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n.18 maggio 2015
per un servizio di car sharing
occorre che siano disponibili
non solo i dati dei singoli
utenti utilizzatori (in primis la
posizione) ma, soprattutto, i
dati delle diverse auto e delle
stazioni se presenti.
Questa necessità di accesso
ai dati incoraggia da un lato
la trasparenza degli organi di
governo e, dall’altro l’apertura
all’innovazione. Rispetto
agli esempi precedenti San
Francisco ha un modello
completamente aperto
mentre Seul ha preferito
implementare delle restrizioni
lasciando liberamente
consultabili solo i dati riferiti
ai parcheggi, ai trasporti alle
aree ricreative ecc.
Milano, sede di Expo 2015,
ha aperto un portale tutto
di open data sullo stato
avanzamento lavori del
cantiere dell’esposizione,
aggiornato e monitorato con
anche le informazioni sui
ritardi e sulla percentuale di
stato avanzamento lavori di
ciascun singolo padiglione.
Un altro dei punti chiave
per il successo delle
smart city è la governance
del processo, ovvero
come le amministrazioni
intendono operare per
l’implementazione dei modelli
di servizi smart, a valore
aggiunto, che intendono dare
ai cittadini. I modelli possibili
sono:
- il coinvolgimento diretto del
settore privato;
- il coinvolgimento indiretto
del settore privato, in pratica
solo con capitale;
- i contratti in outsourcing
di sviluppo e gestione delle
iniziative smart;
- infine il modello PPP
(Private Public Partnership)
dove viene individuata una
società veicolo con compiti
specifici, in partecipazione (è
il modello Expo 2015, poco
utilizzato rispetto al secondo
e al terzo) (Figura 4).
A Seul ha prevalso il modello
finanziato direttamente
dalla municipalità dove i
servizi sono stati finanziati
in base a un master plan in
outsourcing al settore privato.
È stato preferito in favore
dell’intervento direttamente
pubblico in quanto si
ricercava una sostenibilità dei
servizi.
Per San Francisco, invece
(Figura 5) il settore privato,
grazie alle garanzie di
accesso agli open data, ha
saputo costruire i servizi.
L’orientamento è stato quello
di un efficienza del mercato
ma, come è ovvio, il settore
si è concentrato sui settori
maggiormente redditizi
limitando la differenziazione
dei servizi in termini di ambiti
sociali.
Infine Amsterdam (Figura
6) ha finanziato la maggior
parte dei servizi ma ha anche
sperimentato il modello
di PPP con la fondazione
Amsterdam Smart City che
ha individuato i progetti
per la smart city mediante
consultazioni e tavoli
operativi.
Una parte dei progetti è stata
anche finanziata mediante i
fondi dell’Unione Europea.
Non ci sono vie maestre
per la smart city se
non la continua e
proficua collaborazione
dell’amministrazione con i
propri cittadini e viceversa.
Questa comunicazione è
imprescindibile dall’utilizzo
delle ICT e, pertanto, serve
in primis una corretta
educazione e capacità all’uso
degli strumenti digitali e
in secundis un’adeguata
infrastruttura.
L’agenda digitale italiana, pur
tra mille fermate e decisioni
rimandate, sembra essere
avviata con le ‘autostrade
digitali’; avremo le smart
city se saremo in grado di
coinvolgere ed educare
i cittadini del futuro e del
presente.
Seul (Foto: Pavel Kanzelsberger)
Quanto è Smart Milano
e quanto lo sono i milanesi?
Leggi l’approfondimento su
http: //www.bimag.it. Il link deve puntare a http: //bimag.it/featured/ milano-la-citta-e-smart-ma-non-tutti-i-milanesi-lo-sanno/L’approfondimento