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n.17 marzo 2015

EDITORIALE

EDITORIALE

I

l tema scelto per la Giornata Mondiale dell’Acqua 2015

(Acqua e sviluppo sostenibile) è un invito a superare

l’approccio tradizionale alla risoluzione dei problemi (un

settore alla volta, un professionista alla volta ecc.) e cercare

di ragionare in una visione integrata e multidisciplinare. Nelle

passate giornate dell’acqua si erano affrontati temi specifici,

da ultimo, nel 2014, il rapporto ‘acqua–energia’. Quest’anno

l’ONU ci invita a fare tesoro dei precedenti appuntamenti e

dare risalto al ruolo dell’acqua nello sviluppo sostenibile.

È proprio l’approccio interdisciplinare che può permetterci di

fare significativi passi in avanti per raggiungere gli obiettivi

richiesti dalla Direttiva Quadro Acque. Il 22 dicembre 2015

scadrà il termine per il raggiungimento del ‘buono stato

ecologico’ dei corpi idrici.

Ad oggi, almeno per quanto riguarda l’Italia, siamo molto

lontani dal raggiungimento di questi obiettivi. Sebbene siano

stati fatti importanti sforzi per quanto riguarda lo stato chimico-

fisico dei corpi idrici, anche grazie all’impulso dato dal nuovo

sistema di regolazione attuato dall’Autorità per l’energia

elettrica, il gas e i servizi idrici (Aeegsi), non sono stati fatti

grandi progressi per migliorare le condizioni delle comunità

biologiche (pesci, macroinvertebrati, flora acquatica), oltre che

la sua qualità idromorfologica (regime idrologico, condizioni

morfologiche, continuità fluviale...).

Lo stato idromorfologico di un corpo idrico è oggi alterato da

numerose pressioni tra cui l’uso del territorio. Questo è il tipico

ambito in cui un approccio interdisciplinare, tanto auspicato

ma poco attuato, permetterebbe un miglioramento della qualità

dei nostri corpi idrici e, come sostengo da tempo, anche ad un

risparmio di risorse economiche.

Laddove non si possano raggiungere gli obiettivi, l’Unione

Europea ha previsto di derogare attraverso un’esaustiva

analisi delle motivazioni (es. definizione dei corpi idrici

altamente modificati), anche di tipo socio-economiche (costi

sproporzionati): dunque l’interdisciplinarietà è di nuovo la

chiave di volta per affrontare il tema della gestione delle

risorse idriche. Anche questa opportunità è stata ridotta ad una

mera compilazione di scartoffie.

In Italia, per troppo tempo, si è rimandata la decisione di

agire, forse ipotizzando che il compito fosse di qualcun altro,

a cui abbiamo delegato le scelte. Personalmente ritengo

che l’acqua (quella che scorre nei fiumi per intenderci)

sia un bene comune. Traendo spunto da una interessante

discussione avviata dal collettivo di scrittori Wu Ming, mi piace

ricordare che il termine latino Commūnis significa ‘comune’,

‘pubblico’ e che il temine Mūnĭa significa ‘doveri’. Dunque,

Cum mūnis significa ‘con doveri’, ‘con obblighi’. Quindi acqua

‘bene comune’ significa, oltre al diritto di poterne usufruire

liberamente, anche il dovere di ciascuno a tutelarla e a

restituire alla natura l’acqua come è stata prelevata (magari in

condizioni anche migliori).

Dunque è compito di tutti prendersi carico della tutela del

bene acqua (meglio se estendendo il concetto al bene fiume),

attraverso le proprie competenze e ruoli.

L’utente del servizio idrico integrato, che usufruisce dell’acqua

per la sua vita quotidiana, deve farsi carico anche del

ripristino delle qualità della risorsa utilizzata sostenendo

economicamente, attraverso la bolletta, gli impianti tecnologici

atti al trattamento dei reflui. Il regolatore deve definire metodi

tariffari e altri strumenti di sua competenza che permettano di

tutelare contemporaneamente la qualità del servizio, gli utenti,

i gestori e l’ambiente. I progettisti devono uscire dalla loro

torre d’avorio e imparare a discutere con biologi, naturalisti,

economisti ecc, per cercare di trovare soluzioni innovative

alla soluzione dei problemi e non rifugiarsi solo nelle soluzioni

‘infrastrutturali’. Dunque è necessario l’impegno di tutti per

poter dare un forte impulso in questo anno che ci manca al

‘primo esame’ della Water Framework Directive.

Alessandro de Carli

Acqua e sviluppo

sostenibile

EDITORIALE