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fu creata, nel 1923, la sede

permanente della Fiera di

Milano, l’evento annuale

di primavera nel quale le

industrie potevano mostrare al

mondo le proprie novità. Il film

di Camerini, “Gli uomini che

mascalzoni”, del 1932, con

De Sica, ancora trasmesso

da qualche televisione locale,

mostra l’atmosfera gioiosa

e incantata dell’incontro

popolare con la tecnica, con

prodotti e macchinari, nella

fiera ‘campionaria’ di Milano.

Anche Bari volle, nel 1929,

una sua fiera ‘campionaria’

in cui presentare le merci

e i prodotti della Puglia,

e che ospitava i prodotti

di molti Paesi africani e

asiatici, ‘del Levante’, che si

presentavano, in tali incontri

annuali agli occhi del mondo.

Come professore di

Merceologia non mancavo,

ogni anno, di visitare la Fiera

‘campionaria’ di Milano e

la Fiera del Levante di Bari

per conoscere le novità di

cui parlare ai miei studenti

e per raccogliere campioni

da esporre nel museo

merceologico dell’Università.

Adesso ci sono rigorose

distinzioni fra esposizioni

universali, ogni cinque anni,

esposizioni internazionali,

ogni tre anni, entrambe

destinate a trattare particolari

temi di interesse generale,

manifestazioni diventate

occasioni per congressi, ed

esposizioni, spesso, più di

uomini politici che di prodotti.

Expo 2015

Finalmente, la grande

esposizione universale

di Milano Expo 2015,

rappresenta una eccezionale

occasione per ”esporre” i

mezzi con cui raggiungere

i grandi generosi obiettivi

di “Nutrire il pianeta” e di

assicurare “Energia per

tutti”. L’Expo 2015 rientra

nel filone delle esposizioni

e fiere merceologiche a

cui si accennava prima:

infatti per ’nutrire il pianeta’

occorrono trattori e concimi,

processi per trasformare i

prodotti dell’agricoltura e

della zootecnia attraverso

innumerevoli operazioni

di conservazione e di

modificazione fisica e chimica

(si pensi alla trasformazione

del latte in burro e formaggio,

dei chicchi di grano in pasta

e pane, delle carcasse degli

animali in carne in scatola,

dei pomodori in conserve,

ecc.).

E occorre acqua ricavata

dalle sorgenti o distribuita

dagli acquedotti, e energia, la

merce per eccellenza ricavata

da carbone o petrolio, da

gas naturale o dal moto

delle acque o dai pannelli

fotovoltaici.

E poi occorrono navi e camion

e treni che trasportano i

prodotti alle fabbriche e poi ai

supermercati e alle botteghe

fino ai mercatini di paese,

tutta una catena di scambi in

cui si formano peraltro anche

scorie e rifiuti inquinanti.

Non a caso i vari prodotti

esposti dai tanti paesi

sono presentati ponendo

l’accento sulle loro virtù

di essere poco inquinanti,

di non provocare aumento

della temperatura terrestre

limitando le emissioni di gas

serra, di essere ottenuti da

materie rinnovabili - e del

resto l’agricoltura, la fonte

dei cibi, è proprio l’unica

attività umana basata sui

cicli naturali rinnovabili ed

eterni dell’energia solare

e delle acque - di essere,

come promettono, sostenibili

in modo da assicurare

nutrimento ed energia alle

generazioni future.

Una occasione per ‘esporre’

informazioni e notizie sui

prodotti di terre e persone

vicine e lontane, sul lavoro

umano nei campi, nelle

fabbriche, nei negozi e sul

comportamento alimentare

delle famiglie e delle

mense, sulle contraddizioni,

anche, delle varie forme

dell’agricoltura.

L’Expo ha insomma,

come grande ‘città delle

merci’, una straordinaria

funzione culturale e, direi,

educativa, per diffondere una

conoscenza popolare dei

problemi dei beni essenziali,

cibo ed energia, da cui

dipende la vita quotidiana di

tutti, abitanti dei paesi del

‘primo mondo’, quelli di antica

industrializzazione, abitanti

del ‘secondo mondo’, in via di

rapida industrializzazione, e

degli abitanti poveri del ‘terzo

mondo’ che chiedono cibo ed

energia per uscire dalle loro

condizioni arretrate.

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n.18 maggio 2015

E LE MERCI

LA CITTÀ

Esposizione Universale 2005 di Aichi

Esposizione universale 2010 Shanghai

Foto: Arenece