Quando il rifiuto diventa risorsa per l’ambiente

Pubblicato il 9 novembre 2014

Ubicato nel comprensorio dominato dal sistema irriguo della roggia Vettabbia, il depuratore di Nosedo sorge in un’area compresa tra la città costruita e la vasta fascia irrigua che si estende a sud, nei pressi dell’Abbazia di Chiaravalle.

Fin dall’epoca romana, il canale della Vettabbia raccoglieva le acque di scarico del Seveso, della Mollia e di altri corsi d’acqua minori. È nel corso dell’ultimo secolo, però, che sono stati realizzati una serie di cambiamenti importanti del sistema fognario milanese. Seguendo i diversi progetti elaborati tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, la rete fognaria è stata ampliata e coperta fino a raggiungere l’attuale estensione di circa 1.450 km. Negli anni ’70, con la legge Merli sulla tutela delle acque, è stato predisposto un nuovo piano, che prevedeva la costruzione a valle della città di tre impianti di depurazione: Nosedo, Milano San Rocco e Peschiera Borromeo. La realizzazione del primo, però, ha incontrato enormi difficoltà. Con l’emanazione del cosiddetto Decreto Galasso, infatti, il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali imponeva il vincolo di non edificabilità per una fascia di 150 metri dalle ripe dei corsi d’acqua e dei torrenti, compreso la Roggia Vettabbia che scorre nell’area interessata dalla costruzione dell’impianto di Nosedo. “Il posizionamento del depuratore – spiega l’ingegner Mazzini – è legato al fatto che in questa area arriva uno dei canali fognari più importanti di Milano, il collettore Nosedo, che attraversa tutta la città mentre, in zona Rogoredo, a 2-3 km di distanza, c’è il secondo grande collettore, Ampliamento Est. Quindi questa è l’ubicazione più logica.“ Ma nonostante questa valutazione fosse confermata anche dagli studi di compatibilità ambientale effettuati negli anni ’80, le controversie si sono protratte per anni. “All’inizio del 2000 neppure una goccia degli scarichi di Milano veniva depurata e veniva riversata direttamente nel Lambro, nel Po e nell’Adriatico. In quegli anni si diceva che un 20% dell’inquinamento dell’alto Adriatico veniva ‘regalato’ con i saluti e i ringraziamenti da parte di Milano!” ironizza Mazzini. E così, è solo dopo il commissariamento per la realizzazione degli impianti di depurazione delle acque reflue della città di Milano, che la progettazione e costruzione del depuratore di Nosedo hanno inizio.

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