COP21: a Parigi accordo storico sul clima

Pubblicato il 14 dicembre 2015

A Parigi è stato raggiunto un grande accordo multilaterale di questo secolo che definisce un piano d’azione globale e mette il mondo sulla buona strada per evitare pericolosi cambiamenti climatici, contenendo il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C.

L’accordo è frutto di anni di sforzi della comunità internazionale per arrivare a un accordo multilaterale universale sui cambiamenti climatici. A seguito della partecipazione limitata al protocollo di Kyoto e della mancanza di un accordo a Copenaghen 2009, l’Unione europea ha costruito un’ampia coalizione di paesi sviluppati e in via di sviluppo con obiettivi ambiziosi che hanno plasmato il risultato positivo della conferenza di Parigi.

L’accordo di Parigi dice chiaramente a investitori, imprese e responsabili politici che la transizione globale alle energie pulite non è un fenomeno transitorio, e che bisogna distogliere risorse dai carburanti fossili inquinanti.

Il Commissario per l’Azione per il Clima e l’energia Miguel Arias Cañete ha dichiarato: “Questo accordo è una grande vittoria per l’Europa e, cosa ancor più importante, per la comunità internazionale. L’Europa è stata alla testa degli sforzi messi in campo a Parigi per raggiungere un accordo globale ambizioso e giuridicamente vincolante. Abbiamo costruito alleanze, e altri hanno aderito. I nostri obiettivi principali – un obiettivo di lungo periodo, i cicli di revisione ogni cinque anni e la trasparenza – sono tutti nel nuovo accordo. L’accordo riconferma inoltre l’impegno globale di continuare a sostenere chi ha bisogno. Ci siamo riusciti. Adesso bisogna realizzare quel che è stato promesso. L’Europa continuerà a guidare la transizione globale verso la diminuzione delle emissioni di carbonio”.

L’accordo sui cambiamenti climatici di Parigi è un ponte tra le politiche odierne e la neutralità climatica entro la fine del secolo. A Parigi i governi hanno trovato l’accordo su ambizione, impegno e solidarietà.

Ambizione: i Governi hanno concordato l’obiettivo a lungo termine di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, e di cercare di limitarlo a 1,5°C, soglia che ridurrebbe in modo significativo i rischi e le ripercussioni dei cambiamenti climatici. L’accordo chiede che le emissioni globali raggiungano il picco il più presto possibile, riconoscendo che i paesi in via di sviluppo avranno bisogno di tempi più lunghi, e che vengano poi ridotte velocemente avvalendosi delle migliori conoscenze scientifiche disponibili. Prima della conferenza e durante il suo svolgimento i Paesi hanno presentato piani d’azione nazionali sul clima per la riduzione delle emissioni. Il contributo complessivo dei 185 piani nazionali presentati prima della conferenza non è sufficiente per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C entro la fine del secolo, ma l’accordo traccia la strada per raggiungere l’obiettivo.

Impegni: per realizzare la loro ambizione comune, i Governi hanno concordato di incontrarsi ogni 5 anni per stabilire obiettivi ancor più ambiziosi come richiesto dalla scienza. Hanno anche accettato di informare gli altri Stati e il pubblico sui progressi verso gli obiettivi stabiliti, per garantire la trasparenza e il controllo. Ogni cinque anni sarà fatto il punto sulla situazione globale, e grazie a un solido sistema di trasparenza e responsabilità saranno monitorati i progressi verso l’obiettivo a lungo termine.

Solidarietà: l’UE e gli altri paesi sviluppati continueranno a sostenere l’azione per il clima per ridurre le emissioni e rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Gli altri paesi saranno incoraggiati a fornire, o continuare a fornire, questo tipo di sostegno su base volontaria. Ai paesi in via di sviluppo sarà dato in permanenza un migliore sostegno internazionale per l’adattamento. I paesi sviluppati intendono mantenere il loro impegno collettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025, quando sarà fissato un nuovo obiettivo collettivo.

L’accordo di Parigi però non include alcun impegno concreto per permettere che queste risorse siano realmente stanziate. Inoltre, secondo Oxfam,  l’esclusione della possibilità di individuare responsabilità dirette, desta preoccupazioni ed è un aspetto che necessita di essere ulteriormente esaminato. In nessun modo inoltre è stato possibile includere nell’accordo riferimenti diretti alla tutela dei diritti umani e una maggiore protezione delle donne, le più esposte agli impatti dei cambiamenti climatici.

L’accordo di Parigi contiene inoltre un articolo a sé stante che affronta la questione delle perdite e dei danni associati alle ripercussioni dei cambiamenti climatici. Gli Stati riconoscono inoltre la necessità di cooperare e di migliorare la comprensione, l’azione e il sostegno in aree quali i sistemi di allerta precoce, la preparazione alle emergenze e l’assicurazione del rischio.

Il programma d’azione Lima-Parigi, un’iniziativa della Presidenza francese e della Presidenza peruviana di COP che ha l’obiettivo di catalizzare l’azione di tutti gli stakeholder, ha portato sulla scena internazionale un numero senza precedenti di esponenti di Paesi, città, imprese e società civile per accelerare l’azione per il clima cooperativa a sostegno del nuovo accordo. L’iniziativa ha dimostrato che il mondo è pronto a catalizzare gli sforzi nell’azione per il clima ancor prima che l’accordo di Parigi entri in vigore nel 2020.



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