Dati ambientali Istat: le città italiane tra PM10, traffico e mobilità
Sono stati pubblicati da Istat i dati ambientali nelle città, in merito alla qualità dell’ambiente urbano.
Nel 2013, per il secondo anno consecutivo, si riducono i tassi di motorizzazione nei capoluoghi di provincia. Più marcato il calo della domanda di trasporto pubblico locale.
Si diffondono le iniziative a favore della mobilità sostenibile: cresce l’offerta di car sharing, presente in 23 città (soprattutto al Nord) e quella di bike sharing, attivato in 66 città. Dei 116 capoluoghi, 36 dispongono di almeno 34 km di piste ciclabili.
In 17 capoluoghi sono state attuate politiche di limitazione della circolazione del traffico privato di tipo sia emergenziale, sia programmato; 28 capoluoghi hanno limitato la circolazione solo con blocchi programmati. Sono 88 i Comuni che nel 2013 hanno effettuato attività di misurazione del rumore finalizzate alla verifica del rispetto dei valori limite imposti dalla normativa. Nel 2013, il verde urbano pubblico rappresenta il 2,7% del territorio dei comuni capoluogo di provincia, oltre 577 milioni di m2 che corrispondono ad una disponibilità media di 32,2 m2 per abitante.
Ricadono in “aree naturali protette” oltre 3.200 km2 del territorio dei capoluoghi. In 43 comuni è stata individuata una rete ecologica, a tutela del mantenimento della biodiversità anche in ambito urbano. Sono 57 le amministrazioni che hanno attivato orti urbani da dare in gestione ai cittadini.
Per ciò che riguarda la qualità dell’aria il quadro generale dell’Istat indica un miglioramento per il PM10 al Centro, una situazione negativa al Nord e critica in Campania.
Nel corso del 2013, con l’obiettivo di accrescere l’efficienza e abbattere i costi della rete di monitoraggio della qualità dell’aria, sono state dismesse le centraline non rispondenti ai criteri scientifici indicati del DLgs. 155/2010: ne sono rimaste operative 314 contro le 340 ancora attive nel 2012. Le centraline di traffico rappresentano la tipologia di stazione più diffusa.
In 44 capoluoghi, tra i 101 in cui il PM10 è stato monitorato nel 2013, si è registrato un superamento per più di 35 giorni durante l’anno del valore limite fissato per la protezione della salute umana.
Dopo il picco registrato nel 2011, è confermato il trend di riduzione rispetto all’anno precedente. Tuttavia tale miglioramento è dovuto quasi interamente alla riduzione dei superamenti tra i capoluoghi del Centro e solo in minima parte tra quelli del Nord dove il problema è maggiormente diffuso.
In questa ripartizione, nonostante gli sforzi che hanno comunque portato ad un miglioramento negli ultimi anni, si conferma un quadro complessivamente negativo, dovuto, in particolare, alla geomorfologia del bacino padano che è oggetto di approfonditi studi da parte delle agenzie regionali dell’ambiente Il numero massimo di giorni di superamento del limite per la protezione della salute umana previsto per il PM10, si registra prevalentemente in corrispondenza di stazioni di tipo traffico, in quelle di fondo e nelle centraline industriali.
Nel 2013 i primi dieci comuni per numero di giorni di superamento del PM10 sono in prevalenza nel Nord. Torino, che ha registrato un aumento dei giorni di superamento rispetto all’anno precedente, si colloca nella non invidiabile prima posizione. Ad eccezione di Cuneo e Verbania, tutti gli altri capoluoghi del Piemonte e la totalità dei lombardi hanno registrato più di 35 giornate. Tra le città del Veneto e dell’Emilia-Romagna, solo Belluno e Forlì rimangono sotto la soglia fissata dalla normativa, ma il numero di giorni di superamento è complessivamente più contenuto.
Peggiora l’inquinamento da polveri a Napoli e a Salerno e in generale nei capoluoghi campani che, con la sola eccezione di Caserta, superano fortemente i limiti normativi. Sono 7 le grandi città dove non si verificano superamenti per un numero di giorni superiore alla soglia fissata a tutela della salute umana, ma in quasi tutte il numero di superamenti diminuisce rispetto al 2012.
Nel 2013 le limitazioni della circolazione sono applicate, nella generalità dei capoluoghi, solo a parti del territorio comunale.
Considerando i capoluoghi che nel biennio 2012-2013 sono inclusi tra i primi dieci per numero di giorni di superamento del limite della media giornaliera del PM10, tutti hanno, in varia misura, attuato forme di limitazione della circolazione. La maggior parte delle misure è, invece, di tipo programmato, in funzione della non episodica condizione negativa della qualità dell’aria.
Queste misure sono applicate per un elevato numero di giornate nell’arco del 2013 e sono rivolte alle auto maggiormente inquinanti. Non sembrano tuttavia avere un grosso impatto nel ridurre i livelli di particolato, anche perché le auto con questi standard emissivi rappresentano una quota ridotta sul totale, soprattutto nei capoluoghi del Centro-Nord. Indicativa in tal senso la condizione dei capoluoghi lombardi, dove le misure di limitazione programmate della circolazione sono indirizzate ai soli veicoli maggiormente inquinanti, quasi ovunque pari o inferiori al 40% del complessivo parco circolante.
Istat: http://www.istat.it
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