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Page Background 19 n.18 maggio 2015

determinare gli aspetti ambientali,

associati alle sue attività, prodotti e

servizi, che può controllare e quelli

che può influenzare considerando,

appunto, in una prospettiva di ciclo

di vita. Con riferimento invece alla

specifica fase di identificazione

degli aspetti ambientali, è

previsto che i requisiti ambientali

diventino input per il processo

di progettazione del prodotto/

servizio (design); nell’appendice

del draft viene comunque precisato

che non è tuttavia richiesta una

valutazione dettagliata del ciclo

di vita: è sufficiente una semplice

considerazione delle fasi che

possono essere controllate o

influenzate dall’organizzazione.

L’approccio LCP viene

naturalmente richiamato anche

nel punto dedicato al controllo

operativo, dove è previsto che

l’organizzazione debba: a)

determinare i requisiti ambientali

per l’acquisto di prodotti e servizi, b)

stabilire controlli al fine di garantire

che i requisiti ambientali vengano

considerati nella progettazione,

nella fornitura, durante l’uso e il

trattamento di fine vita dei propri

prodotti/servizi, c) comunicare

i requisiti ambientali rilevanti ai

fornitori esterni, compresi gli

appaltatori, d) considerare la

necessità di fornire informazioni

sui possibili impatti ambientali

significativi associati alle fasi di

consegna, utilizzo e trattamento

di fine vita dei prodotti. Da quanto

sopra descritto, risulta quindi

evidente che, pur non essendo

obbligatoria la realizzazione di

una LCA (Life Cycle Assessment),

essendo la logica LCP pervasiva

dell’intera norma, è bene: i)

estendere l’analisi degli aspetti

ambientali associati ai prodotti/

servizi anche alle fasi più ‘lontane’

(ad es. progettazione, utilizzo), ii)

fissare obiettivi di miglioramento

ambientale in collaborazione

con altri soggetti della propria

‘value chain’, iii) coinvolgere

maggiormente le funzioni

aziendali che hanno un ruolo

nella gestione del prodotto (ad es.

progettazione, comunicazione,

approvvigionamenti), iv)

incrementare collaborazioni

e partnership con i fornitori/

appaltatori, v) formare le funzioni

interessate con riferimento ai temi

LCA e ‘supply chain’ ed vi) eseguire

audit per il controllo delle attività

svolte da soggetti terzi.

Conclusioni

In un contesto caratterizzato

da una legislazione sempre più

attenta alle tematiche ambientali,

da politiche economiche e sociali

volte a promuovere la protezione

dell’ambiente e da un crescente

orientamento delle parti interessate

verso lo sviluppo sostenibile,

l’implementazione di un sistema

di gestione ambientale continua

a costituire un valido supporto

per la gestione sostenibile delle

organizzazioni.

Proprio in considerazione dei

suddetti elementi di contesto, il draft

della ISO 14001 ripensa e migliora

il SGA, rafforzando ed enfatizzando

alcune sue peculiarità. Le novità

che lo standard a breve introdurrà,

principalmente derivanti, come

visto, dalla necessità di allinearsi

alla High Level Structure, di

introdurre i principi della Life

Cycle Perspective e di rafforzare

l’affidabilità delle informazioni

ambientali (uso di specifici

indicatori), saranno comunque

da recepire solo dopo un periodo

di transizione di tre anni, come

indicato in alcuni documenti IAF

(International Accreditation Forum)

[4].

Bibliografia

e siti internet

[1] ISO/DIS 14001:2014 -

Environmental management

systems — Requirements with

guidance for use.

[2] ISO:

www.iso.org/iso/home.

html.

[3] ISO TC207/SC1 (2010),

“Future Challenges for EMS Study

Group Report”

[4] IAF:

www.iaf.nu/