Tutori della biodiversità
Entro il 2050 l’Unione europea tutelerà sempre di più la biodiversità e gli ecosistemi con interventi di protezione, monitoraggio e ripristino ecologico, in modo da evitare cambiamenti irreversibili dell’ambiente. Tale aumento di attenzione nasce dal riconoscimento del valore intrinseco della biodiversità e del suo contributo essenziale per l’uomo e l’economia.
La Strategia Europea per la Biodiversità si propone entro il 2020 di “porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell’UE, e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo dell’UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale”.
Per il raggiungimento di questo obiettivo anche i cittadini possono scendere in campo, diventando i primi alleati della comunità scientifica. Con la Citizen Science i cittadini diventano parte attiva del mondo della ricerca, in particolare – ma non solo – con la raccolta di dati scientifici sul campo, contribuendo così all’elaborazione di efficaci strategie di conservazione della biodiversità. Quella che si sta profilando in Italia, anche grazie al progetto Csmon-Life (Citizen Science MONitoring), è una fattiva collaborazione tra cittadini, istituti di ricerca e istituzioni. La Citizen Science, infatti coinvolge i cittadini anche nello sviluppo di politiche ambientali condivise, e quindi intrinsecamente più efficaci. Inoltre, è uno strumento estremamente efficace nel modificare i comportamenti delle persone che, comprendendo i problemi ambientali e partecipando alla loro soluzione, diventano maggiormente consapevoli del loro ruolo nell’insorgenza di queste problematiche.
Tra gli strumenti che i cittadini avranno a disposizione per partecipare attivamente alle campagne di Citizen Science di Csmon-Life e dei suoi stakeholder, vi è anche una app per la segnalazione di specie target. Il sistema è pubblico e accessibile online e permette ai cittadini (previo consenso sull’uso dei dati personali) di contribuire alla conoscenza e tutela della biodiversità del nostro Paese. I dati, una volta validati da esperti del settore, andranno ad arricchire i database del Network Nazionale della Biodiversità (Nnb), un sistema di banche dati nazionale promosso dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. Basta individuare una specie target, scattare la foto e inviare la segnalazione.
Il funzionamento dell’app è semplice e intuitivo ed è disponibile su Google Play per gli smartphone che utilizzano il sistema Android e su Apple Store per i dispositivi con sistema operativo iOS. Basta cercare Csmon-Life e scaricare gratuitamente l’applicazione.
Csmon-Life è uno tra i primi progetti italiani che attiva iniziative di Citizen Science, ed è inserito tra i quarantasette che la Commissione europea ha approvato nel 2014 nel quadro del programma Life+, lo strumento che finanzia progetti per lo sviluppo e all’attuazione della politica e del diritto in materia ambientale.
L’app è solo uno degli strumenti a disposizione dei cittadini che potranno prendere parte alle diverse campagne di Citizen Science, sviluppate attorno ad una serie di tematiche ambientali.
La perdita di biodiversità derivante dalla comparsa di specie aliene: questo è oggi una delle principali emergenze ambientali. Le specie aliene sono la seconda causa di perdita di biodiversità a scala globale. Di particolare rilevanza risulta inoltre l’impatto che le specie aliene invasive possono avere sulla salute umana e sulle attività economiche. L’Italia è uno dei Paesi Europei maggiormente colpiti da questo fenomeno, anche a causa di un clima favorevole alle nuove specie. Risultati preliminari del progetto Daisie indicano che in Italia continentale sono presenti 1.516 specie alloctone, 253 in Sicilia e 302 in Sardegna. Di queste specie, 120 sono marine, 97 di acque dolci, 902 terrestri. Ed è il Mediterraneo il bacino europeo con il più alto numero di specie alloctone che causano impatti ecologici ed economici.
Gli effetti dei cambiamenti climatici: in tutta Europa, negli ultimi anni, sono state osservate temperature medie più elevate, nonché precipitazioni in diminuzione nelle regioni meridionali, e in aumento in Europa settentrionale. In Italia, dagli anni sessanta a oggi, le temperature medie annuali sono aumentate di circa 1,4°C. Confrontando i dati relativi alle precipitazioni, registrati negli ultimi 100 anni, i ricercatori hanno rilevato un calo globale del 5%. Studi recenti confermano che in Italia il 98% dei ghiacciai si stanno ritirando con forti ripercussioni a carico delle riserve idriche. Le aree a rischio di desertificazione sono in aumento soprattutto al Sud dove il fenomeno interessa quasi il 40% del territorio con punte del 60% in Puglia, del 50% in Basilicata e del 46% in Sicilia. Questi drastici cambiamenti hanno un forte impatto sugli ecosistemi, cambiandone la struttura, e sovente anche la scomparsa, con la relativa perdita di biodiversità.
La conservazione delle specie rare: diverse specie sono definite “rare” in quanto presenti in un’area con popolazioni di dimensioni ridotte. A volte tali specie sono endemismi stretti o puntiformi, e sono presenti solo in una determinata area molto limitata in tutto il pianeta. In altri casi si tratta di specie che sono rare qui da noi, in quanto al limite del loro areale, ma magari comuni in altre aree. La Campagna di intervento sulle specie rare mira al coinvolgimento del pubblico nella segnalazione della presenza sul territorio di specie animali e vegetali considerate rare e meritevoli di attenzione per la tutela. In questo caso specifico i citizen scientists saranno anche preventivamente istruiti sulle modalità̀ di interazione con le specie target, in modo da non mettere a repentaglio l’incolumità dei soggetti individuati.
I licheni e la qualità dell’ambiente: i licheni sono usati ormai da più̀ di venti anni come indicatore dell’alterazione ambientale, in particolare dovuta al traffico veicolare ed al riscaldamento urbano. Tramite il campionamento di quattro specie che crescono sui tronchi degli alberi, facilmente riconoscibili anche da parte dei cittadini, verrà indagato l’impatto delle attività umane nell’area di studio, gettando le basi potenziali per una rete di monitoraggio permanente gestita dai cittadini, e capace di evidenziare aree a maggiore impatto, ove concentrare energie e risorse per iniziative di ripristino ambientale. Dalle proporzioni relative delle quattro specie sarà infatti possibile la redazione di mappe che diano una stima dell’impatto del traffico veicolare e del riscaldamento domestico sulla qualità dell’aria nell’area di studio.
L’economia della pesca e gli ecosistemi marini: a partire dall’apertura del Canale di Suez nel 1869, vi è stato un afflusso di specie (59 note ad oggi) del Mar Rosso e dei mari Indiano e Pacifico verso il Mar Mediterraneo, Molte di queste specie hanno raggiunto il mare Adriatico. Alcune di queste specie entrano in competizione con specie locali, spesso di maggior valore economico per il mondo della pesca commerciale. Altre vanno a sostituire le specie locali, depauperando la biodiversità e compromettendo il funzionamento degli ecosistemi marini. La diffusione di queste specie, parametro fondamentale per comprendere come limitarne gli effetti, è tuttavia ancora poco nota.
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