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determinare gli aspetti ambientali,
associati alle sue attività, prodotti e
servizi, che può controllare e quelli
che può influenzare considerando,
appunto, in una prospettiva di ciclo
di vita. Con riferimento invece alla
specifica fase di identificazione
degli aspetti ambientali, è
previsto che i requisiti ambientali
diventino input per il processo
di progettazione del prodotto/
servizio (design); nell’appendice
del draft viene comunque precisato
che non è tuttavia richiesta una
valutazione dettagliata del ciclo
di vita: è sufficiente una semplice
considerazione delle fasi che
possono essere controllate o
influenzate dall’organizzazione.
L’approccio LCP viene
naturalmente richiamato anche
nel punto dedicato al controllo
operativo, dove è previsto che
l’organizzazione debba: a)
determinare i requisiti ambientali
per l’acquisto di prodotti e servizi, b)
stabilire controlli al fine di garantire
che i requisiti ambientali vengano
considerati nella progettazione,
nella fornitura, durante l’uso e il
trattamento di fine vita dei propri
prodotti/servizi, c) comunicare
i requisiti ambientali rilevanti ai
fornitori esterni, compresi gli
appaltatori, d) considerare la
necessità di fornire informazioni
sui possibili impatti ambientali
significativi associati alle fasi di
consegna, utilizzo e trattamento
di fine vita dei prodotti. Da quanto
sopra descritto, risulta quindi
evidente che, pur non essendo
obbligatoria la realizzazione di
una LCA (Life Cycle Assessment),
essendo la logica LCP pervasiva
dell’intera norma, è bene: i)
estendere l’analisi degli aspetti
ambientali associati ai prodotti/
servizi anche alle fasi più ‘lontane’
(ad es. progettazione, utilizzo), ii)
fissare obiettivi di miglioramento
ambientale in collaborazione
con altri soggetti della propria
‘value chain’, iii) coinvolgere
maggiormente le funzioni
aziendali che hanno un ruolo
nella gestione del prodotto (ad es.
progettazione, comunicazione,
approvvigionamenti), iv)
incrementare collaborazioni
e partnership con i fornitori/
appaltatori, v) formare le funzioni
interessate con riferimento ai temi
LCA e ‘supply chain’ ed vi) eseguire
audit per il controllo delle attività
svolte da soggetti terzi.
Conclusioni
In un contesto caratterizzato
da una legislazione sempre più
attenta alle tematiche ambientali,
da politiche economiche e sociali
volte a promuovere la protezione
dell’ambiente e da un crescente
orientamento delle parti interessate
verso lo sviluppo sostenibile,
l’implementazione di un sistema
di gestione ambientale continua
a costituire un valido supporto
per la gestione sostenibile delle
organizzazioni.
Proprio in considerazione dei
suddetti elementi di contesto, il draft
della ISO 14001 ripensa e migliora
il SGA, rafforzando ed enfatizzando
alcune sue peculiarità. Le novità
che lo standard a breve introdurrà,
principalmente derivanti, come
visto, dalla necessità di allinearsi
alla High Level Structure, di
introdurre i principi della Life
Cycle Perspective e di rafforzare
l’affidabilità delle informazioni
ambientali (uso di specifici
indicatori), saranno comunque
da recepire solo dopo un periodo
di transizione di tre anni, come
indicato in alcuni documenti IAF
(International Accreditation Forum)
[4].
Bibliografia
e siti internet
[1] ISO/DIS 14001:2014 -
Environmental management
systems — Requirements with
guidance for use.
[2] ISO:
www.iso.org/iso/home.html.
[3] ISO TC207/SC1 (2010),
“Future Challenges for EMS Study
Group Report”
[4] IAF:
www.iaf.nu/