Anche i siti web dedicati all’ambiente inquinano, e non poco

Pubblicato il 11 giugno 2020
Siti web emissioni CO2

Anche un sito web inquina in base a come viene disegnato e gestito. Un dato fotografa quanto Internet incida sull’inquinamento: la somma della CO2 prodotta dai siti del Ministero dell’Ambiente, del WWF e delle maggiori associazioni ambientaliste è di 3,64 tonnellate.

Il sito del Ministero dell’Ambiente italiano però, inquina molto meno di quello dei colleghi di Germania e Francia mentre le associazioni ambientaliste rappresentano un paradosso. Questo è solo uno spaccato di quanto emerge da un’approfondita ricerca di AvantGrade.com.

L’analisi di AvantGrade.com si basa su un apposito strumento che misura quante emissioni produce un sito web sulla base di determinati parametri tecnici, restituendo anche un equivalente di CO2 emessa in km percorsi in auto e aereo.

Lo studio parte dal confronto tra siti del Ministero dell’Ambiente di Italia, Francia e Germania. Quello italiano è il più “green”: produce in un anno 250 kg di CO2 (comunque il 31% sopra la media), migliore della Francia (con un +82% rispetto alla media). Fa peggio di tutti la Germania con +137% di emissioni rispetto alla media e un totale di 455 kg, ovvero l’equivalente delle emissioni di CO2 per passeggero di un volo da Palermo a Berlino o di un viaggio in auto da Roma a Mosca. Gli enti governativi USA invece si confermano più attenti alle emissioni del web: il sito EPA (Agenzia per la protezione dell’ambiente) produce il 51% in meno di CO2 rispetto alla media.

Ma è il paradosso delle associazioni ambientaliste a stupire: il WWF produce il 347% in più di CO2 rispetto alla media, Sea Sheperd è a quota 624 kg di CO2 in un anno (+226% rispetto alla media) e Fridays For Future (il movimento partito dall’iniziativa di Greta Thunberg) registra un +228% rispetto alla media.

Anche le più importanti aziende dei mercati energia e agroalimentare sembrano avere margini di miglioramento sulla sostenibilità web: Enel è a +133%, Eni Gas e Luce (+89%), Barilla (+129%) e Ferrero (+236%). Nel settore auto sembra andare meglio: a parte Peugeot (+136% di CO2 prodotta), le altre sono di poco sopra la media e ci sono esempi virtuosi come Tesla che si conferma coerente alla linea green (-3%) e Volkswagen (-29%).

In attesa di ripartire, il mondo del calcio potrebbe fare meglio: la Roma è la più virtuosa, mentre il sito dell’Inter è quello che emette più CO2 (+435%). A metà classifica troviamo il sito del Napoli (+309% di CO2 prodotta rispetto alla media), Juventus con +264% e Milan +159%.

I dati della studio AvantGrade.com sono tratti dal “misuratore del web CO2” lo strumento che calcola i byte per caricare una pagina, la relativa energia consumata e quindi l’emissione di anidride carbonica su base annua. I valori di emissione ottenuti sono comparati con un termine di paragone che è il valore mediano globale di CO2.

“I siti web producono più o meno CO2 in base a diversi fattori, tra cui la quantità di dati trasmessi e l’efficienza dei server che ospitano le pagine web” – commenta Ale Agostini fondatore di AvantGrade.com e autore Hoepli -. “L’aumento dei contenuti insieme alla digitalizzazione delle nostre vite produce un incremento delle emissioni legate alla fruizione di pagine web. Vogliamo creare una consapevolezza del fenomeno tra aziende e istituzioni, in modo che queste possano attivarsi per avere siti web più efficienti ed ecosostenibili”.



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