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marzo 2015

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Big Countries:

comparing economies

It’s slow-motion growth in almost all the

economies of the world. Andwhat’smore, the

InternationalMonetary Fund has lowered

its estimates of global growth and it has

become clear at this point that Europe and

theUnited States aremoving at different

speeds. According to theWEOcharts (World

EconomicOutlook), the annual economic

report published by the IMF, the worldwide

GDPwill increase by 3.3% in 2014, 0.1% less

than the updated forecasts of this past July,

on top of the 0.4%downward adjustment of

the April estimates, “particularly in light of a

first half of 2014 that turned out weaker than

expected”. For 2015we can look forward to a

+3,8%, which is already shaving 0.2%from

the estimates of just threemonths ago. Growth

should be stronger in the developed economies,

but the pace of recovery varies fromregion

to region: the strongest bounce is expected in

theUnited States, while the “brakes of the

crisis will only relax slowly” inEurope, says

the report, while growth in Japanwill remain

“modest”. China should continue its constant

growth (7.1% in 2015 versus the 7.4%of

2014).That being said, alas, the bigweakling

of the world economy is the Eurozone, with

an unemployment rate of 11.2%and a slow

economic pace that is unevenly distributed

geographically, equivalent to 1.3%. Howare

the big countries doing?We’ve considered some

macro parameters (deficit, spending cuts, fiscal

measures, growth stimuli) and feel it necessary

to bring up an important variable: the forecast

deficit.The ‘Loi des finances’ (budget bill)

has alreadymade it clear that it will not meet

the 3%deficit limit required by the European

Commission, but will reach 4.3%(just 0.1%

less than 2014). Spain remains above the

danger level (4.2%), theNetherlands is no

longer under ‘special surveillance’ since having

been absolved of the excessive deficit procedure

last June. Germany, with a lowerGDP than

predicted, also remains committed to a zero

deficit.

PIL dell’Unione Europea salire complessiva-

mente dello 0,2%, con un piccolo rimbalzo

dalla crescita zero del II trimestre. Un cambio

in positivo poco significativo e, tra l’altro,

non è ancora chiaro se sia una vera e propria

svolta. Vi sono punti poco convincenti dall’a-

nalisi di questi risultati di fonte Eurostat. Per

l’ultimo trimestre l’attesa e speranza sono

rivolte agli effetti del rafforzamento del

dollaro e al calo dei prezzi energetici, pur in

presenza del calo dell’euro.

In base ai dettagli dei Paesi membri emer-

ge infatti un quadro molto differenziato.

Il dato più importante è quello rappresen-

tato dalla Germania. La crescita realizza-

ta nel terzo trimestre dello 0,1% dopo lo

-0,1% della primavera ha consentito al Pa-

ese di evitare la recessione tecnica, ma ha

mostrato una fragile ripresa guidata, così

come precisato dall’Istituto di statistica te-

desco Destatis, dalla domanda interna e

dal commercio internazionale. Sorprende

non poco che le esportazioni siano cre-

sciute più rapidamente delle importazioni,

nonostante la crisi Ucraina e le sanzioni al-

la Russia. La domanda estera è cresciuta a

sorpresa, ma nel contempo, la domanda

interna non ha sostenuto le importazioni.

La Spagna ha ottenuto un +0,5% nel terzo

trimestre (0,6% nel secondo trimestre), con

uno scarso contributo anche in questo tri-

mestre della domanda esterna (esportazio-

ni). La Francia ha sorpreso in positivo. Fino

ad oggi era considerata in crisi, dopo l’Ita-

lia. Il PIL è cresciuto dello 0,3%, anche se il

dato del secondo trimestre è stato abbassa-

to allo -0,1%. La crescita è stata sostenuta

dall’aumento delle scorte e dei consumi

pubblici (0,8%). I consumi privati sono ri-

masti fermi invece al + 0,1%. Le prospettive

però dell’economia francese permangono

altresì deboli. La dinamica di alcuni dei Pa-

esi più piccoli è risultata positiva. L’Olanda

ad esempio ha ottenuto un +0,2% (le stime

indicavano uno 0,3%), con una dinamica

sostenuta dagli investimenti (caso unico in

Europa). La Grecia continua a crescere con

lo 0,7% (lo 0,3% nella scorsa primavera e

lo 0,8% del I trimestre). Nel Portogallo l’in-

cremento del PIL si è stabilizzato allo 0,2%

(contro lo 0,4% previsto), ma anche in que-

sto caso la dinamica della domanda estera

ha deluso. La Finlandia si è stabilizzata al

+0,2% come nello scorso trimestre.

L’Italia è invece caduta in recessione tecni-

ca con il suo secondo trimestre in crescita

negativa (0,1% contro lo 0,2% della prima-

vera). I consumi e la domanda interna sono

risultati debolissimi. La domanda esterna

ha reagito positivamente. L’unico altro ca-

so negativo è rappresentato da Cipro con

un valore pari allo -0,4% (come lo scorso

trimestre).

Il confronto tra i grandi

Come stanno andando i principali Paesi?

Abbiamo considerato alcuni macro para-

metri (deficit, tagli alla spesa, misure fiscali,

misure per la crescita). Una variabile im-

portante riguarda le previsioni di deficit.

La ‘Loi des finances’ ha già messo in chiaro

che non rispetterà il 3% come richiesto dal-

la Commissione europea ma raggiungerà

il 4,3% (lo 0,1% appena in meno rispetto

al 2014). Bilancio oltre il livello di guardia

(4,2%) anche per la Spagna, che ha tempo

fino al 2016 per mettersi in regola. Mentre

l’Olanda dallo scorso giugno non è più ‘sor-

vegliata speciale’ con l’uscita dalla procedu-

ra di deficit eccessivo. La Germania con un

PIL più basso del previsto conferma altresì

l’impegno al deficit zero, per la prima vol-

ta dal 1969, fedele alle regole europee e al

principio della ‘Schuldenbremse’, inserito

nella sua Costituzione nel 2009.

Per i tagli alla spesa, la Francia, secondo i