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n.17 marzo 2015
in modo anti economico, cioè senza
tener conto del rendimento interno degli
investimenti rispetto ad altri, creando
situazioni di squilibrio. Si intende dis-
equilibrio sia degli investimenti verso
specifici comparti energetici che
rendevano più e meglio di investimenti
finanziari (meno rischiosi dato che
l’incentivo è pagato dallo stato), sia
della rete di distribuzione elettrica che
ha dovuto assorbire, prioritariamente
l’energia generata da queste fonti
intermittenti.
In questi anni il comparto energetico
afferente alle fonti rinnovabili è diventato
un’industria a livello planetario, con
fusioni (e fallimenti) di imprese di grandi
e grandissime dimensioni.
In pratica la filiera delle fonti rinnovabili
ha acquisito maturità tecnica e
finanziaria, maturità industriale delle
soluzioni proposte e capacità di
competere sui mercati energetici quasi
ad armi pari con le fonti tradizionali a
certe condizioni. Le stesse aziende
attive nella generazione tradizionale si
sono attrezzate per sfruttare le nuove
tecnologie e le nuove opportunità delle
fonti rinnovabili.
A caccia del miglior investimento
Si è così assistito ad una ‘migrazione’
degli investitori e delle aziende da un
paese all’altro alla ricerca delle migliori
occasioni di investimento sfruttando i tre
fattori: l’accesso alla rete, la disponibilità
di una fonte rinnovabile da sfruttare e
della leva degli incentivi.
Proprio in questi anni, via via che diversi
Paesi riconoscevano l’importanza dello
sviluppo delle fonti rinnovabili all’interno
delle singole politiche energetiche,
adottavano sistemi di incentivazione
ad hoc, feed-in tariff (FIT o tariffe
incentivanti, che riconoscono un valore
superiore a quello di mercato per l’energia
prodotta da fonti rinnovabili e immessa in
rete) differenziate per tecnologia oppure
sistemi di mercato (green certificates)
o anche solo incentivi puri in conto
capitale. In Europa, intanto, si è avuto
un progressivo cambiamento di rotta
con ridiscussione degli stanziamenti per
l’incentivazione dell’energia prodotta dalle
rinnovabili (Figure 1-3).
L’Unione Europea è stata pioniera
nell’adozione di politiche incentivanti
ed è stata capace di attrarre capitali nel
settore, entrando poi in crisi a causa della
revisione delle politiche dei singoli stati
che hanno creato incertezza e rischio di
impresa sia per i produttori di tecnologia
che per gli EPC costruttori di impianti.
In questo clima di transizione l’UE, pur
riconoscendo il valore dell’energia da
fonti rinnovabili, ha iniziato ad indagare
sulle quantità di incentivi e sulla modalità
di distribuzione: in fin dei conti si tratta di
contributi che sono in grado di distorcere i
delicati equilibri del mercato dell’energia.
I contributi dati a livello nazionale sono,
a conti fatti, degli aiuti di stato e pertanto
distorsivi del mercato comunitario: ci
sono numerosi esempi che testimoniano
come lo sviluppo di certe tipologie di
impianto sia stato maggiore in certi stati
rispetto ad altri solo per il più favorevole
incentivo. Molto eolico in Spagna ma
meno fotovoltaico, in Italia viceversa,
in Germania tantissimo fotovoltaico
nonostante l’irraggiamento sia basso
rispetto ai paesi mediterranei e così via.
In termini economici non si è cercata la
condizione ottima ma quella sub-ottima,
con pregiudizio delle condizioni globali di
mercato (Figura 3).
Le nuove Linee Guida comunitarie
L’UE ha introdotto, ad aprile 2014, le
nuove Linee Guida per gli aiuti di stato
con misure più restrittive in merito alla
compatibilità tra le regole del mercato
interno degli aiuti concessi per il
conseguimento del 20% di energia da
fonti rinnovabili entro il 2020. Le nuove
linee guida cercano anche di trovare un
equilibrio tra i diversi schemi nazionali per
le esenzioni (parziali) dal pagamento del
sostegno delle fonti rinnovabili applicabile
alle industrie energivore.
Le Linee guida introducono quattro nuove
aree nel campo di applicazione:
- aiuti sotto forma di riduzioni del
contributo al pagamento delle sovvenzioni
all’elettricità da energia rinnovabile;
- aiuti per le infrastrutture energetiche;
- aiuti per la generazione adeguata di
capacità elettrica;
- aiuti per la Cattura e lo Stoccaggio del
Carbonio (CCS).
Niente di veramente innovativo, tuttavia
una revisione per evitare le storture
del mercato indotte dall’incentivazione
differenziata nei diversi stati e una chiara
indicazione di convergenza nelle politiche
di incentivazione dei diversi stati finora
molto differenziate.
A livello mondiale, negli ultimi dieci
anni, gli investimenti nella produzione
di energia sono cresciuti notevolmente
RASSEGNA
ENERGIA