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n.9 marzo 2013
EDITORIALE
L
o scorso 7 e 8 novembre a Rimini si sono tenuti
gli Stati Generali della Green Economy. Si è trattato
di un’occasione importante di confronto tra il Governo,
rappresentato dai ministri Clini e Passera, e gli operatori dei
diversi settori che si richiamano direttamente all’economia
verde. Il cuore dell’iniziativa è stato rappresentato dalle
70 proposte, frutto di un’ampia discussione sviluppata
nel corso di tutto il 2012 all’interno di otto gruppi di
lavoro e di altrettante assemblee tematiche, che hanno
complessivamente coinvolto più di mille operatori.
In testa a queste proposte vi sono quelle formulate dal
gruppo di lavoro presieduto dallo scrivente, che riguardano
le azioni e gli strumenti economici e finanziari per supportare
lo sviluppo della green economy. Si va dalla diffusione di una
nuova consapevolezza in tutti gli attori politici, economici e
sociali della necessità di cambiare radicalmente il modello
economico, facendo ‘meglio con meno’, conservando i
servizi della natura e mitigando la crisi climatica. Per far
ciò occorre innanzitutto rafforzare la comunicazione agli
investitori e ai mercati sui vantaggi della green economy e
valorizzarne il potenziale. Le imprese che stanno affrontando
meglio la crisi sono infatti quelle capaci di coniugare
l’internazionalizzazione con la sostenibilità del business.
In termini di policy poi è necessario rafforzare gli strumenti
economici (in particolare il principio ‘chi inquina paga’),
spostando parte del carico fiscale dal lavoro e dal capitale al
consumo delle risorse, premiando il risparmio e il riciclo.
In altri termini occorre fare quanto il Presidente della
Repubblica nel suo messaggio al Convegno di Rimini
ha evidenziato: “come l’Italia non possa più esitare
ulteriormente, ma debba colmare i ritardi rispetto agli
standard europei, in fatto di attuazione di misure per la
tutela dell’ambiente e della biodiversità, del paesaggio e del
territorio”. Questo anche perché come ha evidenziato l’Ocse
nel suo report sulla Green Growth, la crescita verde è una
grande opportunità per uscire dalla crisi senza intaccare il
capitale naturale, a patto che prevalga una visione strategica
di lungo periodo.
Per quanto riguarda il settore finanziario a livello
internazionale a Rio+20 è stato evidenziato come le
infrastrutture finanziarie e di mercato debbano essere
riorientate verso obiettivi di sostenibilità, integrando
le esternalità ambientali e le considerazioni sociali nel
mainstream delle attività economiche e finanziarie. Al tempo
stesso i modelli di business e i prodotti finanziari devono
essere sviluppati per consentire ai flussi di capitale di fluire
in misura adeguata verso gli investimenti più sostenibili.
In Italia però si ravvisa come la finanza non abbia ancora
giocato un ruolo di leadership nella green economy: ci sono
segnali di cambiamento ma molto resta da fare e soprattutto
risultano ancora molti gli ostacoli che si frappongono ad
attivare in Italia quel flusso di capitale verso la green
economy auspicato a Rio.
Sono quindi numerose le iniziative adottabili in questa
prospettiva indicate nel documento degli Stati Generali,
come ad esempio il potenziamento del ricorso ai fondi
europei e ai finanziamenti della BEI, grazie ad azioni
coordinate e di sistema, alla creazione di fondi chiusi, fondi
di garanzia dedicati e project bonds. Tutto ciò deve essere
evidentemente accompagnato nel nostro Paese da una
semplificazione amministrativa e dalla massima coerenza,
stabilità ed efficacia del quadro normativo, per consentire
una nuova fase organica di sviluppo, piuttosto che le
dinamiche schizofreniche che hanno caratterizzato alcuni
comparti della green economy negli ultimi anni.
Il documento delle proposte poi prosegue con l’indicazione
di come procedere per stimolare l’ecoinnovazione, il riciclo
e il rinnovo dei materiali, l’efficienza energetica, lo sviluppo
delle rinnovabili, la valorizzazione dei servizi ecosistemici,
la promozione di un’agricoltura sostenibile e di una mobilità
sostenibile.
Molto positiva è stata l’accoglienza data dai ministri
dell’ambiente e dello sviluppo economico alle proposte,
anche se tutto ciò che non era già in corso di realizzazione
risulta evidentemente rinviato alla nuova legislatura; forse
però l’aspetto più rilevante è stata la grande convergenza
realizzatasi tra così numerosi e qualificati attori del mondo
economico.
Proprio per questo, il coordinatore degli Stati Generali
Edo Ronchi, ha proposto che l’iniziativa si consolidasse
proponendo alle 39 organizzatrici di creare il Consiglio
nazionale della Green Economy che si è riunito per la
prima volta alla fine del mese di gennaio, per definire la
prosecuzione del percorso.
Marco Frey
Stati Generali
della Green Economy
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