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n.17 marzo 2015
industriali circa 100 mila litri
all’anno per persona.
Ma c’è poi molta altra acqua
che attraversa la città sotto
forma di ‘fiumi’ superficiali
e sotterranei. Se ci si volta
indietro a guardare, quasi
tutte le città, fin dai tempi
più antichi, si sono insediate
accanto a delle fonti di acqua,
per lo più lungo i fiumi o in
riva ai laghi. Tutte le società
urbane sono state società
di fiumi e l’acqua ha sempre
svolto, nel corso della storia,
varie funzioni, in genere
diverse da quelle alimentari e
igieniche.
L’acqua ha svolto, e ancora in
molte città svolge, la funzione
di via di trasporto delle
persone e delle merci, il che
ha determinato l’insediamento,
lungo le sue vie di transito,
di grandi mercati e attività
commerciali.
Una seconda funzione
importante dell’acqua urbana
è sempre stata quella di
collettore dei rifiuti delle
attività umane e, col passare
del tempo, artigianali e anche
addirittura industriali; fino a
quando le attività artigianali
e produttive sono rimaste
all’interno delle città l’acqua ha
rappresentato sia un ‘mezzo
di produzione’ come materia
prima per i vari processi,
dalle filature e tessiture, alla
lavanderie, alla manifattura
della carta, ecc., sia la fonte
di energia in grado di azionare
mulini e fabbriche che si
insediavano proprio lungo
fiumi e canali.
Un’ultima importante funzione
dell’acqua è stata in passato
quella difensiva; nelle ‘città
murate’, e moltissime lo
erano, anche se di quasi
tutte, eccetto la città di Lucca
e poche altre, si sono perse
le strutture, il centro urbano
era circondato da un fosso
difficilmente valicabile da un
nemico.
L’acqua a Milano
I milioni di persone che
visiteranno l’esposizione
universale Expo 2015 di
Milano, avente come tema
“Nutrire il pianeta. Energia per
tutti”, potrebbero, volando,
riconoscere nella città che li
ospita le funzioni che l’acqua
ha svolto anche proprio in
relazione ai due temi della
manifestazione.
Milano, come i milanesi ben
sanno, è sorta stesa fra i fiumi
Seveso e Lambro, provenienti
dai laghi e in passato
navigabili fin entro Milano. I
governanti della città hanno
quindi, nei secoli, avuto cura
di organizzare il flusso delle
acque in modo da assicurare
sia acqua, sia energia, sia vie
di comunicazione, sia scarico
di rifiuti. Con alcuni di questi
canali era possibile far arrivare
i materiali da costruzione
fino alla piazza dove era in
costruzione il Duomo.
La storia e l’evoluzione di
questi canali è riportata in
un bel libro a cura di Chiara
Tangari, “Cinquecento anni
di Naviglio Martesana (1497-
1997)”, pubblicato nel 1998
dalla Provincia di Milano,
sfortunatamente in pochi
esemplari. Si tratta di uno
dei molti libri ‘sommersi’ che
aiutano a comprendere il
territorio e la sua evoluzione
e che meriterebbero una
maggiore diffusione. Ad
esempio nel saggio di Silvia
A. Conca Messina, “Acqua
e industria a Milano”, viene
ricostruita la presenza di
attività produttive all’interno
della città di Milano, rese
possibili grazie all’energia
fornita da ruote idriche
alimentate dall’acqua del
Canale principale e delle sue
numerose ramificazioni.
Si trattava di mulini da grano,
di manifatture di tabacchi, di
cotone, di filatoi di seta e della
Zecca collocata, dalla metà del
1700, all’angolo fra Via Manin
e i bastioni di Porta Venezia
in cui scorreva uno dei rami
del Canale della Martesana.
Tale canale svolgeva anche
la funzione di fogna, come
dimostra una filastrocca che
i vecchi milanesi conoscono,
che parla delle imprese
dei “ratt della Martesana”,
invadenti ospiti delle sue rive.
L’acqua a Brescia
Moltissime altre città italiane
hanno goduto delle funzioni
svolte dall’acqua che le
attraversava. A titolo di
esempio, le canalizzazioni di
Brescia, oggi in gran parte
coperte all’interno della città,
sono state descritte in un
libro (anch’esso ‘sommerso’),
di Marcello Zane, uno
storico della Fondazione
Luigi Micheletti di Brescia,