Uomini_Imprese_giugno_2014 - page 44

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giugno 2014
Africa, continente
che corre veloce
diMarinellaCroci
Finoadieciannifal’Africaerailcontinentesenzasperanze.Secondoglianalisti,enelle
conclusionididiversistudideimaggioriistitutimondialidicredito,oggiquest’area
delmondorappresentailmercatodelfuturo.PIL,consumietecnologie:nellamappa
deimercatiemergentisiguardaconinteresseall’Africacomeaunazonasullaquale
scommettereperleimpresechevoglionoesportare
L’
Africa: un continente che corre.
Negli ultimi decenni le economie
mondiali sono state sconvolte da
cambiamenti radicali che hanno letteral-
mente travolto i Paesi su tutti i fronti, da
quello economico, finanziario e politico a
quello ambientale, sociale e umanitario.
I cambiamenti portano con sé opportuni-
tà, ma anche numerosi rischi, come la crisi
del lavoro o i danni ambientali, evidenziati
nel recente rapporto della Banca Mon-
diale sulla gestione del rischio (World De-
velopment Report 2014, Risk and Oppor-
tunity: Managing Risk for Development).
La stessa mappa dei mercati emergenti
è estremamente articolata e in continua
evoluzione, con evidenti squilibri sociali,
instabilità politica, persistente corruzio-
ne ed estenuante burocrazia, accordi mai
conclusi ecc. In questo scenario nebuloso
si guarda con attenzione alle economie
emergenti azzardando ipotesi di sviluppo
più o meno rapido, più o meno consisten-
te, difficilmente confutabili. Si guarda ai
Paesi asiatici, ma anche al Medio Oriente,
ai Brics e all’Africa. Si, ai Paesi africani che,
nonostante la dilagante povertà, sembra-
no ridestare interessi assopiti, complici un
più alto livello di istruzione e tenore di vi-
ta, con la tecnologia che bussa alle porte e
non può essere ignorata a lungo.
Disuguaglianze e mercato globale
Per la Banca Mondiale nel 2014 le econo-
mie emergenti si apprestano a sperimen-
tare la crescita tanto prospettata seppur
strettamente dipendente dalla lotta alla
povertà e all’introduzione di ampie rifor-
me strutturali che promuovano la creazio-
ne di lavoro, rafforzino i sistemi finanziari
e assicurino assistenza sanitaria e sociale.
Nei Paesi africani, per esempio, la fram-
mentazione del territorio impedisce di
sfruttare le opportunità commerciali oltre
confine, che potrebbero generare posti di
lavoro, mentre lo scambio all’interno della
regione presuppone l’abbattimento delle
barriere esistenti, che pesa maggiormente
sul piccolo commercio locale. Il Global Eco-
nomic Prospects (GEP) della World Bank
parla di una crescita nei Paesi in via di svi-
luppo dal 4,8% nel 2013 al 5,3% nel 2014,
per salire lievemente al 5,5% nel 2015 e al
5,7% nel 2016, una crescita inferiore del
2,2% rispetto al periodo 2003-07 ma signi-
ficativa rispetto a quella degli anni Ottanta
e Novanta. Alcuni Paesi dovrebbero regi-
strare prestazioni decisamente migliori,
come l’Angola (8%). Secondo il rapporto,
le economie dei Paesi nordafricani restano
depresse a causa dell’instabilità politica in
Egitto e dello stallo in Tunisia. Un’analisi
dell’area nordafricana e mediorientale,
considerata come unica regione, indica una
proiezione di crescita del 2,8% nel 2014,
per salire al 3,3% nel 2015 e al 3,6% nel
2016, ben al di sotto del suo potenziale.
Diverso è il caso dei Paesi dell’Africa sub-
sahariana, le cui economie sono cresciute
nel 2013 sostenute dalla intensa doman-
da interna, riportando una previsione di
aumento del PIL reale della regione del
4,7%. In numerosi Paesi la disoccupazione
e la povertà restano però una piaga so-
ciale. Escludendo il Sud Africa, la crescita
media per il resto della regione è stata pari
al 6%. I Paesi esportatori di petrolio (An-
gola, Gabon, Nigeria) hanno registrato un
1...,34,35,36,37,38,39,40,41,42,43 45,46,47,48,49,50,51,52,53,54,...70
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