Il latte e ciò che ne deriva

Pubblicato il 20 aprile 2010

Il settore lattiero-caseario incide per circa il 4% sul totale di tutte le emissioni di gas serra antropogene, cioè causate dall’uomo, denuncia un nuovo rapporto pubblicato dalla Fao. Questo ammontare include sia le emissioni derivanti dalla produzione, dalla trasformazione e dal trasporto dei prodotti caseari, sia le emissioni relative alla produzione di carne di animali appartenenti al sistema. Se si considerano solo la produzione, la trasformazione e il trasporto dei prodotti lattieri, escludendo la produzione di carne, il settore contribuisce con il 2,7% alle emissioni di gas serra antropogene globali.

Nel 2007, il settore lattiero-caseario ha emesso 1.969 milioni di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio (CO2), dei quali 1.328 milioni di tonnellate sono da attribuire al latte, 151 milioni di tonnellate alla carne di animali lattieri, e 490 milioni da vitelli allevati espressamente per la carne. L’emissione CO2 equivalente è una misura standard per comparare le emissioni dei diversi gas serra. La media globale delle emissioni di gas serra per chilo di latte e relativi prodotti caseari è stimata a 2.4 kg di CO2 equivalenti.

Il metano è il gas che contribuisce più di tutti al riscaldamento globale da latte, rappresentando circa il 52% delle emissioni di gas serra sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo. Il protossido d’azoto contribuisce per il 27% alle emissioni serra nei Paesi sviluppati e con il 38% in quelli in via di sviluppo. Il biossido di carbonio incide con una percentuale più alta nei Paesi sviluppati (21%) rispetto ai Paesi in via di sviluppo (10%).

Il rapporto Fao “Greenhouse gas emissions from the dairy sector” copre tutti i maggiori sistemi produttivi caseari dalle mandrie nomadi agli allevamenti intensivi. Prende in esame l’intera catena alimentare, compresi la produzione e il trasporto dei fattori produttivi (fertilizzanti, pesticidi e alimenti animali) impiegati nelle aziende lattiero-casearie, le emissioni a livello di allevamento e quelle associate alla trasformazione del latte ed al confezionamento, oltre il trasporto dei prodotti caseari ai dettaglianti. Il margine di errore stimato è ± 26%.

Lo studio è parte di un programma in corso avviato per analizzare e raccomandare le possibili opzioni per mitigare il cambiamento climatico. Il passo successivo sarà quello di usare un approccio simile per quantificare le emissioni di gas serra associate ad altre specie di bestiame, come i bufali, il pollame, i piccoli ruminanti e i suini. Per verificare l’efficacia e le implicazioni per l’economia rurale e per il commercio delle opzioni politiche, saranno svolte modellizzazioni economiche. Un rapporto finale sarà pubblicato nel 2011.

Nel suo rapporto del 2006 “Livestock’s Long Shadow”, – vera pietra miliare sull’argomento – la Fao aveva scoperto che il 18% di tutte le emissioni di gas serra erano causate dal settore zootecnico, prendendo in considerazione l’intero ciclo vitale aggregato. Il rapporto finale sulle emissioni di gas serra impiegherà lo stesso approccio, ma utilizzando dati aggiornati e fornendo un’analisi disaggregata dei diversi sistemi produttivi, nonché indicando soluzioni per i produttori, per l’industria di trasformazione e per gli organi politici

Fao: www.fao.org



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