8 passi per non mancare l’obiettivo di efficienza energetica 2030

Pubblicato il 27 giugno 2017

Serve un nuovo ciclo di investimenti nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, bioenergie ma anche termoelettrico, ammodernare gli impianti e le reti e diffondere tecnologie smart e piccoli impianti puliti. Sono otto, secondo Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore dell’Irex Annual Report, i passi indispensabili per poter affrontare gli sfidanti obiettivi europei al 2030, che vanno da un minimo del 45% a quasi il 50% di generazione elettrica da rinnovabili sui consumi finali lordi. Sono azioni necessarie per disegnare la Strategia energetica nazionale (Sen) su cui lavorano Governo e Parlamento, individuate in base all’analisi di diversi scenari evolutivi per il settore elettrico. In particolare, in uno scenario che non preveda nuove azioni concrete, non solo sarebbe difficile raggiungere i nuovi target UE (27% di energia da rinnovabili e 30% dell’efficienza energetica), ma con un parco impianti ridotto – a causa della dismissione degli impianti termoelettrici e del fine vita di quelli rinnovabili non più incentivati – sarebbe difficile fronteggiare il fabbisogno di energia elettrica, con la conseguente necessità di aumentare le importazioni di circa 99 TWh rispetto alla situazione attuale.

“I dati – rileva Alessandro Marangoni – ci impongono una riflessione sulla questione della sicurezza energetica, a causa del possibile deficit produttivo: con la progressiva uscita di quasi 7 GW da impianti rinnovabili non più convenienti e la dismissione del termoelettrico per circa 12 GW, la nuova potenza prevista non riuscirebbe a colmare il disavanzo. Non solo: se non si intervenisse ora si assisterebbe a un netto peggioramento della quota di rinnovabili sui consumi finali che potrebbero passare dal 34,3 al 27,5%; un trend in controtendenza rispetto a tutto il mondo, che potrebbe essere affrontato solo attuando politiche di rinnovamento degli impianti esistenti e con il sostegno all’efficienza energetica e alla generazione distribuita”.

Queste le otto proposte per una strategia dell’Italia al 2030:

1) L’Italia deve adottare un obiettivo di efficienza energetica pari almeno a quello indicato dalla Commissione Europea (30%), se non maggiore. Un target elevato è tutt’altro che irrealistico, dato che oggi l’Italia ha già raggiunto e superato i livelli di efficienza indicati dalla Strategia Energetica Nazionale del 2013.

2) Politiche per rinnovare gli impianti eolici e idroelettrici, che consentano di recuperare circa 15 TWh di energia al 2030 rispetto a uno scenario no action, con costi decisamente contenuti pari a complessivi 1,3 miliardi di euro. Ciò è attuabile prevedendo aste e contingenti dedicati al rinnovamento (circa 3,5 GW di eolico) per l’assegnazione di “contract for difference”. Gli investimenti in nuova capacità permetterebbero di rilanciare lo sviluppo degli impianti utility scale in Italia, con impatti contenuti sul contatore degli oneri. Althesys propone, dunque, di introdurre nuove aste dedicate all’eolico fino ad un massimo di 6,4 GW a partire dal 2020, per ottenere 12,8 TWh al 2030.

3) Nuovo impulso al fotovoltaico di taglia industriale: aste dedicate con contingenti compresi tra 3,4 e 8,7 GW, a seconda dell’andamento dei consumi. Questi permetterebbero di ottenere 5-12,6 TWh aggiuntivi al 2030.

4) Contributo del fotovoltaico commerciale e residenziale per il rilancio della generazione distribuita. Per il primo, si ipotizzano 800 MW-4,7 GW di capacità (a seconda dei consumi), favorendo l’autoconsumo nel settore industriale, lo sviluppo dei Sistemi Efficienti di Utenza (SEU) e tramite strumenti di detrazione fiscale. Per la taglia residenziale vanno estese le attuali detrazioni fiscali, che da sole ne permetterebbero una crescita stimata in 300 MW/anno (4,2 GW al 2030).

5) Introdurre “contract for difference”, della durata di 10 anni, per evitare il phase-out delle bioenergie (circa 16 TWh al 2030) una volta terminato il periodo di sostegno, commisurati ai costi di approvvigionamento delle specifiche tecnologie.

6) Soddisfare il fabbisogno di energia al 2030 anche con la capacità termoelettrica attualmente installata in Italia, una volta completato il processo di decommissioning degli impianti più obsoleti. Anche il ricorso alle fonti fossili consentirà di ridurre al minimo l’import elettrico. Ciò porterà anche a superare le difficoltà patite dagli operatori negli anni scorsi.

7) Investire nella smart energy, cioè nelle reti intelligenti, nei contatori di seconda generazione, negli accumuli e più in generale nell’innovazione tecnologica, è essenziale per gestire la trasformazione in corso nel sistema elettrico.

8) Potenziare le interconnessioni con l’estero, realizzando i progetti in essere e valutandone di nuovi, permetterà di aumentare la flessibilità del sistema, riducendone i rischi di inadeguatezza. Il crescente ruolo di import ed export (visto negli scenari) richiede inoltre un rapido allineamento del mercato elettrico italiano ai meccanismi europei.



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