Frena la produzione di rifiuti urbani in Italia. Rapporto dell’Ispra: ancora troppe discariche

Si arresta la produzione di rifiuti in Italia. La raccolta differenziata al Nord supera l’obiettivo del 45%, ma Centro e Sud sono ancora troppo lontani

Pubblicato il 30 aprile 2010

Si arresta la produzione di rifiuti urbani in Italia. Dal 1996 a oggi, secondo i dati del Rapporto Rifiuti Ispra, per la prima volta si registra un segnale di arresto rispetto all’anno precedente: nel 2008 sono stati prodotti poco meno di 32,5 milioni di tonnellate con una leggera contrazione rispetto al 2007.

Calano soprattutto nel Mezzogiorno, molto meno nel Centro, mentre al Nord il dato appare in controtendenza, facendo rilevare una crescita di produzione. La diminuzione può essere legata a diversi fattori: si è rilevata negli anni una correlazione, più o meno evidente, tra produzione di rifiuti urbani e gli indicatori socio economici come il Pil e la spesa delle famiglie. Quest’ultima, nel 2008, si è effettivamente ridotta dell’1% a causa della crisi economica. Stessa contrazione anche per la produzione pro capite, che fa seguito al calo già riscontrato tra il 2006 ed il 2007: si attesta a 541 kg/abitante per anno, erano 546 kg/abitante per anno nel 2007 e 550 kg/abitante per anno del 2006.

Il fenomeno in questo caso è legato anche a un aumento della popolazione residente, che ha di conseguenza fatto diminuire il valore pro capite di produzione dei rifiuti. Tra il 2006 e il 2008 i residenti in tutte le regioni italiane sono cresciuti di oltre 910 mila unità, di cui oltre la metà (550 mila) attribuibili al solo Nord. Continua il trend di crescita della raccolta differenziata anche nel 2008, che raggiunge il 30,6% della produzione totale dei rifiuti urbani, mentre nel 2007 si assestava al 27,5% circa. Tuttavia, non viene ancora conseguito l’obiettivo fissato dalla normativa per il 31 dicembre 2008 (45%).

La situazione appare diversificata nelle tre macroaree geografiche. Mentre il Nord,con una percentuale pari al 45,5%, supera l’obiettivo fissato dalla normativa, il Centro, con il 22,9% e il Sud, con il 14,7%, risultano ancora decisamente lontani da tale target. Il Trentino Alto Adige e il Veneto le regioni con le più alte percentuali di raccolta differenziata. Il peggior risultato spetta al Lazio. Al Sud la Sardegna conquista il primato della regione che ha segnato il miglior progresso in Italia

La discarica si conferma la forma più diffusa di smaltimento dei rifiuti urbani, nonostante sia l’opzione meno adeguata dal punto di vista ambientale. Nel computo dello smaltimento non possono non essere considerate anche le cosiddette “ecoballe” stoccate in Campania. Difatti, quando le forme di stoccaggio d’emergenza vengono prolungate, diventano a tutti gli effetti forme di smaltimento in discarica. Questi siti hanno accolto annualmente, a partire dall’anno 2002, quote rilevanti di rifiuti, sfiorando alla fine del 2008 i 6 milioni di tonnellate. A seguito degli interventi effettuati dal Governo, lo stoccaggio ha cominciato a diminuire.

La regione Lombardia, mantiene il primato virtuoso di regione che smaltisce in discarica la percentuale inferiore di rifiuti urbani prodotti, pari all’8% del totale, facendo registrare ancora un miglioramento rispetto al 2007. In termini assoluti, il Lazio si conferma la regione che smaltisce in discarica la quantità maggiore di rifiuti, oltre 2 milioni e 800 mila tonnellate. Il solo comune di Roma ne manda quasi 1,5 milioni.

Tra le operazioni di recupero, cresce il compostaggio dei rifiuti da matrici selezionate, sia nella quantità sia nel numero di impianti presenti sul territorio. In costante evoluzione anche la digestione anaerobica. I rifiuti urbani e il Cdr avviati ad incenerimento nel 2008 sono 4,1 milioni di tonnellate. Sono 49 gli impianti presenti sul territorio, 28 dei quali al Nord. I 45 impianti operativi che hanno recuperato energia, hanno prodotto circa 3,1 milioni di MWhe di energia elettrica e 937 MWht di energia termica.

Nel 2007 i rifiuti sono costati in media agli italiani 131,5 euro a persona. I grandi comuni con più di 50 mila abitanti pagano di più, circa 152 euro pro capite, mentre i piccoli centri al di sotto dei 5 mila abitanti spendono mediamente 96 euro a persona. In media la spesa per gestire i rifiuti urbani è cresciuta del 2,8% rispetto al 2006.

Diminuisce di poco, nel 2008, la quantità di rifiuti di imballaggio avviata a recupero. Per il recupero dei singoli materiali, tra il 2007 ed il 2008, si registra un incremento per vetro, carta e plastica ed una diminuzione per legno, acciaio e alluminio. Gli imballaggi cellulosici sono in assoluto i più recuperati.

Rispetto al totale degli imballaggi immessi al consumo, nel 2008 ne è stato recuperato il 69%, superando ampiamente, a livello nazionale, l’obiettivo del 60%, fissato dalla legislazione del 31 dicembre 2008.

I dati resi disponibili da Eurostat si riferiscono all’anno 2007. Con l’ingresso di Bulgaria e Romania, la produzione di rifiuti urbani nell’UE 27 raggiunge circa 258 milioni di tonnellate. La situazione risulta eterogenea: la produzione pro capite passa dal valore minimo di 294 kg per abitante della Repubblica Ceca, agli 801 kg per abitante riscontrati in Danimarca.

In diversi Stati membri si riscontrano valori di produzione pro capite non troppo distanti da quelli italiani, come in Francia, Germania, Regno Unito, Estonia e Svezia. Valori superiori ai 600 kg pro capite si registrano in Irlanda, Cipro, Malta e Paesi Bassi, mentre in Slovacchia, Polonia, Lettonia e Romania la produzione di rifiuti urbani procapite non supera i 400 kg per abitante.

Le discariche rappresentano la forma di gestione ancora maggiormente utilizzata, soprattutto nei nuovi Paesi membri. Va segnalato, però, che in alcuni Paesi, quali Germania, Paesi Bassi, Svezia, Belgio e Danimarca, il ricorso allo smaltimento in discarica diminuisce fino a raggiungere una quota inferiore al 10%.

Ispra: www.isprambiente.it/site/it-IT

Eurostat: epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home

 



Contenuti correlati

Scopri le novità scelte per te x