Il minieolico nel mondo secondo un’indagine effettuata dall’Awea
In Italia il ricorso a macchine di piccola taglia tra 1 e 20 kW ha avuto luogo subito dopo il 2000, evidenziando poi una sensibile accelerazione nell’ultimo triennio
L’impulso nel corso del 2009 è stato ragguardevole con una potenza globale degli aerogeneratori di 42,5 MW. Più del 50% di tale potenza, 27,8 MW, è stata prodotta negli USA, con 10 MW che hanno soddisfatto il mercato nazionale e che hanno consentito al paese il raggiungimento di 100 MW, mentre il resto della produzione è stato indirizzato in altre nazioni. I tre maggiori mercati mondiali del minieolico sono gli USA, il Regno Unito e il Canada, ma rimane l’incognita asiatica, della quale mancano i dati di riferimento che, soprattutto per quanto riguarda la Cina, India e Giappone, in considerazione del loro potenziale eolico, industriale ed economico, dovrebbero essere molto interessanti.
I principali produttori mondiali, con le potenze installate, secondo un’indagine effettuata dall’Awea (American Wind Energy Association), nella sua pubblicazione “Awea Small Wind Turbine Global Market Study nel 2009” sono riportati in Tabella.
Nell’elenco compaiono, a debita distanza, solo due produttori europei, a conferma dell’ampio gap esistente tra Nord America ed Europa, destinato probabilmente ad ampliarsi, in seguito alle recenti misure di stimolo del mercato, adottate dagli USA, attraverso la messa in opera di nuovi modelli d’incentivazione. Di segno diametralmente opposto a quanto avviene nel grande eolico negli USA, dove la maggior parte degli aerogeneratori installati sono di tecnologia europea, nel piccolo eolico la maggioranza delle macchine prodotte localmente rispetto a quelle straniere è schiacciante corrispondendo nel 2009 al 95%.
L’Awea nel dicembre 2009 ha predisposto un technical standard che può essere usato volontariamente per provare piccoli sistemi eolici dal punto di vista della sicurezza e delle prestazioni. Un’altra organizzazione, Small Wind Certification Council, può quindi certificare i sistemi testati secondo il technical standard. La certificazione è da sempre un obiettivo dell’industria del minieolico che la vede come un mezzo per fornire ai consumatori, enti normativi e decisori politici, indicazioni precise, credibili e trasparenti in merito alla sicurezza, prestazioni e affidabilità della tecnologia.
La situazione europea
Comunque anche in Europa il settore minieolico è ben percepito soprattutto nei paesi nordici e in particolare nel Regno Unito, come si evince dai dati statistici del SWS UK Market Report 2010, edito dall’associazione inglese RenewableUK. Infatti, nel 2009 la potenza installata, per un totale di 8,62 MW, ha superato del 19% quella realizzata nel 2008, facendo diventare gli addetti nel settore 1.755, con un giro d’affari di oltre 17 milioni di sterline, mentre il ricavato delle esportazioni è stato di 7,59 milioni di sterline, superiore del 45,4% rispetto all’anno precedente, a testimonianza di una rapida espansione dei prodotti dell’industria locale in ogni parte del mondo. Anche il Regno Unito, a decorrere da quest’anno, ha introdotto il sistema incentivante Feed-in Tariff e gli effetti positivi sono stati subito evidenti, con ottime prospettive per gli anni seguenti.
RenewableUK stima che al 2020, con le opportune politiche di sostegno, sarà possibile con il mini eolico pervenire a una potenza di 1.300 MW, anche se il totale cumulato alla fine del 2009 corrispondeva a meno di 30 MW, poiché questo settore emergente si sta sviluppando molto velocemente. I costruttori di macchine di piccola taglia prevedono una crescita nel mercato interno estremamente lusinghiera nel 2010, che dovrebbe rappresentare l’anno di svolta del settore, non più relegato ad avere un ruolo marginale.
Tutti gli ingredienti per una diffusione massiccia del minieolico
Sia negli USA che nel Regno Unito, nel 2009, a fronte di un aumento della potenza installata si è registrata una riduzione del numero di unità, per l’effetto di una tendenza consolidata verso sistemi di piccola taglia di maggiore potenza e collegati alla rete elettrica.
A livello globale per avere una diffusione massiccia del minieolico si deve intervenire non solo con le dovute politiche di supporto, ma proprio per cogliere l’occasione che si sta presentando con l’introduzione in molte parti del mondo, Italia compresa, di misure incentivanti appropriate, si deve contemporaneamente produrre uno sforzo per il miglioramento della tecnologia, una sensibile riduzione dei costi e la tutela dell’utente e dei costruttori affidabili dalla minaccia incombente di prodotti non rispondenti alle prestazioni dichiarate. A questo proposito è bene ricordare che proprio recentemente nel Wind Implementing Agreement dell’IEA (International Energy Agency) è stato lanciato il Task 27 Consumer Labelling of Small Wind Turbines con lo scopo di sviluppare standard internazionali per quanto riguarda la qualità e le prestazioni. Uno dei risultati del lavoro della Task 27 – rappresentata per l’Italia nel comitato esecutivo da Enea, Giacomo Arsuffi, e RSE – è la pubblicazione di una guida internazionale del settore Recommended Practice for Consumer Labelling of Small Wind Turbines. Altra nota positiva da menzionare è la partecipazione dell’Italia a questa attività congiunta tramite l’Università di Napoli Federico II.
Tutti i numeri del minieolico in Italia
“Secondo la normativa IEC 61400-2 (Design requirements for small wind turbines) tutte le macchine con area spazzata minore di 200 m2, pari ad una potenza di circa 100 kW, sono considerate minieolico”, spiega Luciano Pirazzi, segretario scientifico dell’Associazione nazionale Energia dal Vento (Anev). “Anche guardando alla normativa italiana, per esempio, gli aerogeneratori di piccolissima taglia, ma non inferiori a 1 kW, sono accomunati a quelli di piccola taglia entro i 200 kW e ricevono le stesse incentivazioni”.
Secondo i dati Anev, in Italia, sia pure a notevole distanza in termini di potenza installata e inizio della diffusione commerciale dagli Usa e dal Regno Unito, il ricorso a macchine di piccola taglia tra 1 e 20kW ha avuto luogo subito dopo il 2000, evidenziando poi una sensibile accelerazione nell’ultimo triennio. Gli impianti micro a seconda degli scopi possono essere stand-alone (o off-grid) oppure connessi alla rete (grid-connected). Quando sono destinati all’alimentazione di utenze isolate, per esempio un rifugio di montagna, devono essere collegati a una serie di batterie, invece per la connessione alla rete di distribuzione è necessario un inverter per rendere possibile la produzione locale o auto-produzione di energia elettrica.
Dalle indagini condotte dall’Anev all’inizio del 2011 risultavano 374 i comuni – sul totale nazionale – che avevano centrali eoliche nel loro territorio, per una potenza installata pari a 5,797 MW (948 KW in più rispetto al 2009). Di questi 260 hanno impianti eolici di grande taglia, mentre 123 hanno quelli mini, per una potenza complessiva di 4,2 MW. Gli impianti eolici, che per anni si sono concentrati soprattutto nell’Appennino meridionale, tra Puglia, Campania, Basilicata e poi in Sicilia e Sardegna, si stanno diffondendo anche in aree del Centro-Nord.
Il totale alla fine di ottobre 2011, considerando anche gli impianti in corso di attivazione, è balzato a 8MW (precisamente 8.247 kW). Da gennaio ad aprile 2012 sono partiti altri 16 impianti (6 a Foggia, 2 a Palermo, 2 a Resina, 2 a Savona, 1 a Reggio Calabria, Benevento, Salerno e Carbonia-Iglesias) facendo raggiungere i 9.098,34 kW. Gli esperti stimano che entro l’estate – considerando gli impianti in corso di installazione e in sviluppo - si raggiungeranno 10 MW. Il sistema incentivante ha dato l’avvio a molteplici iniziative che rischiano di non arrivare a compimento per le barriere che si riscontrano nel procedimento autorizzativo.
Con la pubblicazione sulla GU del 2/1/2009 del DM 18/12/08 sono state introdotte ulteriori variazioni al sistema di incentiva
zione per l’eolico di piccola taglia:
– estensione degli incentivi da 12 a 15 anni per impianti entrati in esercizio dopo il 31/12/2007;
– possibilità di beneficiare del meccanismo dello scambio sul posto per impianti di taglia superiore a 20 ed inferiore a 200 kW, entrati in esercizio dopo il 31/12/2007;
– riconoscimento di una tariffa omnicomprensiva alternativa, pari a 300 euro/MWh, per impianti di taglia non superiore ad 1 MW (200 kW per l’eolico) entrati in esercizio dopo il 31/12/2007.
Il decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria 2009/28/CE sulle rinnovabili, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 71 del 28 marzo 2011 introduce per il settore alcune novità:
– possibilità, da parte delle Regioni, di estendere la soglia di applicazione della procedura autorizzativa semplificata (ex DIA) agli impianti di potenza nominale fino ad 1 MW e la soglia relativa alle attività in edilizia libera (semplice comunicazione) fino a 50 kW;
– per gli edifici di nuova costruzione, o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, il 50% dei fabbisogni termici e il 20% (quota che si incrementa nel corso degli anni) della somma del fabbisogno di ACS, riscaldamento e raffrescamento, deve essere coperto dalla produzione di energia termica o elettrica rinnovabile;
– la tariffa omnicomprensiva rimane costante e invariata per gli impianti che entrino in esercizio entro il 31/12/2012, per quelli successivi le nuove modalità verranno definite dai prossimi decreti attuativi.
Le potenzialità del minieolico per impianti domestici: titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=181
Tutti i numeri del minieolico in Italia: titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=182
Potenza eolica installata: titano.sede.enea.it/Stampa/Files/Stampa/PotenzaEolicaInstallata.pdf
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