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Il 3 dicembre 2014, all’età di 70 anni, è
mancato all’affetto dei suoi cari il dottor
Romano Pagnotta, collega esemplare
per caratura scientifica e umana allo
stesso tempo. Dopo le prime esperienze
lavorative al Cnen (oggi Enea Casaccia)
e poi all’Istituto Superiore di Sanità,
è stato assunto nel 1972 al CNR e
da allora ha prestato servizio presso
l’Istituto di Ricerca SulleAcque (Irsa).
Fin dall’inizio ha affrontato le tematiche
relative al controllo della diffusione degli
inquinanti negli ecosistemi acquatici
dedicandosi alla definizione dei criteri di qualità per la
protezione della qualità delle acque. È stato responsabile
del servizio Qualità delleAcque (una delle tre articolazioni
dell’Irsa) dal 1992 al 2008 e responsabile della sezione di
Idrobiologia dell’Irsa di Brugherio dal 1994 al 2008. Nel
novembre 2007 è stato nominato direttore ff dell’Irsa,
incarico che ha mantenuto fino al settembre 2008.
Nella sua lunga carriera ha avuto importanti responsabilità
in progetti di rilievo nazionale quali il progetto Prisma
(Programma di Ricerca e Sperimentazione per la
salvaguardia del MareAdriatico), ed è stato membro
di commissioni di grande rilievo nazionale, quali la
Commissione per la Valutazione degli Impatti Ambientali (VIA)
istituita presso il ministero dell’Ambiente dal 1993 al 2001, e
internazionali, tra le quali la Commissione per la Protezione
delleAcque italo-svizzere e la Commissione per la Protezione
del MareAdriatico, distinguendosi per l’indirizzo scientifico
dato alle ricerche promosse e per aver saputo sviluppare
una rete di scambio di competenze scientifiche in situazioni
politicamente molto complesse. Ha fatto parte di molteplici
commissioni e comitati e per oltre 10 anni è stato membro
del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano di Idrobiologia
del CNR, poi diventato Istituto per lo Studio degli Ecosistemi.
Si è sempre dedicato con entusiasmo, determinazione
e senza riserve alle molteplici attività che lo hanno visto
coinvolto per il successo non tanto personale quanto del
CNR e dell’Irsa che ha rappresentato con onore. Dopo il
suo pensionamento per limiti di età e nonostante la malattia
che lo stava minando progressivamente ha continuato
a collaborare con l’Irsa mettendo a disposizione la sua
esperienza, la sua capacità di relazione con gli enti pubblici
e il Ministero dell’Ambiente in particolare, promuovendo
collaborazioni e convenzioni. Ha rappresentato l’istituto
in tante occasioni giornalistiche facendosi
apprezzare per la sua capacità di rendere i
temi scientifici chiari e accessibili a tutti.
Dal 2011, su richiesta del suo stimatissimo
amico e collega Paolo Berbenni, aveva
accettato di entrare a far parte del comitato
tecnico-scientifico di
Energie &Ambiente
oggi
contribuendo in prima persona,
o invitando i suoi colleghi, a scrivere
articoli divulgativi di notevole spessore
scientifico sul tema della gestione e
della protezione delle risorse idriche.
Ad un’intelligenza pronta, capace di
cogliere prima di altri possibili sviluppi e/o criticità di
alcuni problemi, e una cultura molto vasta ha affiancato
un gran pragmatismo che forse lo ha aiutato ad affrontare
con estrema razionalità le difficoltà della sorte.
Non va dimenticato il suo lato umano, sempre attento
al personale; era l’unica persona in grado di ricordarsi
sempre tutti i compleanni delle persone con cui
collaborava a Roma o nelle altre sedi. Pur colpito dalla
malattia, ha cercato di partecipare a tutte le riunioni dei
progetti che aveva promosso e in queste occasioni
i suoi interventi sono stati sempre preziosi perché
capaci di riportare l’equilibrio tra posizioni talvolta in
disaccordo, con grande capacità di mediazione ma anche
di visione lucida e serena in situazioni anche critiche.
Ha collaborato con l’Irsa fino allo scorso luglio quando,
costretto dalla malattia, ha dovuto arrendersi perché le forze
non glielo consentivano più. Abbiamo seguito l’evoluzione
della sua malattia negli ultimi anni e apprezzato la grande
dignità e la forza con cui ha saputo affrontarla, ogni volta
che gli si poneva la domanda “come va” vedendolo deperire
giorno dopo giorno ha sempre risposto “bene” o al massimo
“discretamente” come a non voler rattristare degli amici,
eppure dentro di lui si muovevano emozioni ben differenti.
Riusciva a stare vicino alle persone in difficoltà, dimostrando
la sua solidarietà nei momenti più difficili. Gli ultimi anni
di malattia lo hanno reso ancora più attento a coloro che
soffrivano in situazioni simili ai quali ha saputo indirizzare
parole uniche di incoraggiamento e forza. Con lui la
comunità scientifica perde un protagonista autentico e
sempre efficace nel garantire il progresso delle conoscenze
con un innato equilibrio nell’assunzione delle decisioni
più delicate. Gli amici perdono un punto di riferimento
pronto ad ascoltare e dare consigli disinteressati.
UN SALUTO A ROMANO PAGNOTTA,
COLLEGA E AMICO ESEMPLARE
ATTUALITÀ
12
n.17 marzo 2015