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n.10 maggio 2013
Secondo un recente rapporto della FAO “The eco-
nomics of wastewater use in agriculture” (2010),
la pratica del riuso delle acque reflue depurate in
agricoltura non è attualmente diffusa quanto do-
vrebbe. Sebbene, infatti, in alcuni paesi come Spa-
gna e Messico vi sia una buona percentuale di riutilizzo,
in altre realtà si è ancora all’inizio. L’Italia come si col-
loca in tale panorama?
Secondo
Alessandro Monti, Direttore Commerciale
GE Water & Process Technologies Italia
, “la pratica
del riutilizzo di acque depurate urbane in agricoltura è an-
cora ingessata da una mancanza di corretta pianificazione
che deve partire dal produttore fino ad arrivare all’utiliz-
zatore della risorsa idrica”. Ci viene spiegato che benché
l’introduzione del DM 185/2003 abbia regolato la qualità
dell’acqua depurata ai fini di riutilizzo, rimangono scoper-
ti gli aspetti legati alla gestione operativa ed economica
(sistemi di incentivazione all’utilizzo) della risorsa idrica in
uscita dall’impianto. Considerando ad esempio l’ambito dei
contratti pubblici di appalto, appare la richiesta esplicita di
acque compatibili per il riutilizzo specificatamente in ambito
agricolo, tuttavia non si ha poi nei fatti un reale controllo di
quella che è la destinazione finale del refluo così depurato,
ossia l’appalto non è connesso ad un reale piano di riutiliz-
zo che è quantomeno necessario.
Giuseppe Lonardini
, Project Engineer di MWH, evidenzia
che, essendo la pratica del riuso delle acque reflue depu-
rate per l’irrigazione in agricoltura relativamente giovane e
diffusa soprattutto in paesi in cui vi è una scarsità d’acqua
(proprio come in Messico e Spagna), in Italia si trovano ap-
plicazioni di tale tecnica soprattutto nelle regioni meridionali
del paese. Tuttavia, tale pratica comincia oggi a diffondersi
anche in paesi in cui tradizionalmente vi è una disponibilità
maggiore delle acque primarie per l’irrigazione, in relazio-
ne alla crescita di attenzione e sensibilità nei confronti del
tema dello sviluppo sostenibile. Anche l’Italia si è dotata di
leggi nazionali e regionali volte a normare il riutilizzo delle
acque reflue depurate per uso agricolo, nonostante esista-
no ancora svariati vincoli economici e tecnici che ne rendo-
no difficile la diffusione su larga scala”.
Maurizio Brown, responsabile della Direzione acque
reflue di Metropolitana Milanese
, ente gestore del Ser-
vizio Idrico Integrato della città di Milano, conferma di fatto
quanto asserito da Giuseppe Lonardini, poiché ci spiega
che nell’ambito milanese, pur con alcune difficoltà, il riuso
è una realtà. In particolare, sebbene anche lui evidenzi che
a livello nazionale il riutilizzo a scopo irriguo delle acque
reflue depurate è poco diffuso, ci spiega che “per quan-
to riguarda la realtà milanese, i due grandi poli depurati-
vi di Milano Nosedo e di Milano San Rocco costituiscono
sicuramente l’esempio più significativo non solo in Italia
ma anche in Europa: i due impianti costituiscono, infatti,
la struttura principale del sistema depurativo del Comune di
Milano, trattando più del 90% delle acque drenate dal sistema
fognario cittadino (potenzialità pari a 2.300.000 abitanti equi-
valenti e 253.700.000 m
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trattati complessivamente nel 2011)
e destinando le acque depurate all’uso irriguo diretto”. Dati
alla mano, i due impianti nel 2011 hanno erogato in agricoltura
più di 90 milioni di m
3
di acque reflue trattate nel pieno rispet-
to della rigida normativa nazionale (DM 185/2003). Le acque
trattate dall’impianto di Nosedo rispettano i limiti per il riutilizzo
irriguo per tutto l’arco dell’anno perché costituiscono l’unica
fonte di alimentazione della Roggia Vettabbia Bassa che eroga
le acque a un comprensorio agricolo di 37 km
2
compreso tra le
città di Milano e di Melegnano. Anche l’impianto di Milano San
Rocco è in grado di trattare per l’uso irriguo l’intero volume
delle acque scaricate dall’impianto in tempo asciutto, tuttavia
l’effettiva erogazione avviene solo durante la stagione irrigua.
Durante questo periodo, l’intera portata trattata in tempo sec-
co va a integrare la dotazione idrica delle rogge Carlesca e
Pizzabrasa che irrigano un vasto comprensorio agricolo di ol-
tre 70 km
2
che si estende nel sud milanese fino alla Provincia
di Pavia.
Considerando il riutilizzo di acque reflue depurate in agri-
coltura, quali sono secondo la vostra esperienza le reali
opportunità e i vincoli?
Secondo Giuseppe Lonardini, il tema del riutilizzo delle acque
reflue depurate ai fini irrigui tende a prevalere solo nel mo-
mento in cui la disponibilità di acqua primaria non risulta suf-
ficiente a garantire il corretto apporto di acqua per lo sviluppo
dell’agricoltura. Negli altri casi i vincoli tecnici, economici e
di qualità delle acque rendono disincentivante la diffusione di
questa pratica su larga scala. In particolare, tra i principali vin-
coli annovera: i) le oscillazioni delle portate delle acque trat-
tate in relazione ai fenomeni meteorici o di stagionalità (poco
compatibili con la richiesta di portata costante di cui le coltiva-
zioni necessitano); ii)la localizzazione degli impianti può costi-
tuire un vincolo sull’impiego delle acque trattate. Ad esempio
un impianto ubicato in prossimità della costa può trovarsi ad
una quota topograficamente inferiore rispetto al sistema agri-
colo da asservire.; iii) la qualità delle acque reflue depurate in
uscita dagli impianti di depurazione che utilizzano tecniche di
trattamento tradizionali spesso non è compatibile con la qua-
lità richiesta dalla normativa per l’uso irriguo (per raggiungere
tale obiettivo è necessario attrezzare le linee di trattamento
con tecniche più sofisticate quali membrane, Mbbr, ozono, UV
ecc. molto più costose sia in termini di investimento delle ope-
re che di gestione degli impianti); iv) l’assenza di strumenti di
precisione per l’identificazione univoca delle portate afferenti
a ciascun agricoltore sugli esistenti canali di irrigazione, con
evidenti difficoltà a stabilire correttamente la quota di tariffa da
far pagare agli agricoltori nel momento in cui la totalità delle
portate o una quota parte di esse provenisse dalla depura-
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