Trattamento e riciclo delle acque reflue delle linee galvaniche di cromatura

Pubblicato il 10 maggio 2011

Tecam ha progettato e realizzato un sistema “a scarico zero” per il trattamento e il riciclo delle acque reflue delle linee galvaniche di cromatura. Le linee di cromatura sono costituite da tre fasi principali di lavorazione - ovvero la fase di preparazione, quella di nichelatura e quella di cromatura - ciascuna delle quali utilizza l’acqua per i lavaggi, producendo una tipologia di refluo differente. Il sistema di trattamento progettato da Tecam è di conseguenza costituito da più sezioni interagenti tra loro.

Il processo necessita innanzitutto di un impianto di demineralizzazione a osmosi inversa per l’osmotizzazione delle acque primarie, che prima di essere immesse nella linea di lavorazione devono essere opportunamente desalinizzate per non compromettere il risultato della cromatura (la linea di cromatura richiede un continuo reintegro dell’acqua di processo, a causa dell’evaporazione di parte di essa durante il ciclo produttivo: il trattamento di demineralizzazione va dunque effettuato ad ogni introduzione dell’acqua nella linea di lavorazione).

Ciascuna sezione della linea di lavorazione ha annesso un proprio impianto di trattamento delle acque di processo che si avvale di tecnologie specifiche in base alle differenti caratteristiche del refluo prodotto. L’acqua di lavaggio della fase di preparazione del metallo per la cromatura (o fase di sgrassaggio), contenente detergenti e oli, va trattata con un impianto a membrana che consente di depurarla dalla frazione oleosa; quella della fase di nichelatura (o fase di aggrappaggio), contenente acidi, va trattata con un impianto a scambio ionico; quella della fase di cromatura (o fase di riporto del metallo), contenente nichel, cromo, solfati, cloruri e boro, necessita di due impianti di trattamento: uno di evaporazione per il recupero dell’acido cromico e uno a scambio ionico per il riciclo dell’acqua.

Il sistema permette dunque a ciascuna sezione di recuperare e riutilizzare le proprie acque di processo; le rispettive frazioni di inquinanti confluiscono in uno stesso impianto di trattamento chimico-fisico finale che consente il recupero di un’ulteriore frazione acquosa e un’ulteriore concentrazione (tramite un trattamento di precipitazione chimica) delle sostanze inquinanti, con una conseguente riduzione dei costi di smaltimento delle stesse. Prima di essere reimmessa nel processo di lavorazione, l’acqua recuperata deve essere ulteriormente depurata tramite un impianto di evaporazione sottovuoto, che consente il raggiungimento dell’ebollizione a temperature più basse rispetto a quelle necessarie in condizioni di normale pressione atmosferica.

Questo sistema di impianti a “scarico zero” permette di recuperare fino al 90/95% dell’acqua, che viene dunque completamente riciclata e reimpiegata nel processo, risolvendo così il problema del suo scarico – e di ridurre al 5/10% la percentuale di concentrato da smaltire.

Tecam: www.tecam.it 



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