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per l’Industria Metallurgica e Meccanica

brevettò il ‘sistema di fissaggio del motore

al telaio tubolare di un motociclo e mol-

leggiamento anteriore e posteriore dello

stesso a flessibilità regolabile’. Il 7 marzo

1951 fu depositato dalla Società Scientifica

Radio Brevetti Ducati il ‘telaio per veicoli

a due ruote, specialmente motoleggere’.

Qualche anno prima, con il brevetto n.

415.470, del 17 gennaio 1946, Pirelli SpA

brevettò l’indumento protettivo per im-

mersioni subaquee.

Dall’industria manifatturiera tradizionale

l’Italia con Olivetti realizzò uno dei primi

computer al mondo, allora denominati

elaboratori. Il modello Elea 9003 (1956):

si tratta del primo computer a transistor

commerciale prodotto in Italia e uno dei

primi del mondo.

Gli anni 60 furono un connubio tra inven-

zioni ed estetica con i principali design

italiani dallo straordinario talento come

Ettore Sottsass, Marcello Nizzoli e Adria-

no Menicali. Nel 1964 fu l’anno della radio

portatile Brionvega TS502 ideata da Mar-

co Zanuso e Richard Sapper. Ricordiamo

anche il televisore in bianco e nero ‘Linea

1’ ideato da Bonetto Design. Piaggio in-

dustrializzò la produzione della Vespa, già

ideata nel 1946, fu uno dei veicoli di mag-

gior successo e uno dei simboli dello stile

italiano.

Cosa dire

Qual è il futuro dell’industria italiana? In

questi anni abbiamo visto l’acquisizione di

aziende italiane da parte di imprese stra-

niere. Queste operazioni significano anche

l’acquisizione di brevetti e marchi italiani.

Oggi nel mondo globalizzato, dell’indu-

stria digitale, nell’era del web il talento e

l’ingegno italiano possono avere ancora

un ruolo di primo piano. L’importante è

avere un progetto industriale serio. Non

importa se nasce dall’iniziativa privata o

tramite l’intervento della mano pubblica.

Il nostro Paese ha le carte in regola per un

nuovo rinascimento, ma anche l’Europa

deve fare la sua parte.

130 anni di Brevetti e Marchi

L’UfÀcio italiano Brevetti e Marchi (Uibm) ha celebrato nel 2014

il 130esimo anniversario dalla sua fondazione. La proprietà

intellettuale italiana passa da qui. Non solo storia, ma tanti spunti

di attualità in un mondo sempre più competitivo. Per conoscere

meglio questa realtà abbiamo intervistato Loredana Gulino (in

foto), direttore generale della Direzione generale per la lotta alla

contraffazione - Uibm del Ministero dello Sviluppo Economico.

Avv. Gulino, perché è importante brevettare e tutelare le

invenzioni nella moderna industria e nell’attuale contesto

storico?

“I brevetti, come gli altri titoli di proprietà industriale, costituiscono

diritti con valore legale e patrimoniale. Per le aziende che li sanno

opportunamente valorizzare e sfruttare, i brevetti, consentendo

lo sfruttamento esclusivo delle invenzioni, forniscono innanzitutto

strumenti legali per tutelarsi contro le attività di imitazione/

contraffazione; essi possono, inoltre, rappresentare una

importante fonte di Ànanziamento per le aziende. Infatti, l’impresa

titolare di brevetti ha la facoltà esclusiva di attuare l’invenzione

e di trarne proÀtto - per esempio, produrre e commercializzare il

prodotto derivante da un’invenzione brevettata -, ma ha anche

altre possibilità di sfruttamento economico degli stessi tramite la

stipula di contratti di cessione o licenza verso terzi, a fronte del

pagamento di un corrispettivo”.

Dal suo punto di osservazione qual è oggi la capacità

del nostro Paese: industrie, designer, singoli soggetti,

progettisti, Enti di ricerca di registrare nuovi brevetti, di

tutelare il Made in Italy?

“Dall’analisi dei dati statistici a nostra disposizione, in particolare il

numero delle domande di brevetto depositate negli ultimi anni, si

rileva che , anche in un periodo come questo, di crisi economico-

Ànanziaria, il numero delle domande di brevetto depositate è

rimasto piuttosto stabile. Ciò dimostra che, essendo il brevetto

strettamente legato alla ricerca e ai processi innovativi, le aziende

con una accentuata vocazione all’innovazione trovano utile

proteggere dalla concorrenza prodotti e processi. I titolari dei

depositi nazionali sono ‘persone Àsiche’ in circa il 35% dei casi,

mentre le persone giuridiche contano per il restante 65%. Questo

65% è costituito per la maggior parte da aziende, mentre le

università depositano circa il 2,5 - 3% annuo di domande”.

marzo 2015