BONIFICA
SUOLI
Contrariamente alle tradizionali
procedure di caratterizzazione
microbiologica di campioni
ambientali, limitate dalla scarsa
coltivabilità dei microrganismi e
dai tempi molto lunghi di analisi
(giorni), l’impiego di tecniche di
biologia molecolare consente, in
modo rapido (ore) e specifico,
di valutare la presenza e
l’attività biodegradativa di
specifici batteri, anche detti
biomarker di contaminazione,
coinvolti nella degradazione di
sostanze inquinanti in matrici
impattate da attività antropiche.
Le attività di biomonitoraggio si
integrano bene nelle varie fasi
di caratterizzazione e bonifica di
un sito contaminato. Entrambe
richiedono necessariamente
competenze multidisciplinari
ai fini sia della iniziale corretta
valutazione del potenziale
di biorecupero del sito sia
del successivo monitoraggio
specifico del processo
di biorisamento dell’area
inquinata.
Biodegradazione dei solventi
clorurati
I composti clorurati
(percloroetilene, PCE;
tricloroetilene, TCE; cis-
dicloroetilene, cDCE; cloruro
di vinile, VC) sono solventi
tossici largamente impiegati
in diversi settori industriali
(lavanderie, sgrassaggio di
parti metalliche, produzione
di polimeri), agricoli e, non da
ultimo, per usi casalinghi (il TCE
è infatti meglio conosciuto con
il nome di ‘trielina’). A causa
della loro diffusione incontrollata
nell’ambiente, sono oggi da
considerarsi contaminanti
ubiquitari e formano uno strato
denso sul fondo degli acquiferi
(Dense Non Acqueous Phase
Liquid, Dnapl) che li rende
Il monitoraggio ambientale mediante tecniche
biomolecolari avanzate permette di identificare e
quantificare in modo rapido e specifico i microorganismi
coinvolti in processi di biodegradazione di contaminanti
ai fini della valutazione predittiva del potenziale di
biorisanamento di un sito inquinato.
Bruna Matturro*, Simona Rossetti*
BONIFICA DI SITI CONTAMINATI
DA SOLVENTI CLORURATI
RUOLO DEL BIOMONITORAGGIO
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n.11 settembre 2013
*Istituto di Ricerca Sulle Acque, CNR Via Salaria km 29,300, 00015 Monterotondo (RM)
