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intitolato: ‘Comunità d’acque.
Le utenze del Mella e la
storia del Consorzio generale
federativo’, pubblicato nel
2012. Anche in questo
caso è stato ricostruito
il complesso sistema di
canali che attraversavano
la città per convogliare le
acque di tre derivazioni del
fiume Mella denominate
Garza, Bova e Celato. Le
loro acque assicuravano
l’approvvigionamento idrico
e rappresentavano le fonti
di energia per numerose
fabbriche all’interno del
tessuto urbano e svolgevano
anche funzione difensiva
scorrendo lungo l’antico
sistema murario della città.
L’acqua a Bologna
Ben merita il titolo di ‘città
d’acque’ Bologna, posta ai
piedi delle colline e con un
dislivello delle sue varie
parti fra 40 e 70 metri, è
attraversata dal torrente
Aposa, le cui acque non erano
sufficienti per le necessità
della città per cui, a partire
dal Medioevo, sono stati
costruiti due canali derivati
dal fiume Reno, a ovest della
città, e dal fiume Savena, a
est. Grazie a questi canali e
alle numerose derivazioni la
città poté dotarsi di un porto
e incoraggiare l’insediamento
di numerose fabbriche
alimentate da energia idrica
che ne fecero una vera e
propria città proto-industriale.
Questo sistema idrico, ormai
in gran parte sotterraneo e
non più visibile, ha lasciato
profonde tracce nella
toponomastica e nel ricordo
collettivo ed ha stimolato
progetti di ricostruzione
storica del sistema idrico
urbano e di archeologia
industriale.
A solo titolo di esempio
di questo fervore citerò il
volume, pubblicato nel 1994,
“Bologna d’acqua. L’energia
idraulica nella storia della
città”, Editrice Compositori.
Lo storico Tiziano Costa nel
2008 ha pubblicato in proprio
(c.erabologna@libero.it), ilvolume “Il grande libro dei
canali di Bologna”.
Le ricerche e la
conservazione del sistema
idrico di Bologna sono state
oggetto di un documentario
televisivo trasmesso da RAI3
Voyager del 26 dicembre
2014.
La consapevolezza di
essere ‘città d’acqua’ si sta
diffondendo in altre città
come Torino, Padova, e tante
altre; esistono associazioni
per la valorizzazione dei
mulini ad acqua urbani come
testimonianze di archeologia
industriale.
Il trattato di ecologia di
Victor Hugo
Ma vorrei chiudere con un
commento sull’importanza
culturale delle fognature, le
vie attraverso cui le acque
scorrono nel ventre delle
città asportando la massa
dei rifiuti. Alcune sono state
antiche gigantesche opere
pubbliche come la Cloaca
Massimo di Roma.
Ma anche più recenti
fognature delle grandi città
hanno attratto l’interesse di
scrittori e storici.
Vale per tutte la descrizione
delle fogne di Parigi
immortalate fra l’altro da
Victor Hugo nel romando
‘I miserabili’ (1862).
Ricordate quando Jean
Valjean raccoglie Marius
ferito e svenuto durante
l’ultimo assalto dei soldati
alla barricata dei patrioti
repubblicani asserragliati
in rue de la Chanvrerie, in
quel drammatico giugno del
1832? Jean Valjean sapeva
che doveva, per amore della
figlioccia Cosetta, salvare il
giovanotto che essa amava e
non aveva di fronte altra via
che rifugiarsi, attraverso una
botola nel pavimento stradale,
nelle fogne di Parigi.
A questo punto Victor Hugo
si ferma e dedica l’intero
secondo libro della quarta
parte de ‘I miserabili’ ad una
lunga e dettagliata analisi che
figurerebbe bene in un trattato
di ecologia, dal momento
che parla a lungo delle
preziose sostanze organiche
che, rifiuti delle attività
umane, potrebbero essere
recuperate come ‘oro delle
fogne’ per concimare le terre
e aumentare la produzione
dei campi. Le fogne di molte
città hanno rappresentato vie
di fuga, da quella (vera) che
permise a pochi combattenti
del Ghetto di Varsavia di
sfuggire ai nazisti nel 1943, a
quelle (fittizie) di molti film di
avventura, fra cui ‘Il terzo
uomo’ del 1949.
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n.17 marzo 2015
E L’ACQUA
LA CITTÀ