Dai bioshopper alla chimica verde: italiani sempre più consapevoli e sensibili

Pubblicato il 28 gennaio 2013

Ispo Ricerche, l’istituto per gli studi sulla pubblica opinione di Renato Mannheimer, nel mese di novembre 2012 ha realizzato per conto di Assobioplastiche uno studio sugli atteggiamenti degli italiani nei confronti della chimica verde e delle sue principali applicazioni, tra cui i bioshopper.

L’indagine, che ha coinvolto un campione di 800 italiani, statisticamente rappresentativo della popolazione maggiorenne del nostro Paese, ha indagato la posizione dei nostri connazionali verso la normativa che ha messo al bando i sacchetti in plastica tradizionale e le sanzioni previste per la sua violazione, recentemente anticipate a gennaio 2013. Inoltre, è stata verificata la consapevolezza della distinzione tra i termini “biodegradabile” e “compostabile” e il giudizio sugli shopper compostabili, anche nel caso fossero proposti al supermercato per imbustare frutta e verdura sfuse. L’indagine ha poi voluto rilevare l’atteggiamento nei confronti della chimica verde, ossia “quella branca della chimica che utilizza anche materie prime rinnovabili di origine agricola, come oli o amidi, in prodotti finali a basso impatto ambientale. Ad esempio: oltre alle bioplastiche lubrificanti, anche additivi per gomme e fibre”.

Si riconferma elevato il consenso verso la norma che ha messo al bando i tradizionali shopper di plastica, a favore invece di materiali ecocompatibili: rimane costante, infatti, dalla prima delle tre rilevazioni effettuate (maggio 2011, gennaio 2012, novembre 2012), la certezza che si tratti di un passo in avanti nel rispetto dell’ambiente e l’idea che un’imposizione di legge sia positiva se costringe ad essere più responsabili dal punto di vista ambientale (circa 90% di consensi per entrambe le posizioni). Sull’opportunità della legge gli italiani non sembrano avere dubbi, così come non mettono in discussione la necessità delle sanzioni e l’urgenza delle stesse, che per molti (62%) sarebbero dovute entrare in vigore sin dal 2011. Gli operatori del settore hanno avuto, infatti, a partire da gennaio 2011, tutto il tempo di adeguarsi: lo pensa il 76%.

Relativamente alla distinzione tra biodegradabile e compostabile e all’apprezzamento verso gli shopper compostabili, le risultanze sono meno uniformi. Non si registrano infatti variazioni sensibili (se non un leggero calo) della quota di chi sa della distinzione tra biodegradabile e compostabile, che non raggiunge la metà degli intervistati. Chi però è consapevole di ciò, oggi più di gennaio sa indicare come distinguerli, soprattutto per una maggiore memorizzazione del mais come componente del compostabile. Gli italiani si stanno quindi abituando, lentamente, a distinguere i materiali, ma questo vale solo per coloro che sembrano già essere attenti o consapevoli.

Tra le caratteristiche dei compostabili, la resistenza rimane sempre uno degli aspetti più criticati in particolare per il riutilizzo dei bioshopper per la spesa. Non si riscontrano invece particolari criticità per il riutilizzo per la raccolta differenziata, per la dimensione, per l’odore e per il prezzo alla cassa, fattori ritenuti accettabili per più del 50% dei rispondenti.

Diffuso e costante l’apprezzamento, invece, per la possibilità che i sacchetti per imbustare frutta e verdura siano in materiale compostabile e alla maggior parte dei rispondenti, il 52%, farebbe piacere che fosse proprio il supermercato di fiducia ad avviare questa sperimentazione. Per gli altri sarebbe per lo più indifferente.

Rispetto alla chimica verde, di cui solo circa un quarto ha già sentito parlare, si riscontra un atteggiamento generalmente favorevole, in particolare tra i più istruiti e i più esposti alle informazioni sui materiali compostabili.

Certamente viene compreso il potenziale, ossia la possibilità che si tratti di un settore con possibilità di espansione (e conseguente disponibilità di posti di lavoro), sul quale il nostro Paese dovrebbe puntare maggiormente: lo pensa il 69% degli italiani. A questo proposito è interessante notare come non si riscontri un sensibile “effetto Nimby”: tale dinamica colpisce il 26% degli intervistati, ma non il 44%, che si dice d’accordo sia alla conversione di vecchi impianti industriali in nuovi impianti per la chimica verde, sia al fatto di veder sorgere uno di questi impianti nelle vicinanze di casa propria.

“I risultati di questa indagine confermano che la coscienza ambientale degli italiani è sempre più consapevole e viva, come pure il sentimento di rispetto per la legge sui sacchetti per la spesa, ritenuta positiva dalla stragrande maggioranza dei nostri connazionali. Non solo. Gli italiani iniziano a percepire chiaramente anche le opportunità offerte dalla chimica verde come possibile motore per lo sviluppo ecosostenibile e per la crescita occupazionale”, ha dichiarato Marco Versari, Presidente di Assobioplastica.

Assobioplastica: www.assobioplastiche.org
Ispo Ricerche: www.ispo.it
 



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