Impianto idraulico per le acque del nuovo Ponte di Genova

Pubblicato il 29 luglio 2020

C’è ma non si vede. Una delle eccellenze del nuovo Ponte di Genova è nascosta dentro l’impalcato. Una competenza che contribuisce a rendere il ponte sostenibile e moderno. A metterla a disposizione del cantiere è la Panizza 1914, nome che deriva dall’anno di fondazione di questa società di Brescia, giunta ormai alla quarta generazione. Una delle 330 imprese che hanno lavorato a questo ponte, oltre 80 solo in Lombardia.

Una società specializzata su tanti fronti del mondo delle costruzioni, tra cui gli impianti idraulici. E proprio per il nuovo Ponte di Genova la Panizza 1914 ha realizzato un sofisticato impianto idraulico di raccolta delle acque piovane e degli eventuali liquidi provenienti da sversamenti anomali sull’impalcato. Una parte di quegli impianti definiti “il cuore del Ponte”.

“All’inizio” racconta oggi Mario Panizza, direttore tecnico della Panizza 1914 “nutrivo qualche perplessità che un’azienda come la nostra potesse ben integrarsi in un cantiere così complesso, poi mi sono reso conto che la grande qualità organizzativa degli ingegneri e dei tecnici del cantiere, non solo ci ha permesso di dare il nostro contributo, ma ci ha anche aiutato a rispettare i tempi strettissimi del cronoprogramma”. La sfida della Panizza 1914 era quella di installare un complesso impianto di gestione delle acque piovane diviso in tre fasi: la prima di raccolta dell’acqua che cade sul viadotto; la seconda il suo stoccaggio e, laddove serva, la purificazione; e la terza lo scarico a valle. Tutto attraverso reti di tubi e impianti nascosti dentro l’impalcato.

“Per farlo” continua Panizza “sono state scelte delle tubazioni speciali in vetroresina, che generalmente si usano per opere sottomarine, che resistono molto bene alla corrosione, sono molto flessibili e danno grande scorrevolezza all’acqua. Questo ha permesso di ridurre il diametro dei tubi che passano dentro l’impalcato”. I tubi raccolgono le acque dal piano strada e le portano a 4 grandi collettori, due sul lato Levante e due sul lato Ponente, che scaricano all’interno delle pile. In caso di uno sversamento eccezionale, come ad esempio un camion che perde gasolio, il sistema rileva il liquido inquinante e lo trasporta in una apposita vasca, dove il liquido viene avviato a un trattamento speciale.

Un diverso trattamento è previsto anche per i primi 5 millimetri di pioggia, considerati più inquinanti dei successivi perché possono portare con sé anche residui raccolti sul manto stradale.
Per questa ragione le prime piogge vengono raccolte prima in una vasca dedicata e poi, attraverso un sistema di pompaggio, condotte all’interno di un cosiddetto disoleatore, che le pulisce dai residui dell’asfalto prima di riversare l’acqua nella rete idrica esistente.

“Non è stato un lavoro semplice” conclude Panizza “anche per via delle condizioni atmosferiche e del posizionamento degli impianti dentro l’impalcato. Siamo però molto orgogliosi di aver partecipato alla ricostruzione del ponte. Personalmente, girando per Genova, ho sentito la riconoscenza dei genovesi per quello che stavamo facendo. E questa, insieme al riconoscimento della capacità tecnica e della passione dei miei tecnici, è sicuramente la soddisfazione più grande”.

Nella grande opera di costruzione del nuovo ponte di Genova, che nei prossimi giorni sarà consegnato alla città, sono tre le regioni che hanno messo a disposizione il numero più elevato di imprese, nel grande gioco di squadra dove la partnership e la collaborazione per il raggiungimento di un obiettivo comune hanno svolto un grande ruolo. Lombardia, Liguria e Piemonte, tre regioni che anche per vicinanza geografica raccolgono oggi il numero più significativo di aziende presenti nella filiera di fornitura del Ponte. Così, in un’opera che ha coinvolto in partnership 330 imprese tra fornitori e subfornitori, provenienti praticamente da ogni regione italiana, dal Trentino alla Calabria, la storia delle aziende lombarde, liguri e piemontesi racconta molto delle eccellenze e della storia di questo cantiere, con oltre 170 imprese coinvolte.

In tutto oltre 80 aziende, la compagine più numerosa tra i fornitori, provengono dalla Lombardia. Tutte aziende che, anche nei mesi in cui la regione è stata duramente colpita dal Covid-19, hanno continuato a lavorare in cantiere, rispettando le più rigide misure di sicurezza a tutela dei lavoratori.
Aziende altamente specializzate, come la Akron srl, incaricata del servizio delle indagini georadar in cantiere per le analisi del sottosuolo, un lavoro essenziale per l’analisi del sottosuolo e la verifica di idoneità al posizionamento e movimentazione delle carpenterie pesanti e delle autogrù. Molte aziende lombarde hanno invece fornitori materiali: l’acciaio sagomato della Alto Lago srl e il calcestruzzo della Calcestruzzi Spa, una delle più grandi aziende italiane nel settore. Anche pali per i plinti di fondazione del ponte, giganti alti 50 metri che si sviluppano interamente nel sottosuolo, sono stati in parte realizzati da un’azienda lombarda, la Fondamenta srl, che proprio in questi giorni sta realizzando anche le fondazioni in mare della mega isola con la quale verrà ampliata Montecarlo. Il Gruppo Stg invece ha fornito i pannelli fotovoltaici (allestiti invece da un’azienda piemontese, la Bosco Italia) che permetteranno al ponte di autoalimentarsi. Lombarda è anche la Mosconi srl, che sta realizzando le opere di impermeabilizzazione dell’impalcato lungo 1.067 metri che attraversa la valle del Polcevera.



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