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In Italia, la gestione dei fanghi
di depurazione prodotti nel
trattamento delle acque reflue
urbane risulta attualmente
critica in quanto molti impianti
non sono in grado di produrre
fanghi idonei allo smaltimento
o all’utilizzo. Tale tendenza
è attribuibile principalmente
al logoramento delle vecchie
infrastrutture (di 30 anni o
più), generalmente progettate
in modo tradizionale ed
equipaggiate con unità
di trattamento non adatte
a rispettare le nuove
disposizioni riguardanti lo
smaltimento finale. Per
questo motivo lo scopo
principale dei gestori degli
impianti è quello di produrre
meno fango possibile al
fine di ridurre i costi di
smaltimento. Un ulteriore
motivo che rende molto
critica la gestione dei fanghi
è l’intreccio normativo per cui
sia lo scarico controllato sia
l’uso agronomico risultano
oggi di difficile praticabilità.
Lo smaltimento in discarica
a legislazione vigente non
può più essere effettuato,
in quanto il limite di 80 mg/l
del DOC del test dell’eluato
per le discariche di rifiuti non
pericolosi non è compatibile
con le caratteristiche del
fango, anche ben stabilizzato.
L’uso agronomico, poi,
incontra una crescente
diffidenza soprattutto da parte
delle associazioni di agricoltori
che temono la presenza di
patogeni e di microinquinanti
fitotossici. Per questi motivi
i costi dello smaltimento/
recupero dei fanghi è
aumentato vertiginosamente
[1] collocandosi negli
intervalli 70-150 euro/t per
la discarica, 60-130 euro/t
per l’uso diretto in agricoltura
e 95-125 euro/t per il
compostaggio. L’obiettivo
principale da perseguire
oggi nel trattamento dei
fanghi è pertanto di ridurne la
produzione, anche a fronte di
investimenti significativi. Gli
approcci che possono essere
seguiti si basano su interventi
sul processo biologico della
linea acque o su interventi
sulla linea fanghi volti a
migliorare la stabilizzazione.
Nel presente lavoro sono
presentati e discusse le
alternative di processo che
hanno raggiunto l’applicazione
in piena scala.
Trattamenti biologici
in linea acque
Uno degli svantaggi del
processo a fanghi attivi è
proprio l’elevata produzione
di fango. Una soluzione
interessante è quella di
intervenire direttamente
sulla linea acque al fine
di ridurre la produzione
di biomassa, operando in
modo che il substrato sia
deviato dall’assimilazione per
biosintesi ad attività
esotermiche di non crescita.
Al riguardo sono state
sviluppate differenti strategie
basate su meccanismi di lisi
cellulare, di metabolismo
di disaccoppiamento
e di metabolismo di
mantenimento. Si vuole qui
fornire un quadro generale
dello stato dell’arte degli studi
e delle applicazioni di queste
tecniche.
Lisi cellulare
Per mezzo della lisi cellulare
si ha il rilascio del contenuto
cellulare nel mezzo
circostante, generando un
substrato autoctono, usato
nel metabolismo microbico
(crescita criptica). Una
frazione del carbonio è
liberato sotto forma di prodotti
di respirazione, portando
quindi a una generale
riduzione della biomassa. Lo
step limitante della crescita è
proprio la lisi, e un aumento
dell’efficienza di lisi può
portare a una riduzione
globale della produzione
di fango. Lisi del fango e
crescita criptica possono
essere favorite da trattamenti
meccanici, termici e chimici,
basati sull’aumento della
concentrazione di ossigeno
[2], sull’ozonizzazione [3-
6], sulla clorazione [7], sul
trattamento combinato
termico e alcalino [8].
Tra queste tecniche
l’ozonizzazione del fango è
risultata quella applicata con
maggior successo.
Il processo di biolisi,
brevettato da Ondeo
Degremont, si basa su
uno stress della biomassa,
dovuto all’azione di ozono
(processo Biolysis O) e
di enzimi extracellulari
(processo Biolysis E), che
inducono i microrganismi a
rigenerare la propria struttura
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n.12 novembre 2013
FOCUS
Figura 1 - Schema del trattamento Cambi
1...,32,33,34,35,36,37,38,39,40,41 43,44,45,46,47,48,49,50,51,52,...102
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