Raee: matrimonio tra l’ambiente e il sociale

Pubblicato il 9 giugno 2008

In un momento di preoccupazione per il rapido deterioramento della situazione carceraria italiana che si sta nuovamente avvicinando ai livelli massimi di saturazione un segnale fortemente positivo giunge dal carcere di Opera (Milano).

A coronamento di un lungo e paziente lavoro preparatorio e di formazione la cooperativa sociale “Il Giorno Dopo”, che opera da tempo all’interno dell’istituto penitenziario, ha ottenuto dalle istituzioni le autorizzazioni per svolgere le attività di verifica e di trattamento dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Raee).

È il primo caso a carattere permanente in un carcere in Italia e fa ben sperare – come esempio – per l’azione di recupero e di reinserimento nella società dei detenuti attraverso un percorso di formazione e di lavoro in un comparto, quello dell’ambiente in generale e più specificatamente dei rifiuti, in continua evoluzione.

In pratica, in locali appositamente attrezzati all’interno della struttura carceraria, è stata costituita una struttura in grado i provvedere alla verifica prima e al disassemblaggio di Raee e quindi di elettroutensili, piccoli elettrodomestici, prodotti elettrici ed elettronici vari giunti al termine del ciclo vitale. In tale struttura svolgono come in una qualsiasi unità “esterna” la loro giornata lavorativa i detenuti indirizzati a questo percorso di recupero. Il loro compito consiste nel verificare lo stato e le caratteristiche dei Raee, nel provvedere al disassemblaggio e cioè alla scomposizione degli stessi al fine di suddividerli per i componenti primari (ferro, rame, plastiche, ecc.) da indirizzare poi alle successive fasi di riciclaggio.

È un lavoro da svolgere con cura in quanto l’eventuale miscelazione delle componenti può determinare l’insorgere di problematiche più o meno complesse nelle successive fasi di trattamento. Ma è un rischio lontano dalla realtà di Opera, infatti mentre all’esterno si provvede abitualmente con procedimenti analoghi a quelli di grandi “frullatori” che spaccano e sminuzzano indistintamente un Raee o un altro, la task force di detenuti di “Il Giorno Dopo” svolge una reale attività di disassemblaggio sbullonando e svitando i singoli apparecchi. Il risultato è a bassissimo impatto ambientale in quanto omogeneo nelle sue componenti.

Non dimentichiamo che ogni anno sono prodotte in Italia oltre 850.000 tonnellate di Raee (dato Apat 2006) e che il trend è in forte crescita. Sino all’entrata in vigore della nuova legislazione sui Raee, e cioè sino all’inizio di quest’anno, solo l’8% di tali rifiuti subiva un corretto trattamento ambientale distaccandoci fortemente in negativo dagli altri partner europei.

Pur se con notevole ritardo anche il nostro Paese ha recepito le Direttive emesse dalla Comunità europea sui Raee e vi è grande necessità di strutture autorizzare e di operatori qualificati.

Questa necessità ambientale è calata a sua volta nella ricerca quasi ossessiva di lavoro da far apprendere e svolgere ai carcerati durante la detenzione in modo di poterli poi reinserire nella società al termine della pena con maggiori possibilità di successo. E tanto più il lavoro appreso “ha futuro” tanto maggiore è la possibilità di successo.

Ma anche il piccolo miracolo dell’unità operativa di Opera non esisterebbe senza l’aiuto di un supporto esterno e cioè del Consorzio ambientale Ecoelit.

Essenziali sono infatti tanto la continua alimentazione di nuovi Raee da verificare e disassemblare quanto il trasferimento alle successive fasi di trattamento (fusione per i metalli, riciclaggio o termocombustione per le plastiche) per le componenti disassemblate. A tutto ciò provvede Ecoelit che attua anche attraverso appositi esperti la formazione completa dei detenuti per i vari processi di lavorazione.

La collaborazione tra Ecoelit, Il Giorno Dopo, la Direzione del Carcere di Opera e le Istituzioni ha determinato una forte spinta sinergica a vantaggio di tutta la società.



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