Ecologia alimentare: la manioca

Pubblicato il 18 agosto 2014

Globalizzazione vuol dire anche immedesimarsi nei problemi e nei consumi di popoli molto diversi da noi. Per esempio capire che c’è un miliardo (rispetto agli oltre 7 miliardi totali) di persone che, al fianco o al posto dei cibi tradizionali dell’Occidente, cereali e carne e patate, eccetera, si nutre di radici di manioca, o cassava, un tubero originario del Brasile, usato come alimento energetico nell’America meridionale e in Africa.

Rispetto ad una produzione mondiale annua, per esempio, di circa 600 milioni di tonnellate di frumento, la produzione di manioca è di circa 280 milioni di tonnellate. Le radici di manioca, di colore chiaro-bruno, rassomigliano alle carote, con un diametro di circa 5 centimetri e lunghezza fino a 80 centimetri; sono ricoperte da una scorza, dello spessore di pochi millimetri. Le radici di manioca, costituite in prevalenza da carboidrati, sono commestibili e la loro coltivazione assicura la massima quantità di calorie per unità di superficie; la resa agricola può arrivare a 20 tonnellate per ettaro. La maggior parte della coltivazione della manioca ha luogo a livello di villaggio o familiare e per questo le rese pratiche sono inferiori a quelle che si avrebbero con coltivazioni più razionali. Le varietà di manioca si distinguono in “dolci” e “amare”.

La polpa delle radici di manioca dolce può essere mangiata cruda, mentre quella della varietà amara contiene una sostanza tossica da cui si libera il velenoso acido cianidrico e può essere usata a fini alimentari soltanto dopo trattamento a caldo. Le radici di manioca possono essere cucinate in molti modi, per esempio bollite, schiacciate in una forma di purè, cotte a vapore o fritte. Dalle radici si può ottenere una farina chiamata tapioca con cui si possono preparare dolci o alimenti simili al pane. La preparazione di alimenti è solo uno degli usi della manioca, la cui farina è la fonte più economica di amido; l’amido di manioca è prodotto in ragione di circa 6 milioni di tonnellate all’anno, il 10% della produzione mondiale di amido, e si presta a molte applicazioni industriali, per esempio per la fabbricazione del glucosio e nell’industria tessile e della carta.

La produzione e gli usi, alimentari e no, della manioca possono aumentare col perfezionamento delle ricerche chimiche, biologiche e microbiologiche; ecco una occasione di collaborazione fra le conoscenze scientifiche dei Paesi industriali e i bisogni e le prospettive dei Paesi in via di sviluppo.

La coltivazione della manioca ha anche grande importanza ai fini ambientali in quanto contribuisce alla conservazione della biodiversità e alla difesa del suolo.

Annualmente si tengono delle conferenze sulla produzione, uso e importanza ecologica della manioca. L’ultima si è tenuta nel marzo 2014 a Lusaka, nello Zambia. Molti enti internazionali, sono impegnati nel miglioramento della manioca; ne fanno parte la Fao, vari istituti agronomici del Nord e del Sud del mondo e imprese private; per quanto ne so, l’Italia è assente. La conferenza ha concluso che l’aumento della produzione della manioca contribuirebbe alla trasformazione agronomica e allo sviluppo dei Paesi poveri.



Contenuti correlati

Scopri le novità scelte per te x