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n.18 maggio 2015

CERTIFICAZIONE

AMBIENTALE

anche i bisogni e le attese degli

stakeholder e identificando cosa da

luogo a ‘obblighi di conformità’ (il

termine ‘compliance obbligations’

sostituisce il precedente ‘legal and

other requirements’). In particolare,

la logica che viene richiamata

sin dall’analisi del contesto è

quella del ‘risk approach’: solo

dopo aver identificato minacce e

opportunità connessi al contesto

dell’organizzazione sarà possibile

individuare azioni pertinenti per

un’implementazione non solo

efficace ma anche efficiente del

SGA.

Il concetto di ‘rischio associato a

minacce ed opportunità’ viene, in

particolare, esplicitato nel punto

dedicato alla pianificazione, ove

è previsto che la gestione dei

rischi tenga conto (in maniera

documentata): i) della sistematica

identificazione (e monitoraggio)

delle criticità interne ed esterne

che possono influenzare il sistema

di gestione, ii) della valutazione

dei bisogni e delle aspettative

delle parti interessate e iii) dei

passi necessari da compiere per il

miglioramento continuo.

Nel draft aumenta anche

l’attenzione verso gli ‘obiettivi

ambientali’, intesi come driver

di un miglioramento reale e per

i quali diventa dunque ancora

più importante un’adeguata

pianificazione ai fini del loro

raggiungimento. In particolare,

viene prevista: i) l’integrazione

degli aspetti ambientali e

di business, attuali e futuri,

nella pianificazione strategica

ambientale, ii) la considerazione,

ai fini della definizione degli

obiettivi ambientali e della loro

pianificazione, dei rischi (minacce

ed opportunità) in relazione agli

aspetti ambientali significativi e

agli obblighi di conformità (requisiti

di legge applicabili e quelli presi

liberamente in considerazione).

Viene infine esplicitato il fatto che

la gestione dell’ambiente debba

diventare uno dei fattori da tenere

in considerazione nel corso

della complessiva pianificazione

dell’organizzazione.

In linea con la necessità di

rafforzare l’orientamento verso

gli stakeholder, cambia anche

l’approccio alla ‘comunicazione’:

viene esplicitata la necessità di

dare maggiore importanza alle

scelte dell’organizzazione in

tale ambito (sia all’interno che

verso l’esterno) determinando

cosa, quando, come e verso chi

comunicare. In particolare, nel

draft è previsto che durante il

processo di pianificazione delle

attività comunicative, vengano

tenuti in considerazione gli obblighi

di conformità, le informazioni e

le misure inerenti le prestazioni

ambientali in maniera coerente.

Nell’appendice del documento sono

altresì riportate le caratteristiche

che la comunicazione ambientale

dovrebbe avere, tra le quali si

segnalano: trasparenza,

appropriatezza, veridicità,

accuratezza, completezza,

chiarezza e comprensibilità.

Anche con riferimento al processo

di ‘valutazione delle prestazioni

ambientali’ si segnalano alcuni

cambiamenti. In particolare, è stata

evidenziata la necessità di stabilire

da parte delle organizzazioni

specifici criteri ed indicatori per

analizzare e valutare le proprie

prestazioni ambientali, tenendo

conto del ‘cosa’, del ‘come’ e

del ‘quando’ si deve misurare e

monitorare, in funzione non solo

degli obiettivi ambientali, ma

anche dei più generali obiettivi

strategici dell’azienda e degli

obblighi derivanti dalla propria

politica ambientale. Nel dettaglio,

con riferimento alla valutazione

delle prestazioni ambientali, è

previsto che l’organizzazione

stabilisca: i) ciò che necessita

di monitoraggio e misurazione,

relativamente ad attività/operazioni/

interventi che possono avere un

impatto ambientale significativo,

agli obblighi di conformità, ai

controlli operativi ed ai progressi

verso il raggiungimento degli

obiettivi ambientali (utilizzando

idonei indicatori); ii) le modalità per

il monitoraggio, la misurazione,

l’analisi e la valutazione delle

prestazioni idonee a garantire

risultati validi; iii) i criteri per la

valutazione delle prestazioni

ambientali (utilizzando appropriati

indicatori); iv) i modi e i tempi di

esecuzione, analisi e valutazione

delle attività di monitoraggio e

misurazione. Nel documento

viene altresì precisato che

l’organizzazione dovrebbe

garantire che: i) siano affidabili,

riproducibili e tracciabili i risultati

del controllo e della misurazione, ii)

vengano esplicitate le modalità di

aggregazione dei dati risultanti dal

monitoraggio e dalla misurazione

utilizzati in fase analitica, con

riferimento ad una metodologia di

valutazione chiaramente definita

e riproducibile, iii) vengano

presentati alle pertinenti funzioni

aziendali le conclusioni inerenti le

prestazioni ambientali per avviare

le eventuali spettanti azioni, iv)

vengano comunicate all’esterno le

informazioni ambientali nel rispetto

degli obblighi di conformità.

Elemento infine particolarmente

importante è l’esplicitazione della

prospettiva del ciclo di vita (cd ‘Life

Cycle Perspective’), che viene

richiamata in molti punti del futuro

standard dando enfasi trasversale

a tale concetto, con la finalità di

considerare tutti i processi aziendali

coinvolti nell’implementazione e

mantenimento del SGA con una

visione ‘da monte a valle’. Di fatto,

viene confermata la tendenza, già

manifestata nel corso degli ultimi

anni, a sviluppare maggiormente

il controllo sugli aspetti ambientali

collegati ad eventuali processi

produttivi dati in outsourcing come

anche quelli connessi alla fase di

utilizzo del prodotto e al fine vita

dello stesso, rafforzando in ultima

analisi, l’attenzione verso l’intera

catena di fornitura in un prospettiva

di maggiore integrazione della

filiera. In particolare, è significativo

evidenziare che

i) già nell’introduzione della norma

viene ricordata l’importanza del

controllare/influenzare, in un’ottica

di intero ciclo di vita, il modo in cui

i prodotti e i servizi sono progettati,

costruiti, distribuiti, consumati e

smaltiti, al fine di impedire che

i carichi ambientali vengano

inavvertitamente e semplicemente

spostati in altre fasi del ciclo di vita

(magari meno facilmente gestibili) e

ii) già nello scopo della norma viene

ribadito che l’organizzazione deve

Figura 1 – Come cambierà il PDCA.