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n.10 maggio 2013
L’ottimizzazione dei costi e la riduzione dell’apporto di sostanze chi-
miche rappresentano due delle principali sfide nella realizzazione
e nella gestione degli impianti di depurazione delle acque reflue.
L’industria di settore, per tale ragione, è alla continua ricerca di solu-
zioni da applicare con successo proprio nell’ammodernamento degli
impianti esistenti. È il caso della tecnologia Mbbr (Moving Bed Bio-
film Reactor), conosciuta anche come “reattore a biomassa adesa a
letto mobile”, che sta diventando una valida alternativa ai processi
a fanghi attivi anche grazie alla possibilità di essere sfruttata in im-
pianti esistenti, senza la necessità di significative opere civili per
l’ampliamento delle vasche.
Il principio di funzionamento, all’atto pratico, è infatti semplice e
sfrutta l’impiego di materiale plastico utilizzato come supporto per
favorire lo sviluppo di una flora batterica in grado di partecipare atti-
vamente ai processi depurativi.
Il ‘cuore’ del sistema è così costituito da migliaia di biosupporti, in
pratica dei semplici cilindri plastici traforati, sui quali i fanghi attec-
chiscono ed agiscono rapidamente per abbattere in modo natura-
le le sostanze inquinanti presenti negli scarichi. Simili carrier sono
solitamente impiegati nei primi stadi di un processo, dove hanno
dimostrato un’elevata capacità nella rimozione del Cod. I risultati
positivi, però, hanno indotto una serie di impieghi anche nei pro-
cessi di nitrificazione e denitrificazione. Il tutto favorito dal fatto che
un simile sistema non richiede regolazioni specifiche al variare del
carico inquinante.
Maneggiare con cura
I liquami da trattare, però, devono entrare in contatto direttamente
con i carrier e questo ha rappresentato, negli impianti esistenti, uno
degli aspetti più delicati. Affinché il sistema sia efficace, infatti, è
necessario mantenere i liquidi in constante movimento. Del resto,
come spiega, Enrico Merenda, direttore tecnico di Alpi Acque, “ga-
rantire una corretta agitazione è relativamente semplice in una va-
sca in cui si trovano esclusivamente reflui da trattare. La presenza
dei biosupporti, invece, pone una serie di problematiche”. Il movi-
mento delle pale, infatti, può provocare la rottura dei carrier, vanifi-
candone così l’efficacia. Così come le pale, con il tempo, potrebbero
subire una progressiva usura, accelerata dall’ambiente aggressivo
in cui sono immerse. Un’elevata velocità di miscelazione dei sup-
porti, infine, provocherebbe urti violenti tra i carrier stessi e contro
le pareti della vasca, provocando il distacco meccanico dei fanghi
prima che la flora batterica abbia completato la propria attività.
Il tutto, come spiega Diego Salvagno, Responsabile Unico Settore
Depurazione Egea, il gruppo cui appartiene la stessa Alpi Acque,
senza perdere di vista la continua ricerca della miglior soluzione per
ridurre i consumi elettrici dei due agitatori in funzione 24 ore al gior-
no. Anche questi costi gravano in modo significativo su un’azienda
come Alpi Acque, che gestisce attualmente il servizio idrico integra-
to per venticinque Comuni della provincia di Cuneo.
POCA ENERGIA
PER MOVIMENTARE
LE ACQUE
Alpi Acque utilizza con successo i
nuovi mixer Flygt 4530 in un processo
di post-denitrificazione basato sulla
tecnologia Mbbr
Marco De Luca
ACQUA
SOLUZIONI
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