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n.18 maggio 2015

DI ACCUMULO

SISTEMI

nale alla potenza nominale che il parco eolico è in grado di produrre

(1,5% di Pnom), il tempo di rientro dell’investimento è stimabile in

2 anni e mezzo se si considera un ribasso d’asta del 10%, 3 anni e

mezzo se si considera un ribasso d’asta del 30%.

Nel caso in cui si assuma l’obbligo di mantenere una riserva prima-

ria variabile, proporzionale alla potenza nominale che il parco eolico

produce istante per istante (1,5% di Pist), il tempo di rientro dell’in-

vestimento – a prescindere dai costi finanziari dell’operazione – è

stimabile essere pari a 9 anni e mezzo se si considera un ribasso

d’asta del 10%, che diventano oltre 12 anni considerando un ribasso

d’asta del 30%.

La regolazione di tensione

Uno dei servizi di rete che i SdA possono fornire, consiste nel con-

tributo alla regolazione di tensione mediante scambio di potenza re-

attiva. Si tratta in realtà di una caratteristica propria del sistema di

conversione, in grado di sfasare la corrente in anticipo o in ritardo

rispetto alla tensione ai morsetti di macchina, fino ai limiti di corrente

del convertitore stesso.

Per quanto riguarda gli impianti connessi alle reti di alta tensione,

valgono i requisiti stabiliti dai gestori delle reti di trasmissione, quan-

do disponibili, in quanto si tratta di dispositivi innovativi, legati spesso

a installazioni sperimentali, soprattutto per queste taglie. In Italia ad

esempio, Terna ha già individuato le caratteristiche di questo servizio

per i SdA che sta realizzando appunto sulla Rete di Trasmissione

Nazionale (RTN) e che potranno ragionevolmente costituire i requisiti

per futuri impianti costruiti da privati.

Per i SdA connessi alle reti di media e di bassa tensione, sono dispo-

nibili rispettivamente le norme CEI 016 e CEO 021, che fissano i re-

quisiti in termini di servizi alla rete, fra cui la regolazione di tensione.

I servizi per l’utente/produttore

La forma di autoproduzione da rinnovabili più frequentemente appli-

cata da diverse categorie di piccoli e medi utenti è basata su impianti

fotovoltaici, tipicamente sulle coperture degli edifici.

Negli ultimi anni si sono succeduti più provvedimenti per incentivare

la produzione di energia da conversione fotovoltaica (Conto Ener-

gia). Con l’ultimo provvedimento (Quinto Conto Energia) è cambiato

il meccanismo di incentivazione. Mentre con i precedenti provvedi-

menti veniva incentivata allo stesso modo tutta l’energia prodotta e

si poteva usufruire dello ‘scambio sul posto’ (ovvero era possibile e

vantaggioso utilizzare la rete elettrica come un accumulo di energia

infinito), con il Quinto Conto Energia è stata introdotta l’incentiva-

zione dell’autoconsumo, cioè dell’energia FV che viene contestual-

mente consumata là dove è collocato l’impianto FV. Con la fine delle

incentivazioni è comunque rimasta conveniente la formula dell’auto-

consumo, in quanto il prezzo di acquisto dell’energia elettrica è mag-

giore di quello di vendita. Per aumentare la frazione di autoconsumo

del FV è possibile utilizzare gli accumuli di energia posti nella rete

elettrica dell’utente.

È stata svolta un’analisi costi/benefici di un SdA per tre tipologie di

utenti, nell’ipotesi che venga eliminata la disciplina dello scambi sul

posto anche per le installazioni di potenza inferiore ai 500 kW:

● utenti domestici

● utenti industriali

● utenti del terziario

Per gli utenti domestici si è fatto riferimento ai dati di monitoraggio

dei consumi di energia elettrica su base oraria di un campione di

circa 400 clienti, per i quali è disponibile il consumo orario per un

intero anno. Si è ipotizzato che ciascun utente del campione fosse

dotato di un impianto FV di 3 kW la cui produzione in parte soddisfa il

consumo dell’utente (autoconsumo) e in parte viene immessa in rete.

Per aumentare la quota di autoconsumo si è supposto di installare

presso l’utente un SdA di taglia crescente: quanto più grande è la

taglia dell’SdA tanto maggiore è la quota di autoconsumo e quindi il

beneficio per l’utente. In base ai prezzi assunti per il SdA, tale be-

neficio risulta però insufficiente a giustificare l’investimento nel SdA,

non solo ai prezzi attuali ma anche nel caso di una riduzione del 50%

del prezzo del SdA (in tal caso, solo il 3% degli utenti del campione

trarrebbe un beneficio economico dal SdA).

Anche nel caso degli utenti di tipo industriale e terziario, l’installazio-

ne di SdA è risultata, per i casi reali esaminati, di scarso interesse,

dal momento che la potenza realisticamente installabile da fonte rin-

novabile (fotovoltaico) è limitata dalle superfici di copertura e risulta

una frazione modesta dei fabbisogni elettrici degli utenti, per cui la

frazione di autoconsumo risulta molto elevata anche senza l’impiego

degli accumuli.

L’accumulo nelle piccole isole

Il caso delle piccole isole non connesse alla rete nazionale appare

intuitivamente come una situazione particolarmente favorevole allo

sfruttamento delle fonti rinnovabili; come conseguenza quasi inevi-

tabile di una maggiore produzione da rinnovabili e di una riduzione

dell’impiego di combustibili, tale situazione comporta una forte pro-

pensione all’impiego di SdA. Come esempio su cui valutare in modo

quantitativo tali opportunità, è stata esaminata la situazione dell’isola

di Pantelleria.

Le fonti rinnovabili dotate di un potenziale significativo sono in quel

caso la geotermia, il fotovoltaico e l’eolico. Sono stati sviluppati dif-

ferenti scenari con differente penetrazione delle fonti e per ciascuno

sono state valutate diverse soluzioni di integrazione di differenti SdA,

le cui configurazioni si basano sulle tecnologie attualmente più dif-

fuse e su quelle più promettenti per i prossimi anni. Nei casi risultati

di maggior interesse, il confronto fra la situazione con e senza SdA

evidenzia come i SdA consentano di minimizzare le situazioni con

eccesso di produzione da rinnovabili, garantendo lo sfruttamento

pressoché completo delle relative potenzialità produttive, e di con-

seguenza riducendo dal 20 al 30% il consumo di combustibili fossili

e le emissioni di CO

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. Il tempo di ritorno dell’investimento in SdA si

colloca in questo casi fra 7 e 8 anni.

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