Energie_Ambiente_11 - page 28

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n.11 settembre 2013
confronto in Figura 2. Le superfici richieste
sono decisamente rilevanti: per realizzare
un impianto con configurazione Vssf+Hssf
per una comunità di 1.000 AE è necessario
disporre di un’area di 3.000-6.000 m
2
o
superiore, a seconda delle linee guida
considerate e degli obiettivi di qualità
nell’effluente.
L’esigenza di ampie superfici è una
condizione particolarmente limitante in
presenza di intensa urbanizzazione, zone
agricole di pregio o nel caso di ambienti
montani. Nel caso di comunità servite da
fosse settiche, queste possono essere
sfruttate come pre-trattamento per l’impianto
CW, ma obbligano a realizzare l’impianto
nella zona limitrofa per evitare costosi
pompaggi o prolungamenti della rete.
Nel dimensionamento assume un ruolo
fondamentale anche il materiale di
riempimento, costituito da sabbia e ghiaia.
Se da una parte è necessario assicurare una
adeguata conducibilità idraulica del filtro,
per favorire l’infiltrazione sub-superficiale
evitando intasamenti, d’altra parte l’uso
di materiale sabbioso/ghiaioso troppo
grossolano offre una limitata superficie
specifica per il biofilm batterico e presenta
una scarsa efficienza di filtrazione. Per i
sistemi Vssf, alcune linee guida indicano
conducibilità idraulica di 10
-3
-10
-4
m/s,
mentre per sistemi Hssf vengono indicati
valori superiori a 10
-3
m/s. La granulometria
dei materiali di riempimento ottimali per
i sistemi Vssf e Hssf secondo le varie
linee guida è mostrata in Figura 3 (sono
rappresentate forme poligonali semplificate
per una migliore comparazione grafica dei
parametri guida). In generale,
le linee guida raccomandano
di utilizzare materiali con curve
granulometriche compatte e
regolari (DWA, 2006).
Il reperimento di materiale con
granulometria e conducibilità
idraulica corrispondenti alle
linee guida, in cave di inerti per
calcestruzzi ed edilizia a distanza
ragionevole dall’impianto da realizzare, non
è sempre facile. Inoltre materiali non lavati
hanno una significativa presenza di frazioni
granulometriche fini, che possono causare
drastica riduzione della conducibilità idraulica
anche se compatibili con d
10
e d
60
. Infatti,
la conducibilità idraulica di un materiale
sabbioso diminuisce significativamente in
presenza di sabbie molto fini o limi anche se
in piccole quantità (5-10%).
Il rischio di clogging è un’altra criticità dei
sistemi CW a flusso sub-superficiale, che ha
indotto a ridurre gradualmente la vita utile
di tali sistemi, che da ottimistiche stime del
passato in 50-100 anni, può scendere a 10
anni, o meno se intercorrono inadeguate
modalità progettuali o costruttive (inerenti
granulometria, disposizione materiale
filtrante, distribuzione e drenaggio del refluo).
L’accumulo progressivo di solidi nel filtro
può gradualmente ridurre la porosità e il
tempo di residenza del refluo, con riduzione
dell’efficienza depurativa, fino ad arrivare al
completo intasamento del filtro, che costringe
alla sostituzione del materiale di riempimento.
Del resto i sistemi CW sono processi di
depurazione senza produzione di fanghi
di supero (la biomassa di supero è la
vegetazione epigea tagliata periodicamente)
e quindi è inevitabile che parte dei solidi
non biodegradabili alimentati con il refluo
si accumulino nel sistema causando un
riempimento progressivo. Nel caso di
sovraccarico di solidi si osserva l’aggravarsi
del clogging ed è quindi sempre indicato un
efficiente trattamento primario del refluo (con
fossa settica o vasca Imhoff) per rimuovere
i solidi sedimentabili. Il rischio di clogging
è una delle forti motivazioni che richiedono
che le soluzioni innovative vengano testate
e monitorate per tempi prolungati e sotto
diverse condizioni stagionali e di carico.
Il ruolo depurativo attribuito alle piante è
stato ridimensionato negli anni, riconoscendo
il ruolo fondamentale ai processi fisici e
microbiologici che si sviluppano a livello
sub-superficiale. Per esempio la quantità
di azoto e fosforo assimilati dalle piante
rappresenta solo il 10% circa della massa
rimossa dal sistema (Vymazal, 2005). Le
piante però, come sottolinea il termine “root-
zone method” utilizzato da Brix nel 1987 non
sono eliminabili poiché permettono di creare
Figura 2 - Intervalli di superÀcie speciÀca indicati da varie linee guida per il
dimensionamento di sistemi Hssf e Vssf
Figura 3 - Confronto di massima tra le granulometrie
indicate dalle varie linee guida per i sistemi Hssf e Vssf
RASSEGNA ACQUE REFLUE
1...,18,19,20,21,22,23,24,25,26,27 29,30,31,32,33,34,35,36,37,38,...86
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