Energia_Ambiente_12 - page 16

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n.12 novembre 2013
numero crescente di economisti e analisti
energetici sta sfidando le ipotesi e i metodi
alla base di questi studi. Nessuno contesta
le opportunità delle politiche di efficienza
energetica, solo si contesta la reale efficacia,
sottolineando di non sopravvalutare la
loro energia e il potenziale di risparmio
di carbonio. È il momento di ripensare
l’efficienza come il topic privilegiato nelle
strategie dei governi nazionali per il clima.
Questo non vuol dire abbandonare
l’efficienza ma solo conferirle il giusto peso
nelle politiche ambientali. Le politiche
di decarbonizzazione e riduzione delle
emissioni si concentrano, principalmente, su
due indici: l’intensità energetica e l’intensità
di carbonio e su come possano essere
ridotti.
Il primo obiettivo è di ridurre l’intensità
energetica dell’economia - cioè quanta
energia è necessaria per produrre
un’unità di attività economica. Nel corso
dell’ultimo secolo, l’intensità energetica è
migliorata a livello mondiale di circa l’1%
l’anno. Il secondo obiettivo è quello di
diminuire la quantità di carbonio per unità
di energia prodotta: il tasso è migliorato
dello 0,3% annuo nell’ultimo secolo ed è
tendenzialmente nullo nell’ultimo ventennio;
ovvero, a livello globale, ci vuole sempre
la stessa quantità di carbonio per produrre
energia.
Quindi le politiche per l’’efficienza energetica
per essere ambientalmente efficace,
dovrebbero essere in grado di diminuire
l’intensità energetica di una specifica nazione
a un tasso maggiore di quanto non stia già
accadendo, quindi a un tasso superiore
all’1%. La maggioranza degli esempi di
diminuzione dell’intensità energetica a un
tasso del 2% annuo sono stati, nell’ultimo
ventennio, operati da UK, Polonia, Irlanda,
dove le politiche di efficienza energetica
hanno avuto un ruolo marginale rispetto al
cambiamento
della
struttura economica dei paesi che sono
passati da una economia principalmente
industriale a una più focalizzata sui servizi.
Dalla teoria ai fatti
Senza entrare nel merito dei numeri e delle
assunzioni dei diversi report si rileva come le
previsioni si scontrino con alcune situazioni.
La prima è che, spesso, si ha una spaccatura
degli incentivi: ovvero, sebbene l’efficienza
sia win-win, in realtà gli attori che pagano
per l’efficienza non sono spesso gli stessi
che ricevono i benefici a cui si aggiungono le
asimmetrie informative, ovvero la mancanza
di consapevolezza che una maggiore
efficienza può pagare per se stessa. E gli
economisti avvertono che ci sono sfide
spesso nascoste associate al superamento di
questi ostacoli.
La seconda è il limite di profittabilità delle
misure di efficienza
energetica, ovvero
il tasso di rendimento percepito come limite
per un investimento è, mediamente, del 33%
per una azienda e del 20% per un singolo
quando le misure di efficienza risultano
sempre inferiori a questo limite ‘percepito’.
Infine la terza situazione che metterebbe in
discussione i potenziali guadagni di efficienza
è l’effetto di rimbalzo, ovvero i miglioramenti
di efficienza che riducono il costo dei servizi
energetici potrebbero essere in grado di
innescare un aumento della domanda di
energia che può erodere gran parte del
risparmio energetico e dei benefici sul clima.
Tornando all’indagine, già citata,
dell’Osservatorio Domotecnica, si vede
come la situazione sia analoga tra l’indagine
demoscopica e la teoria economica.
Quello che occorre per sbloccare il potenziale
economico delle politiche di efficienza
energetica (e lo sviluppo economico ad esso
collegato) è superare questi problemi, ovvero
trovare il modello commerciale (business
model) affinché l’efficienza energetica sia
vista come un vero prodotto ‘vincente’.
Per fare questo occorre da un lato vincere
le diffidenze verso le nuove tecnologie,
ovvero trovare modalità comunicative nuove
per illustrarne i benefici, dall’altro trovare il
metodo per rendere accettabile la profittabilità
di un investimento in efficienza energetica.
Per il fotovoltaico la soluzione è stata di dare
a pioggia incentivi con una finestra temporale
larghissima, 20 anni, rendendo, praticamente,
l’investimento in energia solare equiparabile a
una obbligazione, un prodotto finanziario con
RASSEGNA EFFICIENZA ENERGETICA
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