Background Image
Table of Contents Table of Contents
Previous Page  73 / 84 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 73 / 84 Next Page
Page Background

73

n.17 marzo 2015

industriali circa 100 mila litri

all’anno per persona.

Ma c’è poi molta altra acqua

che attraversa la città sotto

forma di ‘fiumi’ superficiali

e sotterranei. Se ci si volta

indietro a guardare, quasi

tutte le città, fin dai tempi

più antichi, si sono insediate

accanto a delle fonti di acqua,

per lo più lungo i fiumi o in

riva ai laghi. Tutte le società

urbane sono state società

di fiumi e l’acqua ha sempre

svolto, nel corso della storia,

varie funzioni, in genere

diverse da quelle alimentari e

igieniche.

L’acqua ha svolto, e ancora in

molte città svolge, la funzione

di via di trasporto delle

persone e delle merci, il che

ha determinato l’insediamento,

lungo le sue vie di transito,

di grandi mercati e attività

commerciali.

Una seconda funzione

importante dell’acqua urbana

è sempre stata quella di

collettore dei rifiuti delle

attività umane e, col passare

del tempo, artigianali e anche

addirittura industriali; fino a

quando le attività artigianali

e produttive sono rimaste

all’interno delle città l’acqua ha

rappresentato sia un ‘mezzo

di produzione’ come materia

prima per i vari processi,

dalle filature e tessiture, alla

lavanderie, alla manifattura

della carta, ecc., sia la fonte

di energia in grado di azionare

mulini e fabbriche che si

insediavano proprio lungo

fiumi e canali.

Un’ultima importante funzione

dell’acqua è stata in passato

quella difensiva; nelle ‘città

murate’, e moltissime lo

erano, anche se di quasi

tutte, eccetto la città di Lucca

e poche altre, si sono perse

le strutture, il centro urbano

era circondato da un fosso

difficilmente valicabile da un

nemico.

L’acqua a Milano

I milioni di persone che

visiteranno l’esposizione

universale Expo 2015 di

Milano, avente come tema

“Nutrire il pianeta. Energia per

tutti”, potrebbero, volando,

riconoscere nella città che li

ospita le funzioni che l’acqua

ha svolto anche proprio in

relazione ai due temi della

manifestazione.

Milano, come i milanesi ben

sanno, è sorta stesa fra i fiumi

Seveso e Lambro, provenienti

dai laghi e in passato

navigabili fin entro Milano. I

governanti della città hanno

quindi, nei secoli, avuto cura

di organizzare il flusso delle

acque in modo da assicurare

sia acqua, sia energia, sia vie

di comunicazione, sia scarico

di rifiuti. Con alcuni di questi

canali era possibile far arrivare

i materiali da costruzione

fino alla piazza dove era in

costruzione il Duomo.

La storia e l’evoluzione di

questi canali è riportata in

un bel libro a cura di Chiara

Tangari, “Cinquecento anni

di Naviglio Martesana (1497-

1997)”, pubblicato nel 1998

dalla Provincia di Milano,

sfortunatamente in pochi

esemplari. Si tratta di uno

dei molti libri ‘sommersi’ che

aiutano a comprendere il

territorio e la sua evoluzione

e che meriterebbero una

maggiore diffusione. Ad

esempio nel saggio di Silvia

A. Conca Messina, “Acqua

e industria a Milano”, viene

ricostruita la presenza di

attività produttive all’interno

della città di Milano, rese

possibili grazie all’energia

fornita da ruote idriche

alimentate dall’acqua del

Canale principale e delle sue

numerose ramificazioni.

Si trattava di mulini da grano,

di manifatture di tabacchi, di

cotone, di filatoi di seta e della

Zecca collocata, dalla metà del

1700, all’angolo fra Via Manin

e i bastioni di Porta Venezia

in cui scorreva uno dei rami

del Canale della Martesana.

Tale canale svolgeva anche

la funzione di fogna, come

dimostra una filastrocca che

i vecchi milanesi conoscono,

che parla delle imprese

dei “ratt della Martesana”,

invadenti ospiti delle sue rive.

L’acqua a Brescia

Moltissime altre città italiane

hanno goduto delle funzioni

svolte dall’acqua che le

attraversava. A titolo di

esempio, le canalizzazioni di

Brescia, oggi in gran parte

coperte all’interno della città,

sono state descritte in un

libro (anch’esso ‘sommerso’),

di Marcello Zane, uno

storico della Fondazione

Luigi Micheletti di Brescia,