Energia_Ambiente_12 - page 62

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n.12 novembre 2013
ACQUA
SOLUZIONI
Le acque reflue depurate, prima della loro immissione nel
corpo idrico ricettore, devono avere caratteristiche chimico-
fisiche ben definite e devono essere state sottoposte ad un
processo di disinfezione, cioè ad un trattamento in grado di
abbattere batteri, virus e parassiti fino a garantire la sicurez-
za dell’effluente.
L’abbattimento dei patogeni si ottiene tradizionalmente nelle
acque reflue trattate per dosaggio di sostanze ossidanti con
forte azione disinfettante: il cloro (come ipoclorito, che è sta-
to fino a pochi anni fa il trattamento più diffuso), il biossido di
cloro, l’ozono e, più di recente, l’acido peracetico.
Tali disinfettanti non sono però sempre in grado di abbatte-
re efficacemente e velocemente alcuni dei composti organici
che sempre più costituiscono una importante fonte di inqui-
namento delle acque, quali ad esempio i composti organici
volatili, gli idrocarburi policiclici aromatici ed i PCB (policlo-
robifenili).
Tali composti, assieme a TOC e COD in genere, vanno as-
solutamente rimossi, specialmente in caso di riuso dei reflui,
bonifica di acque inquinate, depurazione delle acque di pro-
cesso.
Molto efficaci in questo senso e soprattutto molto veloci nella
loro azione sono i cosiddetti ‘Processi di Ossidazione Avan-
zata’ o ‘AOP, Advanced Oxidation Processes’, che sfruttano
la formazione in acqua di radicali ossidrile, OH
.
, caratteriz-
zati da altissima reattività ed enorme potere ossidante. Tali
radicali si ottengono tramite l’impiego di uno o più agenti os-
sidanti immessi in acqua ed attivati dalla radiazione ultra-
violetta. Le combinazioni più comunemente impiegate sono:
H
2
O
2
/UV; O
3
/UV; H
2
O
2
/O
3
; H
2
O
2
/O
3
/UV; Processo Fenton; Pro-
cesso Foto-Fenton.
La somma di più ossidanti oppure l’impiego combinato di uno/
due ossidanti ed UV permette di ridurre la quantità di reagen-
te necessaria per ottenere il risultato atteso. Alla fine dell’os-
sidazione l’eccesso di reagente che rimane nel refluo trattato
deve essere rimosso per evitare danni al corpo recettore. A
questo scopo è necessario misurare la concentrazione del
reagente (O
3
oppure H
2
O
2
) nell’effluente in modo preciso ed
affidabile.
La misura degli ossidanti in queste condizioni è però critica,
perchè la soluzione in analisi può ancora contenere sostanze
inquinanti che interferiscono nella misura e sostanze in so-
spensione che possono depositarsi sugli elettrodi riducendo-
ne la sensibilità.
La cella 606
CLR ha installato, in questo tipo di applicazione, la cella 606
per l’analisi selettiva degli ossidanti (in questo caso di Ozono
O
3
e/o di perossido di idrogeno, H
2
O
2
)
Queste celle funzionano con principio polarografico ed hanno
tre elettrodi: misura, controelettrodo e riferimento. Sceglien-
do opportunamente sull’unità elettronica associata il poten-
ziale imposto agli elettrodi è possibile rendere la cella seletti-
va ai diversi ossidanti, minimizzando l’interferenza degli altri
ossidanti presenti nel campione.
Esse sono in grado di garantire elevata sensibilità, precisio-
ne, stabilità e basse necessità di manutenzione anche in con-
dizioni molto gravose.
La misura di ossidanti forti risulta difficoltosa in quanto la
soluzione è particolarmente reattiva; ad esempio nelle celle
con autopulizia a spazzola, le spazzole vengono aggredite
IL CONTROLLO
DELL’OZONO
NELLA DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE
Nei Processi di Ossidazione Avanzata è importante
misurare in modo preciso ed affidabile la concentrazione
degli ossidanti. Il sistema messo a punto da CLR
garantisce elevata sensibilità, precisione, stabilità e
basse necessità di manutenzione anche in condizioni
molto gravose.
Lidia Gilardoni*
*CLR Srl
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