Scandalo Volkswagen: quale impatto per gli OEMs?
“Due giorni fa Volkswagen ha ammesso di aver manipolato i test per le emissioni di alcuni modelli diesel facenti parte del gruppo e presenti sul mercato americano”, afferma Paolo Martino, Senior Consultant, Automotive, Frost & Sullivan. “Sembrava un brutto colpo per la casa di Wolsburg, ma tutto sommato circoscritto ad un mercato che storicamente non è mai stato quello di punta (soltanto il 6% del fatturato del gruppo proviene dal mercato Usa). E invece no. A meno di ventiquattro ore dal primo annuncio ecco che lo scandalo travolge anche i mercati storici per VW. Si parla ora di cifre ben più ingenti, circa 11 milioni di vetture coinvolte e multe colossali per il gruppo, oltre che a possibili cause penali negli States”.
Continua Martino: “L’impatto nel breve termine è chiaro per Volkswagen: grosse perdite economiche, ma soprattutto una perdita di credibilità nei confronti dei consumatori che ora ci penseranno due volte prima di acquistare una nuova auto del gruppo tedesco. Specialmente negli Stati Uniti, i consumatori interessati alle auto VW hanno sempre visto questo brand come “eco-friendly” e reputato il gruppo tedesco come uno di quelli più coinvolti nelle politiche anti-inquinamento. Bisognerà capire come riconquistare la fiducia della gente, e le ammissioni e scuse senza cercare alibi del Ceo Winterkorn sono il primo passo. Ma non può essere l’unico…”.
Martino aggiunge: “Ma ora la questione sta avendo ripercussioni anche sugli altri produttori di veicoli, primi fra tutti gli altri due gruppi tedeschi, BMW e Daimler. I rispettivi uffici stampa si sono subito affrettati nel pubblicare comunicati volti a rassicurare i loro clienti e della loro totale estraneità ai fatti del gruppo Volkswagen. Sarà sufficiente? Difficile dirlo, ma di sicuro l’immagine negativa prodotta da questo scandalo fa scattare nelle menti di tutti il dubbio che Volkswagen non sia l’unico gruppo ad adottare o ad aver adottato questi trucchi per passare i test per le emissioni, soprattutto nel mercato americano dove gli standard sono molto più rigidi che in Europa (31 mg NOx contro 80 mg in EU)”.
“Ciò che risulta evidente da questo scandalo”, conclude Martino, “che è ben lontano dal risolversi, è che tutta l’industria automobilistica deve porsi nuove questioni da affrontare, prima fra tutti quella relativa a degli standard comuni e a livello globale per le emissioni. Questo ovviamente avrebbe ripercussioni su tutti gli OEMs ma quantomeno i consumatori vedrebbero un reale impegno dei produttori auto nel combattere l’inquinamento e le politiche del raggiro”.
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