Sommersi dai rifiuti, non tutto il mondo è paese
Quattro miliardi di tonnellate di rifiuti urbani e industriali prodotti ogni anno a livello globale, oltre 650 chilogrammi per ogni abitante del pianeta, con una netta prevalenza dei Paesi occidentali
Il primo studio sistematico sulla produzione e lo smaltimento dei rifiuti a livello internazionale è stato realizzato dal Gruppo Veolia, in collaborazione con Philippe Chalmin dell’Università di Parigi-Dauphine, e presentato il 16 novembre all’Università Bocconi di Milano nel corso del convegno “Rifiuti: dalla paura alla consapevolezza”. E dei 4 miliardi di tonnellate prodotte, ne sono raccolti ogni anno poco più della metà, circa 2,74 miliardi di tonnellate: rifiuti urbani (1,7 miliardi di tonnellate), compresi quelli domestici e commerciali (scarti alimentari, carta, vetro, plastica, scarti tessili, piccoli e grandi apparecchi elettrici ed elettronici), ma anche rifiuti industriali, soprattutto dell’industria manifatturiera, compresi quelli classificati come pericolosi (circa 2 miliardi di tonnellate).
Il primato di maggiori produttori di rifiuti urbani a livello mondiale lo hanno gli Stati Uniti con 226 milioni di tonnellate l’anno, seguiti dall’Europa con oltre 225 milioni di tonnellate e dalla Cina, che pur contando su una popolazione più che doppia, produce poco più della metà dei rifiuti urbani (148 milioni di tonnellate). Cifre che confermano l’equazione più ricchezza uguale più rifiuti e che pongono riflessioni su come arginare il fenomeno dell’extra-produzione di rifiuti in un contesto di crescente urbanizzazione e progressivo incremento demografico (nei prossimi 30 anni la popolazione del pianeta raggiungerà i 10 miliardi). L’Italia non fa eccezione. Ogni anno nel nostro Paese sono prodotte oltre 32,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, quasi 550 chilogrammi pro capite. Ancor di più sono i quantitativi di rifiuti generati dal settore industriale (36,5 milioni di tonnellate di cui 3,5 milioni di rifiuti pericolosi) e dal settore edile (52,3 milioni di tonnellate).Ma se a livello di quantità prodotte non ci discostiamo molto dagli altri Paesi europei è al livello di modalità di gestione e smaltimento che l’Italia dimostra lacune e arretratezze.
Ogni anno in Italia finiscono in discarica 15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 48% del totale prodotto e oltre il 65% dei rifiuti raccolti: di questi, buona parte è interrata senza trattamento preventivo. Un serio rischio per l’ambiente e uno spreco inutile di risorse. Se, infatti, è vero che nel 2007 sono state avviate a riciclaggio e compostaggio 13,5 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 42% del totale, è altrettanto vero che la quota destinata a valorizzazione energetica ammonta solo al 10%. Un dato, quest’ultimo, in netta controtendenza rispetto a quello relativo ad altri Paesi europei, dove il mix gestionale è meno sbilanciato verso la discarica e più orientato al recupero di materia e di energia dai rifiuti, tra riciclo e termovalorizzazione.Dal raffronto dei dati raccolti nel Panorama mondiale dei rifiuti 2009 l’Italia guida un gruppo di Paesi come la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Grecia, la Slovenia e il Portogallo, caratterizzato da un ricorso alla discarica – controllata e non – vicino al 50%. Fondamentale ripensare un nuovo modello di gestione integrata dei rifiuti. Per avviare a soluzione definitiva il problema dei rifiuti in Italia occorre puntare sul binomio raccolta differenziata e termovalorizzazione. Una scelta che in Lombardia si è rivelata vincente. A livello nazionale Governo e Parlamento dovrebbero impegnarsi ad adottare norme che obblighino la valorizzazione energetica di una parte dei rifiuti prodotti nelle regioni, dal 30% al 40%, come avviene per la raccolta differenziata.
Approfondimenti: www.sdabocconi.it/it/about_sda_bocconi/eventi/2009/11/rifiuti_dalla_paura_alla_consapevolezza.htm
Veolia: www.veoliaes.it/on-line/web/VSAhomepage/articolo2706.html
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