Le difficoltà nell’applicare un’agricoltura “intelligente” dal punto di vista del clima

Pubblicato il 19 settembre 2013

I risultati preliminari di un progetto volto ad aiutare gli agricoltori del Malawi, del Vietnam e dello Zambia ad adottare un approccio di cosiddetta agricoltura “intelligente” dal punto di vista del clima mostrano quanto sia difficile per molti di essi impiegare metodi innovativi che vadano in questa direzione. Invece in alcuni casi si stanno trovando soluzioni efficaci per far fronte ai problemi posti del cambiamento climatico, come ad esempio le piogge tardive.
“Al fine di ampliare le opzioni disponibili, ed aiutare gli agricoltori nella transizione, riteniamo siano necessari maggiori investimenti, provenienti sia dai tradizionali finanziamenti agricoli, che da finanziamenti specifici per il clima come il Green Climate Fund”, ha affermato Leslie Lipper, leader dell’Economics and Policy Innovations for Climate-Smart Agriculture (EPIC), il programma che promuove il progetto.
Lanciato nel gennaio 2012, il progetto FAO-Comunità Europea di 5,3 milioni di euro e della durata di tre anni, promuove in ogni paese un approccio a un’agricoltura “intelligente” dal punto di vista del clima, sostenendo attività che vanno dalla ricerca, alla promozione di politiche, a proposte d’investimento.
Una delle principali attività del progetto è individuare pratiche agricole che siano “intelligenti” rispetto alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.
Nell’ambito del progetto, ad esempio, è stata studiata la cosiddetta “agricoltura di conservazione”, che implica una lavorazione ridotta del terreno, la copertura permanente del suolo e la rotazione delle colture. La pratica è stata promossa dai governi di Malawi e Zambia.
L’agricoltura conservativa può, almeno potenzialmente, aumentare la produttività, e aiutare gli agricoltori ad adattarsi al cambiamento climatico mediante una migliore qualità del terreno e una maggiore ritenzione idrica. Promuove inoltre il sequestro del carbonio imprigionandolo nel suolo.
Lo studio del progetto mostra che molti agricoltori nei due paesi hanno però incontrato difficoltà nell’adottare il pacchetto completo di pratiche di agricoltura conservativa, perché, ad esempio, i contadini hanno bisogno dei residui vegetali per l’alimentazione animale al posto della copertura del suolo. In alcuni casi gli agricoltori erano troppo poveri per aspettare diverse stagioni di coltivazione prima di poterne cogliere i benefici.
Nell’ambito del progetto si è notato che il cambiamento climatico sta già indicando quali pratiche agricole funzionano meglio e questo potrebbe far aumentare l’interesse per l’agricoltura di conservazione.
In Zambia, l’analisi dei dati climatici ha mostrato che in alcune zone la stagione delle piogge inizia sempre più tardivamente. E poiché le semine vengono fatte solo dopo le prime piogge, piogge tardive significano un ritardo nelle semine e questo può accorciare notevolmente la stagione di crescita.
Gli agricoltori di queste aree di precipitazioni variabili e d’insorgenza tardiva delle piogge, sono stati i più propensi ad adottare le pratiche di agricoltura di conservazione, che ha il vantaggio di preparare il terreno prima che arrivino.



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