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marzo 2015

recenti annunci, prevede un taglio di 21

miliardi di euro, con i ministeri in calo per

7 miliardi di euro. Si prevede una riduzione

della dotazione per il welfare di 3,2 miliardi

con una stretta sulle assicurazioni malattia

e con la razionalizzazione dei servizi.

La Spagna va avanti con la ‘spending re-

view’, prevedendo il blocco delle assunzioni

e il congelamento dei salari, con un legge-

ro aumento della spesa sociale. Il governo

olandese conferma l’impegno a rispettare

il tetto della spesa fissato lo scorso anno e

prevede tagli per ulteriori 6 miliardi di eu-

ro. La Germania punta su un rialzo della

spesa pubblica dell’1% circa.

Per le questioni fiscali la più coraggiosa è

Madrid, dove l’aliquota sulle persone fisi-

che è stata ridotta, in media, del 12,5% e

da gennaio vengono introdotti nuovi in-

centivi. Sempre nel 2015 l’imposta nomina-

le sui redditi societari passerà dal 30 al 28%.

La Francia agisce con l’alleggerimento dei

redditi più bassi, fattore che porterà una

boccata di ossigeno da 3,2 miliardi per ol-

tre 6 milioni di famiglie, dando respiro ai

consumi. Si prevede anche un taglio della

tassazione sul lavoro per i salari minimi, gli

autonomi e le PMI.

Per quanto riguarda gli investimenti tutti i

Paesi europei, Germania inclusa, mettono

in campo misure per la crescita. Berlino pre-

vede investimenti per 38,4 miliardi di euro

per istruzione, ricerca e infrastrutture digi-

tali. La Francia si orienta sugli incentivi al

settore delle costruzioni, l’Olanda annuncia

la creazione di un “Fondo per il futuro” per

investimenti in innovazione delle Pmi.

La Spagna ha definito 40 misure da oltre

2 miliardi per far ripartire gli investimenti.

Nel Paese dove i senzalavoro superano il

24% la lotta alla disoccupazione è una pri-

orità assoluta, con un aumento della dote e

un programma di coordinamento tra agen-

zie locali e statali.

Gli investimenti in Eurozona

Un fattore carente nei Paesi dell’Unione eu-

ropea, salvo il caso dell’Olanda, è rappresen-

tato dagli investimenti pubblici e privati. So-

no risultati insufficienti in Germania, in calo

in Francia (0,6%), in flessione in Italia. Fattori

che possono spiegare il fenomeno sono le

difficoltà a sostenere investimenti pubblici

e privati soprattutto in Paesi con alti debiti

pubblici e le aspettative non favorevoli dell’e-

conomia e della domanda, come pure le

difficoltà del settore bancario a concedere il

credito, i tassi di mercato ancora alti in alcuni

Paesi, una politica fiscale penalizzante per gli

investimenti pubblici, un clima e una norma-

tiva troppo stretta alla nascita e crescita delle

imprese, inparticolare lemicroimprese.

In merito, il Fondo monetario internazio-

nale sostiene che nell’Eurozona “la ripresa

debole accelererà gradualmente, sostenuta

dalla riduzione del peso fiscale, da politiche

monetarie accomodanti e da condizioni in

miglioramento nella concessione dei prestiti

con una forte riduzione degli spread per le

economie sotto stress”. Le prospettive sono e

resteranno squilibrate tra i singoli Paesi.

Alla luce dei dati Istat si comprende che le

questioni fondamentali divengono i consu-

mi delle famiglie e gli investimenti pubblici

e privati. I consumi hanno una dinamica in

calo, a partire dal terzo trimestre 2011 fino al

secondo del 2013, con una flessione comples-

siva del 7,5% in due anni. Le vendite del com-

mercio sono calate più rapidamente (-0,6%

tra luglio e agosto del trimestre precedente),

ma questo non consente di comprendere

se in realtà vi è una inversione di tendenza,

a causa dell’andamento del PIL e dei prez-

zi. L’indice di fiducia dei consumatori non è

anch’esso chiaro nella sua tendenza, seppur

caratterizzandosi per una certa stabilità. Se-

condo l’ultima nota dell’Istat durante l’ultima

metàdel 2014, quindi sianel terzo chequarto

trimestre, si prevede un comportamento del

parametro “personale” stabile. I consumi re-

gistreranno un moderato aumento, in linea

con quello che ha contrassegnato la prima

metà dell’anno. L’incertezza economica po-

trebbe spingere le famiglie ad accrescere il

risparmio e non i consumi.