Background Image
Table of Contents Table of Contents
Previous Page  57 / 84 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 57 / 84 Next Page
Page Background

57

n.18 maggio 2015

per un servizio di car sharing

occorre che siano disponibili

non solo i dati dei singoli

utenti utilizzatori (in primis la

posizione) ma, soprattutto, i

dati delle diverse auto e delle

stazioni se presenti.

Questa necessità di accesso

ai dati incoraggia da un lato

la trasparenza degli organi di

governo e, dall’altro l’apertura

all’innovazione. Rispetto

agli esempi precedenti San

Francisco ha un modello

completamente aperto

mentre Seul ha preferito

implementare delle restrizioni

lasciando liberamente

consultabili solo i dati riferiti

ai parcheggi, ai trasporti alle

aree ricreative ecc.

Milano, sede di Expo 2015,

ha aperto un portale tutto

di open data sullo stato

avanzamento lavori del

cantiere dell’esposizione,

aggiornato e monitorato con

anche le informazioni sui

ritardi e sulla percentuale di

stato avanzamento lavori di

ciascun singolo padiglione.

Un altro dei punti chiave

per il successo delle

smart city è la governance

del processo, ovvero

come le amministrazioni

intendono operare per

l’implementazione dei modelli

di servizi smart, a valore

aggiunto, che intendono dare

ai cittadini. I modelli possibili

sono:

- il coinvolgimento diretto del

settore privato;

- il coinvolgimento indiretto

del settore privato, in pratica

solo con capitale;

- i contratti in outsourcing

di sviluppo e gestione delle

iniziative smart;

- infine il modello PPP

(Private Public Partnership)

dove viene individuata una

società veicolo con compiti

specifici, in partecipazione (è

il modello Expo 2015, poco

utilizzato rispetto al secondo

e al terzo) (Figura 4).

A Seul ha prevalso il modello

finanziato direttamente

dalla municipalità dove i

servizi sono stati finanziati

in base a un master plan in

outsourcing al settore privato.

È stato preferito in favore

dell’intervento direttamente

pubblico in quanto si

ricercava una sostenibilità dei

servizi.

Per San Francisco, invece

(Figura 5) il settore privato,

grazie alle garanzie di

accesso agli open data, ha

saputo costruire i servizi.

L’orientamento è stato quello

di un efficienza del mercato

ma, come è ovvio, il settore

si è concentrato sui settori

maggiormente redditizi

limitando la differenziazione

dei servizi in termini di ambiti

sociali.

Infine Amsterdam (Figura

6) ha finanziato la maggior

parte dei servizi ma ha anche

sperimentato il modello

di PPP con la fondazione

Amsterdam Smart City che

ha individuato i progetti

per la smart city mediante

consultazioni e tavoli

operativi.

Una parte dei progetti è stata

anche finanziata mediante i

fondi dell’Unione Europea.

Non ci sono vie maestre

per la smart city se

non la continua e

proficua collaborazione

dell’amministrazione con i

propri cittadini e viceversa.

Questa comunicazione è

imprescindibile dall’utilizzo

delle ICT e, pertanto, serve

in primis una corretta

educazione e capacità all’uso

degli strumenti digitali e

in secundis un’adeguata

infrastruttura.

L’agenda digitale italiana, pur

tra mille fermate e decisioni

rimandate, sembra essere

avviata con le ‘autostrade

digitali’; avremo le smart

city se saremo in grado di

coinvolgere ed educare

i cittadini del futuro e del

presente.

Seul (Foto: Pavel Kanzelsberger)

Quanto è Smart Milano

e quanto lo sono i milanesi?

Leggi l’approfondimento su

http: //www.bimag.it. Il link deve puntare a http: //bimag.it/featured/ milano-la-citta-e-smart-ma-non-tutti-i-milanesi-lo-sanno/

L’approfondimento