola/micro
cogenerazione distribuiti sul
territorio.
Le tecnologie più comunemente
impiegate per applicazioni di
cogenerazione su piccola scala
sono basate sull’utilizzo di gas
naturale o di gas di sintesi a esso
associabili, in particolare si parla
di micro turbine a gas e di motori
alternativi a combustione interna.
Inizialmente un impianto
di micro generazione era
definito come un impianto
per la produzione di energia
elettrica, anche in assetto
cogenerativo, con capacità di
generazione non superiore a 1
MW (Legge 239/04). In seguito
(Dlgs 20/2007) la definizione
di micro cogenerazione è stata
modificata, suddividendo il
campo 0-1 MW in piccola e micro
cogenerazione:
- unità di micro cogenerazione,
per capacità di generazione
massima inferiore a 50 kWe;
- unità di piccola cogenerazione,
per capacità di generazione
installata inferiore a 1 MWe.
Per gli impianti particolarmente
efficienti, ovvero con alti
rendimenti specifici della
parte calore e della parte
elettrica è stato istituito un
regime di maggior favore:
priorità di dispacciamento sulla
rete elettrica, come avviene
per le fonti rinnovabili e un
meccanismo di incentivazione
dell’energia prodotta tramite i
titoli di efficienza energetica.
Gli impianti definiti efficienti
vengono identificati come
CAR, Cogenerazione Alto
Rendimento, che è definita da
DL 20/2007 e dal DM 4 agosto
2011 e successive modifiche
per adattarlo alle prescrizioni
della normativa europea sulla
promozione della generazione
distribuita. In breve un’unità di
cogenerazione è definita ad
Alto Rendimento se il valore del
risparmio di energia primaria
(PES, Primary Energy Savings)
che consegue è almeno del 10%
oppure se assume un qualunque
valore positivo, nel caso di
piccola cogenerazione (< 1
MWe) o micro-cogenerazione
(< 50 kWe). Il PES confronta
il consumo di energia primaria
del sistema cogenerativo con
il consumo che si avrebbe
generando separatamente la
medesima quantità di elettricità
e calore.
Vantaggi della cogenerazione
In generale i principali vantaggi
cogenerazione, ovvero il
riconoscimento di un suo valore
ambientale e di energia in parte
‘pulita’ sono, principalmente:
- l’esonero dall’obbligo di
acquisto dei certificati verdi
previsto per i produttori e gli
importatori di energia elettrica
con produzioni e importazioni
annue da fonti non rinnovabili;
- la priorità di dispacciamento
per l’energia elettrica
riconosciuta di CAR rispetto alle
fonti convenzionali;
- la possibilità di accedere al
servizio di scambio sul posto
dell’energia elettrica prodotta da
impianti con potenza nominale
fino a 200 kW (Tisp);
- le condizioni tecnico-
economiche semplificate per la
connessione alla rete elettrica
(Tica);
- l’accesso al meccanismo dei
Certificati Bianchi secondo certe
procedure specifiche.
Recentemente in un convegno
sulla cogenerazione il Fire
(Federazione italiana per
l’uso razionale dell’energia)
ha dichiarato che “La
cogenerazione ad alto
rendimento (CAR) vede il nostro
Paese in buona posizione
nel panorama europeo con
circa 10 GW installati e altri
15 GW di cogeneratori che
recuperano almeno un po’ di
calore, migliorando l’efficienza
energetica della produzione
elettrica e riducendo le emissioni
climalteranti”.
Questo è il mercato potenziale,
e il Paee 2011 (Piano d’Azione
Efficienza Energetica)
assegnava all’efficienza
energetica un target di 126
mila GWh anno di risparmi
energetici da raggiungere nel
2016, di cui, finora, solo la
metà circa è stata raggiunta.
Nel piano la cogenerazione ad
alto rendimento dovrebbe dare
un contributo di oltre 6.000
GWh anno, ma finora si attesta
su meno della metà di questo
valore.
La SEN (Strategia Energetica
Nazionale) estende i risultati
della Paee al 2020 con risparmi
totali per 184.672 GWh anno
di cui 6.000 GWh/anno sempre
assegnati alla cogenerazione
in ambito industriale. In questo
panorama di obblighi e strategie
di risparmio si inseriscono
le misure per promuovere le
iniziative di cogenerazione. Il
settore più promettente è quello
residenziale che, in termini
energetici, risulta poco efficiente
e in termini di mercato con
poche applicazioni; in confronto
il settore industriale è ormai
ben conscio dei vantaggi della
cogenerazione con centinaia di
applicazioni specifiche. Il settore
terziario, invece, ha compreso
i vantaggi e si moltiplicano le
applicazioni, divenendo quasi la
norma ad esempio per ospedali
e case di cura, ma anche per la
grande distribuzione e il settore
della logistica.
Per il residenziale occorre
concentrare l’attenzione sulla
taglia inferiore ai 200 kWe; in
questo caso abbiamo anche
la possibilità di agire in regime
di ‘scambio sul posto’ ovvero
di scambiare direttamente
l’energia generata con la rete di
distribuzione e avere un valore
riconosciuto.
Per le taglie tra 1 MWe e 200
kWe, invece, si parla solo di
‘ritiro dedicato’. La differenza
tra i due tipi di regime sta nel
fatto che nel ritiro dedicato
il GSE ritira l’energia in
eccesso prodotta dall’impianto
valorizzandola al ‘prezzo medio
zonale orario’, ovvero al prezzo
medio mensile per fascia
oraria - formatosi sul mercato
elettrico - corrispondente
alla zona di mercato in cui
è connesso l’impianto. Per
impianti piccoli, sotto il MWe,
è possibile avere riconosciuto
‘un prezzo minimo garantito’
che è stabilito periodicamente
dall’autorità per l’energia. Per
lo scambio sul posto, invece,
succede come per l’energia
prodotta da impianti fotovoltaici:
l’impianto realizza una
specifica forma di autoconsumo
immettendo in rete l’energia
elettrica prodotta ma non
MINI E MICRO
COGENERAZIONE
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