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considerevolmente negli ultimi anni

facendo crescere il comparto industriale

e anche la quantità di energia da fonte

rinnovabile complessivamente prodotta:

oltre il 15% sul totale in Europa ma meno

del 7% a livello mondiale.

Contemporaneamente gli studi dell’Ipcc sui

cambiamenti climatici hanno portato alla

certezza del legame con le emissioni dei

combustibili fossili e, di conseguenza, a

una ricerca di politiche per il contenimento

delle emissioni. I passi sono tuttavia

lenti e non commisurati all’allarme dato

dalla comunità scientifica e le numerose

COP (Conference of Parties) aderenti al

protocollo di Kyoto hanno dato risultati

alterni e dichiarazioni generiche di intenti.

Tuttavia è aumentata la sensibilità e, l’anno

scorso, anche Stati Uniti e Cina hanno

intrapreso un percorso per la riduzione

delle emissioni che comprende impegni

anche nella parte di generazione da fonti

rinnovabili.

L’Unione Europea ha dapprima introdotto

il meccanismo ETS per la riduzione delle

emissioni, quindi ha fissato degli obiettivi

vincolanti riguardanti l’aumento della

percentuale di energia rinnovabile al 20%

entro il 2020 e al 27% entro il 2030. Di

conseguenza, i singoli stati membri hanno

fissato degli obiettivi per l’utilizzo di energia

rinnovabile che vanno dal 10% di Malta al

49% della Svezia.

Intermittenza, distribuzione e costo

L’energia da fonti rinnovabili ha tre

caratteristiche principali di cui occorre

tener conto: l’intermittenza, la distribuzione

eterogenea e il costo capitale degli

impianti. L’intermittenza è la caratteristica

Il dibattito è aperto e non si fermerà per

un po’ di tempo nei mesi e negli anni a

venire. I termini del problema sono in

via di definizione in tempi di diminuzione

della disponibilità dei bilanci pubblici e di

crescente maturità delle tecnologie per la

generazione da fonte rinnovabile.

Da un lato ci sono gli obiettivi dell’Unione

Europea sulla penetrazione dell’energia

prodotta da fonti rinnovabili e sulle

percentuali da raggiungere nei prossimi 15

anni; dall’altro i bilanci sempre più ristretti

degli stati e la normativa sugli aiuti di stato.

Quest’ultima ha avuto una pesante

revisione nello scorso anno: la nuova

direttiva sugli aiuti di stato è dell’aprile

2014. È stato, infatti, riconosciuto che

l’attuazione di regimi incentivanti per

l’energia prodotta da fonti rinnovabili, può

non portare sempre al risultato di mercato

più efficiente e, che, in determinate

condizioni, gli aiuti di Stato possono essere

uno strumento adeguato per contribuire al

raggiungimento degli obiettivi dell’Unione e

dei relativi obiettivi nazionali. Per obiettivi si

intende un equilibrio tra obiettivi ambientali,

competitività dell’industria e sicurezza degli

approvvigionamenti energetici.

Questo secolo ha assistito a sviluppi

significativi nelle politiche a favore

dell’energia rinnovabile: se a inizio secolo

erano attive in 50 Paesi nel 2014 i Paesi

sono diventati 130. Le politiche energetiche

a sostegno delle rinnovabili sono state

declinate in diversi modi, da meccanismi

di mercato come i nostrani certificati verdi

fino alle tariffe incentivanti differenziate

per taglia e tecnologia. Il risultato è

venuto in un decennio: gli investimenti

per le energie rinnovabili sono aumentati

peculiare di molte fonti rinnovabili: difatti

convertendo in energia quanto arriva

dal sole o da altre forme di energia

come il vento o l’acqua è difficile fare

una previsione, se non statistica, della

quantità di energia prodotta e dei tempi

e modi di immissione in rete; per questo

motivo l’energia da fonte rinnovabile ha

una priorità di dispacciamento, ovvero,

rispetto ad altre fonti programmabili

come gli impianti a fonti fossili, viene

obbligatoriamente ritirata quindi distribuita

in rete nel momento in cui viene prodotta.

La distribuzione eterogena è un’altra

caratteristica: le fonti rinnovabili non sono,

nella maggior parte dei casi, ‘estraibili’ e

quindi trasportabili per essere convertite

in energia in impianti distribuiti nel modo

migliore sulla rete di distribuzione e

trasporto. Le fonti rinnovabili vanno

‘catturate’ e convertite in energia laddove

sono abbondanti e reperibili: quindi la

connessione alla rete deve essere portata

fino all’impianto, oppure, ove possibile,

bisogna rendere l’impianto a completo

servizio dell’utenza; questo è possibile

distribuendone sul territorio molti ma

di taglia più piccola a uso specifico

dell’utenza locale.

A questo punto viene l’altra peculiarità,

ovvero l’alto costo iniziale degli

impianti: una turbina eolica, un impianto

fotovoltaico o una centrale idroelettrica

ci mettono molti anni per ammortizzare

l’investimento iniziale se paragonati a

impianti tradizionali, o, almeno, così

accadeva fino ad alcuni anni fa.

Nell’ultimo decennio è accaduto che

l’energia da fonti rinnovabili è stata

incentivata, anche pesantemente e

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n.17 marzo 2015

SENZA INCENTIVI